In attesa di darsi battaglia in pista a Barcellona, Fernando Alonso e Mark Webber distendono i nervi, inscenando un siparietto televisivo. Si confrontano, ponendosi delle domande a vicenda, ripercorrendo le loro carriere.
Raramente è possibile che nascano amicizie sincere tra piloti di Formula 1. C’è troppa pressione e giustamente ognuno concorre per sé, c’è anche poco tempo per sviluppare i rapporti. Fernando e Mark hanno festeggiato da poco i 200 Gp in F1, corrono più o meno dallo stesso periodo di tempo. E allora, forse perché accomunati dal “nemico comune” Vettel, vanno controcorrente. E se la loro relazione non può essere definita di amicizia, poco ci manca. Recentemente sono stati anche a cena insieme, dando adito a mille pettegolezzi.
BBC Sport ha realizzato una lunga intervista doppia, con il singolo pilota nella veci di intervistatore dell’altro. I due rievocano lo spettacolare duello del Gran Premio del Belgio del 2011.
C’è rispetto leale e veritiero tra i due. Webber loda Alonso, lo considera un tantino più “speciale”, è rimasto ammirato da uno spettacolare sorpasso a spese di Grosjean a Valencia.
Mentre il ferrarista, alla luce dell’esperienza maturata, conferma una sua impressione: “E ‘bello combattere con qualcuno che ti rispetta, la battaglia può essere leale. Alcuni debuttanti (frecciatina non tanto velata a Romain, n.d.r.) che arrivano in F1 portano la mentalità del Grand Prix che è molto rischiosa”.
Il pilota delle Asturie, sollecitato dall’australiano della Red Bull, ha ricordato la sua gara perfetta, un fantastico duello con l’allore campione del mondo Micheal Schumacher al Gran Premio di San Marino, con un motore paralizzato e una pressione devastante esercitata dal tedesco.
Per quanto riguarda gli incidenti, il più memorabile che riguarda Webber e Alonso è quello occorso nel 2003 a Interlagos, quando Mark era al volante della Jaguar su un asfalto reso bagnato dalla pioggia e bandiere rosse esposte. Webber invece sottolinea come si sentisse di rischiare la vita dopo l’incidente a Le Mans nel 1999.
In numerose occasioni in passato, ognuno ha lasciato lo spazio appena sufficiente – ma non un centimetro di più – per tirare fuori un sorpasso audace.
Un’intervista da vedere, che rivela particolari interessanti e va al di là della normale routine delle dichiarazioni pre e post gara.