Una giornata carica di tensione quella vissuta in piazza della Concordia a Parigi, dove si è tenuta l’udienza tanto attesa del cosiddetto testgate. Il verdetto è previsto per la giornata di domani. I tre giudici indipendenti del Tribunale internazionale dovranno pronunciarsi sul fatto se vi sia stata o meno una violazione dei regolamenti sportivi e definire i provvedimenti da adottare contro Mercedes e Pirelli (multa, sanzione in termini di punti, squalifica della Mercedes). A sorpresa si è presentato in tribunale anche Horner, team principal di Red Bull.
LA POSIZIONE DELLA FIA – Nessun permesso, tantomeno scritto è stato accordato dalla Federazione Internazionale Automobilistica. Secondo l’avvocato della FIA Mark Howard, non c’è stato un via libera alla Mercedes per effettuare il test, il contatto di Charlie Whiting con Ross Brawn è stato soltanto telefonico, se ci fosse stata traccia, la mail sarebbe stata inoltrata a tutti i team. Se anche ci fosse stata questa comunicazione formale, una sorta di autorizzazione, da parte del direttore di corsa Whiting, questa sarebbe stata illegale, una violazione palese dell’articolo 22. La cosa è irrilevante, ha dichiarato Howard, sconfessando così l’operato del delegato. “E’ difficile dire che la Mercedes non abbia avuto benefici dai test. E’ innegabile quindi che abbia avuto dei vantaggi dai test”, ha sentenziato il legale della Federazione.
MERCEDES: “SE NOI COLPEVOLI, ANCHE FERRARI LO E'” – La parola poi è passata poi all’imputato: Mercedes inevitabilmente ha negato di aver violato l’articolo 22. Ha quindi scaricato la colpa su Pirelli, alla luce del fatto che il test è stato intrapreso dal fornitore, sotto la propria autorità, come da regolamento, per cui non ha senso dibattere sul fatto che la vettura utilizzata fosse quella del 2013, visto che a gestirlo era Pirelli. E poi, ha aggiunto l’avvocato difensore del team, Paul Harris, chiamando in ballo la scuderia di Maranello: “Se siamo colpevoli, anche Ferrari lo è, avendo utilizzato un pilota ufficiale per il test effettuato il 12 e il 13 maggio scorso, non essendoci differenze significative tra la vettura del 2011 e quella del 2013, essendo limitate e quantificabili in circa mezzo secondo, quindi in misura molto minima”. Solo una piccola ammissione sull’uso dei caschi anonimi: “Abbiamo usato caschi diversi? È stato un errore, al momento pensavamo fosse una questione di privacy”.
ROSS BRAWN – A prendere la parola è stato quindi Ross Brawn che ha spiegato come fosse Charlie Whiting, che secondo la Federazione non aveva potere decisionale, a rappresentare un punto di riferimento per quel che concerne il rispetto del regolamento. “Non vedo come avremmo potuto beneficiare dei test, non sapevamo quali erano le finalità, cosa stesse facendo Pirelli nel dettaglio. Nessuna informazione è meglio di una cattiva informazione: noi lavoriamo su questo principio. La telemetria è stata utilizzata per il normale funzionamento della macchina, per ragioni di sicurezza”, ha concluso il team principal.
PIRELLI DURISSIMA: “SE CONDANNATI RICORREREMO IN SEDE CIVILE” – E’ stata allora la volta di Pirelli che – forte del fatto di essere l’unica azienda a eessere interessata a fornire le gomme alla F1 il prossimo anno – ha ribadito come non sia sotto la giurisdizione e l’autorità della FIA e di voler ricorrere in sede civile se condannati dal Tribunale internazonale. In definitiva Pirelli è un fornitore, non un concorrente.
L’ARTICOLO 22 DEL REGOLAMENTO – Il citatissimo articolo recita testualmente: “Deve considerarsi attività di test in pista tutto il tempo in pista che non faccia parte di un evento, intrapreso da un competitor iscritto al campionato, usando monoposto sostanzialmente conformi all’attuale Regolamento tecnico della Formula 1 in aggiunta a quelle dell’anno precedente o successivo. L’unica eccezione è quella che permette a ciascun competitor fino a 8 eventi promozionali, condotti usando gomme fornite specificamente per questo scopo dal fornitore designato, per una distanza massima di 100 chilometri a evento”.
IL TESTGATE – Tutto è nato da un’indiscrezione pubblicata da Autosport nell’immediata vigilia del Gp di Monte Carlo del maggio scorso, poi confermata dai diretti interessati: la Mercedes ha effettuato a Barcellona una tre giorni di test, per un totale di mille chilometri, percorsi con la monoposto del 2013 su gomme Pirelli, violando così l’articolo 22 del regolamento e un gentlement agreement che prevede la possibilità per i team di fare dei test con gli pneumatici messi a disposizione del fornitore, a patto che il test venga approvato all’unanimità. E’ chiaro che c’è stato un danno di immagine non di poco conto e l’imbarazzo è stato il sentimento prevalente nel circus sin dalle prime ore.
In quelle stesse ore dei collaudi a Montmelò i piloti hanno affrontato le prove con caschi non riconoscibili, addirittura twittando da posti fantasiosi, per non farsi identificare in Catalogna. Red Bull e Ferrari hanno presentato formale ricorso per chiarire la vicenda. Ross Brawn, team manager di Brackley si è subito assunto la paternità della scelta. L’ex direttore tecnico della Ferrari ha dichiarato durante il Gp di Montreal di essere: “fiducioso e rilassato. I fatti saranno evidenti e tutte le persone avranno un’idea più chiara di quanto è realmente successo”. La Mercedes si è difesa, sostenendo di aver agito nella legalità, comunicando le proprie deliberazioni e ricevendo risposta affermativa dal direttore di corsa e delegato alla sicurezza Charlie Whiting, che avrebbe dato un’interpretazione estensiva rispetto alle norme che parlano di test da effettuare con il fornitore. Anche Pirelli ha dato le sue spiegazioni, sostenendo di non aver mai favorito alcun team e comunque la posizione del fornitore è una specie di unicum nella storia della F1. Si è anche appreso che la Ferrari ha effettuato un test segreto con il collaudatore De La Rosa, ma utilizzando la F150, vale a dire la vettura del 2011, aspetto per cui è stata prosciolta dalla FIA e non è dovuta comparire davanti al Tribunale Internazionale a Parigi, dove invece Mercedes e Pirelli sono imputate.