Dopo il Gran Premio di Gran Bretagna, che ha visto Lewis Hamilton tornare prepotentemente in corsa per il titolo piloti, la Formula 1 sbarca ad Hockenheim per la 61° edizione del Gran Premio di Germania. Lo storico circuito tedesco è un’altra classica del mondiale di F1, anche se nel 2002 il tracciato originario (velocissimo) è stato orrendamente mutilato dal solito Tilke in barba alla tradizione. La Ferrari si prepara alla decima prova del Mondiale di F1 2014 con l’obiettivo di riscattare un GP di Gran Bretagna avaro di soddisfazioni. In questi giorni di preparazione all’evento tedesco la Ferrari ha diramato il seguente comunicato, che ripercorre la storia del GP di Germania e i risultati del Cavallino ottenuti in terra teutonica.
Quello che si corre domenica è il 61° Gran Premio di Germania valido per il Mondiale di Formula 1. La gara nella storia si è disputata su tre piste diverse: Avus, Nurburgring ed Hockenheim anche se potrebbero quasi essere considerate cinque visto come sono cambiati nel tempo gli ultimi due tracciati. La Scuderia Ferrari in Germania si è imposta 21 volte, equivalente al 35% delle occasioni.
Gli anni Cinquanta. Il debutto del GP di Germania in F1 fu nel 1951: il teatro dell’appuntamento era un inferno verde lungo 22,8 chilometri chiamato Nurburgring, una pista difficilissima, solo per campioni. Il primo team ad iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro della corsa fu proprio la Scuderia Ferrari con Alberto Ascari. Il pilota milanese concesse il bis l’anno seguente mentre la Casa di Maranello fece tris nel 1953 con Giuseppe Farina e la Ferrari 500. La Scuderia si impose anche nel 1956 con Juan Manuel Fangio. Il team di Maranello dominò anche l’unica edizione del GP sul circuito dell’AVUS, a Berlino. Si trattava di due rettilinei uniti da altrettante curve incredibilmente paraboliche che consumavano in modo innaturale le gomme. La gara fu, dunque, disputata in due manche che vennero entrambe dominate dalla 246 di Tony Brooks.
Gli anni Sessanta e Settanta. Quattro anni dopo, nel 1963, fu John Surtees con la 156 a consacrarsi concedendo il bis la stagione successiva quando, con la 158, conquistò un successo che sarebbe risultato vitale per la conquista del titolo a fine stagione. Grazie a quella doppietta l’inglese fu soprannominato Ringmeister. La Ferrari trionfò ancora al Nurburgring nel 1972, grazie a Jacky Ickx, e nel 1974, con lo svizzero Clay Regazzoni, ma qui visse anche uno dei momenti più difficili della propria storia sportiva quando, l’1 agosto 1976, Niki Lauda rimase vittima del terribile incidente del quale porta ancora oggi i segni. A lungo si temette per la vita dell’austriaco, invece Niki si riprese e fu il primo a trionfare sul nuovo palcoscenico della gara, il circuito di Hockenheim, oltre sei chilometri di rettilinei tra gli alberi della Foresta Nera con, alla fine, il difficile Motodrom, una serie di curve insidiose per le vetture che erano molto scariche aerodinamicamente.
Gli anni Ottanta e Novanta. Il 1982 vide Patrick Tambay e la 126 C2 conquistare un successo che nessuno però ebbe voglia di festeggiare. Nelle prove del sabato Didier Pironi, il pilota della Scuderia in lizza per il titolo, rimase vittima di un terribile incidente che, a pochi mesi dalla tragedia di Gilles Villeneuve, ne avrebbe determinato la fine della carriera automobilistica. L’anno seguente ad imporsi fu René Arnoux con la 126 C3. Il 1985 vide il Gran Premio tornare al Nurburgring che, completamente ristrutturato, era diventato un autodromo moderno anche se privo dell’antico fascino. Ad imporsi fu la Ferrari di Michele Alboreto che in quell’occasione prese anche la testa del Mondiale al volante della 156-85. Passarono nove anni prima di rivedere una Ferrari sul gradino più alto del podio: a riportarcela ci pensò Gerhard Berger che, con la 412 T1, interruppe così un digiuno di vittorie lungo 59 GP.
Gli anni Duemila. Cinque anni dopo ad imporsi fu Eddie Irvine mentre nel 2000 ci pensò Rubens Barrichello, fortunato per l’ingresso in pista della Safety Car ma anche bravo, nel finale, a resistere in pista con le gomme da asciutto nonostante su metà pista si stesse abbattendo un fortunale. Michael Schumacher vinse nel 2002 al debutto sulla nuova Hockenheim, un circuito completamente diverso dal precedente, senza più i lunghi rettilinei nel bosco ma con una lunga traversa, la curva Parabolika, che unisce la prima e l’ultima parte della pista. È rimasto infatti lo storico Motodrom anche se, da quando il circuito è diventato da alto carico aerodinamico, non è più così selettivo. Il tedesco si impose anche nel 2004 e nel 2006, mentre le ultime due affermazioni della Scuderia sono legate a Fernando Alonso, mattatore in terra tedesca nel 2010 e nel 2012″.
L’ultima affermazione della Ferrari nel GP di Germania, come riporta anche il comunicato, è del 2012. In quell’occasione Fernando Alonso vinse il suo terzo e ultimo gran premio di quell’anno, contendendo il titolo a Sebastian Vettel fino all’ultima gara del campionato. Due anni dopo la situazione per la Ferrari è decisamente diversa. La F14-T potrebbe soffrire in maniera cronica della mancanza di una velocità adeguata sui lunghi rettilinei di Hockenheim, mentre Red Bull e Mclaren potrebbero rivelarsi le vere sorprese subito dietro i padroni di casa della Mercedes. Tutto questo lascia presagire, salvo colpi di scena, che il risultato della Ferrari in terra tedesca non sarà tanto diverso da quello ottenuto nello scorso gran premio.
Matteo Ferrera