Ferrari e Alonso: le verità di un divorzio annunciato
In questi giorni si sta consumando, manca solo l’annuncio ufficiale, il divorzio tra Fernando Alonso e la Scuderia Ferrari: un matrimonio durato 5 anni che, ormai, scricchiolava da 2 stagioni, da quel fine 2012 che aveva visto lo spagnolo perdere il titolo mondiale per una manciata di punti, proprio a favore di chi prenderà il suo posto nel 2015, Sebastian Vettel.
Le prime avvisaglie di una frattura tra il Cavallino e l’asturiano risalgono, quindi, a due stagioni fa, quando lo stesso Fernando criticava aspramente gli ingegneri a causa di aggiornamenti che tardavano ad arrivare: “Abbiamo la stessa macchina da 5 gare…” oppure “tante parole ma pochi sviluppi” sono frasi nella memoria di tutti, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu una dichiarazione rilasciata da Pat Fry dopo le qualifiche del Gran Premio d’India di quello stesso anno: “Volevamo portare le nostre vetture almeno in seconda fila ma non abbiamo centrato il nostro obiettivo, anche se ci siamo andati comunque vicini. Il nostro potenziale attualmente è questo ma per essere dove volevamo e potevamo oggi dovevamo essere perfetti e non lo siamo stati”. Da una parte Alonso spingeva per addossare le colpe di un altro, l’ennesimo, progetto fallimentare ai tecnici, mentre dall’altra, quest’ultimi, tentavano di scaricare le colpe di una qualifica che vide le Ferrari indietro ai piloti. Una dichiarazione poco gradita dallo spagnolo che nella notte indiana ebbe una lunga e pensante discussione con Stefano Domenicali, risolta con un nulla di fatto. Lo stesso Fernando avrebbe anche scritto un messaggio da postare sul suo account “Twitter”, non inviato per grazia divina, in cui sottolineava che la propria prestazione in qualifica era condizionata da evidenti limiti tecnici e non per poca motivazione (“Voglio che i miei 1.200.000 followers sappiano che i componenti aerodinamici chiave nella parte posteriore della Ferrari sono sempre gli stessi che c’erano erano a maggio”), provocando le ire dei vertici a Maranello. Non a caso, il giorno dopo, Fry rettificò e dopo la fine della gara elogiò il due volte campione del mondo:”Fernando ha offerto l’ennesima straordinaria prestazione di questa sua incredibile stagione: finire al secondo posto partendo quinto in una corsa dove i sorpassi sono stati merce rarissima nonostante la doppia zona di utilizzo del DRS è veramente un bel segnale”. Nessuno lo vuole dire, ma in quel momento si ruppe il primo anello di una catena che avrebbe portato, proprio in questi giorni, al divorzio tanto chiaccherato.
La stagione 2013, ricca di speranze, partì particolarmente bene, con 2 vittorie nelle prime 5 gare. Sembrava tornata l’armonia nei box, ma qualcosa all’orizzonte stava per cambiare: complice la storia (lunga che, quindi, non racconteremo) del cambio gomme a metà stagione e una F138 che aveva perso smalto, Alonso si fece scappare una frase poco felice dopo il Gp d’Ungheria: “Vorrei una macchina veloce come quella degli altri”. Un desiderio legittimo, considerando che la Ferrari vista in Ungheria era più lenta di Mercedes, Red Bull e Lotus che, anche questa volta, si scontrava con le idee dei vertici Ferrari, tanto che qualche giorno dopo arrivò un comunicato in cui lo stesso presidente Luca Cordero di Montezemolo bacchettava Alonso per le recenti dichiarazioni. Un comunicato pepato e chiaro: “A tutti i grandi campioni che hanno guidato per la Ferrari è sempre stato chiesto di anteporre gli interessi della squadra a quelli personali. Questo è il momento di rimanere calmi, evitare polemiche e dare con umiltà e determinazione il proprio contributo, stando vicino, in pista e fuori, alla squadra e ai suoi uomini”.
La prima “vera” tirata d’orecchie allo spagnolo in quattro anni: quattro anni di reciproca stima sopratutto tra Montezemolo e Alonso, due che si sono sempre ammirati. Non è un mistero che l’ormai ex, mancano pochi giorni, Presidente Ferrari aveva un debole per lo spagnolo: non siamo a i primi a dirlo e non saremo gli ultimi a ripetere questo concetto.
Veniamo al 2014, anno in cui si è consumato definitivamente il divorzio tra le due parti. Altro anno carico di speranze, l’ennesimo, fallito miseramente tra accuse, licenziamenti e addii. La prima data a segnare il 2014 di Fernando Alonso è il 15 Aprile, giorno in cui Stefano Domenicali rassegna le proprie dimissioni dal ruolo di team principal della Ferrari. La situazione di Fernando è interpretabile come uno sgabello con quattro “gambe”: la prima gamba, Stefano Domenicali, cade, e la sedia inizia a diventare instabile, ma regge. Domenicali, per un lungo periodo, è stato il primo a sostenere Alonso nel suo periodo in Ferrari, basti ricordare il team radio dopo la vittoria in Corea nel 2010. Tra i due non c’era un reale rapporto di amicizia, ma una sorta di reciproca stima: si era creato un rapporto tra i due. Se Alonso aveva dei dubbi ne discuteva “tranquillamente” con Domenicali: situazione opposta, invece, è il rapporto instaurato con Marco Mattiacci, uomo d’affari e uomo di politica, chiamato a rimettere ordine dentro alla Ferrari, non a fare amicizia con i piloti. Una scintilla mai scoccata che instaurò i primi veri pensieri a cambiare aria.
Agosto 2014: si vocifera di un possibile addio di Luca Cordero di Montezemolo dalla presidenza Ferrari. Perdere un “alleato” così importante per Alonso potrebbe essere un duro colpo tanto che lo spagnolo si cautela, spedendo il proprio entourage in giro per il paddock, in particolar modo dagli “emissari” Mercedes e Red Bull, da cui riceve un secco no in entrambi i casi.
10 settembre 2014: la giornata si apre con l’annuncio da parte del gruppo FCA dell’addio di Luca Cordero di Montezemolo dall’incarico di presidente della Ferrari. Dimissioni, forzate o no, concordate da tempo ormai, precisamente dall’inizio di quest’anno, anche se la data dell’annuncio doveva slittare a fine 2015, anno in cui, verosimilmente, si sarebbe consumato il naturale divorzio tra la Ferrari ed Alonso. Ad aggiungersi a ciò è la scomparsa di Emilio Botin, CEO Santander e “uomo di fiducia” di Alonso nella sua avventura in McLaren prima e in Ferrari poi. Il 10 settembre 2014 sono cadute altre due gambe delle tre che tenevano in piedi la sedia di Alonso: questa, ormai, è diventata instabile e, con l’arrivo di Sergio Marchionne alla presidenza della Ferrari, le sicurezze di Fernando sono crollate. I famosi accordi di rinnovo, tanto pavimentati durante l’estate, cessano e Fernando, giustamente, si guarda intorno alla ricerca di una situazione migliore di quanto si prospettava (e prospetta in Ferrari): si propone nuovamente a Mercedes, che ha la grana Hamilton da tenere sotto controllo, e alla Red Bull ma, anche in questo caso, le trattative portano ad un nulla di fatto. L’unica alternativa reale e concreta rimane la McLaren con cui i contatti si intensificano nuovamente, fino ad arrivare ad una mezza fumata bianca. La Honda vuole Alonso e Alonso vuole liberarsi di una situazione che è diventata scomoda sia per lo spagnolo sia per la Ferrari. Alonso, in questo modo, avrebbe la possibilità di dimostrare con vittorie e risultati ciò che tutti sostengono da anni, ovvero che sia il miglior pilota al mondo. La Ferrari si libererebbe di una figura ingombrante e pericolosa che, ormai, aveva oscurato l’intera storia del Cavallino, facendolo passare per un team di incompetenti di terza fascia. Un personaggio che quasi dava fastidio per la posizione che aveva preso, quella di capo che Domenicali aveva cercato di contrastare, in parte, con l’arrivo di Kimi Raikkonen.
Questo divorzio, in realtà, si è consumato tutto in una ventina di giorni, nonostante Fernando continui a dire che il tutto è già stato deciso parecchi mesi or sono: si è consumato a partire dal quel 10 settembre perché, paradossalmente, Fernando aveva fatto un pensierino concreto sul restare in Rosso, nonostante le avance sempre più insistenti della McLaren, un altro anno sotto la spinta di Montezemolo e di Botin. È stato l’arrivo di Sergio Marchionne a far crollare l’ultima gamba della sedia di Alonso: due figure forti, egocentriche e decise nello stesso pollaio non vanno mai d’accordo e uno dei due ha dovuto lasciare. Fernando ha spinto per l’addio anticipato, la Ferrari, pronta a dare una nuova veste al Cavallino, lo ha assecondato, finendo in un vortice di critiche ed insulti a cui ci si dovrà adattare.
Non è, quindi, questione di vincere subito o no, perché Alonso di certezze, andando in McLaren (se rimarrà in Formula 1), ne ha meno di quante ne ha attualmente in Ferrari: oltretutto a Woking c’è un certo Ron Dennis i cui rapporti con lo spagnolo non sono proprio idilliaci.
È semplicemente la fine naturale di un rapporto in cui le due parti avevano un approccio diverso. La Ferrari ha dato tutto per Alonso: Alonso ha dato tutto per vincere, ma per se stesso, non per la Ferrari. È un divorzio da tempo annunciato di cui si aspetta solo l’ufficialità.
La Rossa non aveva fretta, Alonso sì.
Le colpe sono tutte di una scuderia presuntuosa ed arrogante che sfrutta la F1 come pubblicità per vendere le sue auto a ricchi viziati arroganti. Non merita la Ferrari di avere un pilota come Alonso o Vettel ma merita solamente gente incompetente come tombazis, Fry, Mattiacci e Co. Scuderia che ormai è sempre più storia e non presente e di certo fututro. Scuderia al tramonto un po come l’Alfa Romeo. Vettel se pensa ai soldi fa bene a venire in ferrari, se invece pensa a vincere è totalmente ubriaco e non si rende conto del casino in cui si sta cacciando.
Allora, da una parte concordo, dall’altra no.
Sicuramente, da qualche anno a questa parte, Montezemolo ha impostato una politica volta più allo stradale che alla F1, e i risultati record ne sono anche testimoni.
Ma la Ferrari è la Ferrari, ha tutte le possibilità per riemergere 🙂
Con tutto il rispetto basta con questo “la ferrari è la ferrari”. il fatto di essere la storia della F1 non gli attribuisce punti aggiuntivi. Bisogna guadagnarli in pista progettando monoposto competitive e non bidoni su 4 ruote. Prima di Schumacher la ferrari è stata per quasi 20 anni senza vincere
Basta con questa demagogia: Alonso è un pilota normale che, in quasi 15 anni di carriera, è riuscito a vincere (e non senza difficoltà) soltanto con una macchina (quella famosa Renault al mass-damper) nettamente superiore alla concorrenza. Dopodiché il nulla: è stato battuto da un compagno di squadra esordiente classificandosi terzo in un campionato ove era senz’altro dotato del mezzo migliore sulla piazza (si veda la classifica costruttori 2007, al netto delle penalità inflitte dalla FIA). Nel 2010 ha perso all’ultima gara un mondiale già vinto (non si parli di errore di strategia: come Weeber, Rosberg e Kubica anche lui, dotato di una Ferrari nettamente più veloce, avrebbe dovuto sorpassare Petrov)… senza parlare dell’incidente nelle libere di Monaco che gli costò la retrocessione in griglia la domenica. Nel 2012 ha commesso una serie di errori a ripetizione che lo portarono a -4 punti da Vettel nella classifica finale.
Per chi parla di strapotere Redbull, faccio notare che nel 2010 la Rossa di Alonso segnò lo stesso numero di successi di Vettel e nel 2012 addirittura più podi. Se qualcuno volesse citare le mediocri prestazioni di Massa, invece, farei notare che anche Vettel dava 100, 150 e addirittura 200 punti di distacco al compagno, ma non credo per esclusivo suo merito, visto anche l’attuale confronto con Ricciardo: è ovvio che Ferrari e Redbull puntano per tradizione su un unico pilota.
Solo su una cosa non sono d’accordo,quando dici: “perché Alonso di certezze, andando in McLaren, ne ha meno di quante ne ha attualmente in Ferrari”.Avevo già scritto in precedenza, e mi sento di ripeterlo che secondo me l’accoppiata McLaren-Honda (magari non il primo anno) farà paura, come ai tempi mitici degli anni 80,e se avessi ragione, sarebbe un’altra rogna per la Ferrari. Ciao
Giuseppe
Meglio in Mclaren-Honda che in una scuderia bollita da anni, Ferrari, tutta da rifondare. Almeno in Mclaren non lo illudono come hanno fatto per anni a maranello. Sinceramente Vettel non ha fatto questo grande affare a parte i soldi che gli daranno.
Il problema è che queste sono sensazioni 🙂
TI faccio un rapido esempio: Alonso va alla sede Honda e gli fanno vedere il motore e tutto. Ma come fa lui a sapere che quel motore andrà forte? Come fa a sapere che consumerà poco?
Come fa a sapere che per l’anno prossimo la McLaren invertirà il trend e farà una vettura quantomeno “decente”? Quest’anno sono stati molto deludenti per dirti.
Almeno in Ferrari sa cosa succede e cosa sta succedendo, sa chi c’è e sa chi non c’è. Questo intendo per certezze, cose che, quantomeno, andando in McLaren non credo saprebbe 🙂
Le certezze di Alonso in ferrari sono che anche il prossimo anno la scuderia è in avaria. Tanto vale rischiare altrove senza essere preso per il c….o. Il detto dice che sai quello che lasci ma non sai quello che trovi. Alonso lascia una scuderia bollita dove i migliori sono andati altrove a vincere