Che la Formula 1 sia un “gioco” costoso è ben noto a tutti quanti. Da sempre la classe regina degli sport motoristici, richiede l’investimento di un ingente quantitativo di denaro se si vuole prenderne parte. Se poi un team pretende di avere anche qualche velleità di vittoria, i costi diventeranno esponenzialmente e vertiginosamente più alti. L’addio al Circus da parte della Caterham e della Marussia a stagione in corso, deve però far riflettere sulla sostenibilità di questo sistema finanziario e del business che regola la Formula 1 nel periodo storico in cui ci troviamo.
Il presidente della FIA Jean Todt, durante gli ultimi anni, ha più volte tentato di introdurre un tetto di spesa uguale per tutti i team, in modo tale da mantenere sotto controllo i costi e rendere più accessibile la partecipazione delle scuderie più piccole. Il piano è stato ufficialmente abbandonato in seguito alle resistenze fatte dai team più influenti ed economicamente forti. Red Bull, Ferrari, Mercedes, Williams, McLaren e Lotus hanno ampiamente criticato la proposta della FIA di stabilire un budget cap e hanno sempre sostenuto che se ci devono essere tagli alla spesa, questi dovrebbero essere fatti attraverso i regolamenti sportivi e tecnici.
Quest’anno, in particolare, le spese e i costi si sono fatti decisamente più alti per l’introduzione dei nuovi regolamenti. Le scuderie sono dovute partire da un foglio bianco per la progettazione delle monoposto che hanno preso parte alla stagione 2014. Questo perchè l’introduzione delle inedite power-unit, i cambi di regolamento a livello aerodinamico e in tema di sicurezza, hanno assorbito la maggior parte del buget a disposizione per portare a termine tutte le gare del mondiale.
E’ da sempre stata un impresa per le piccole scuderie riuscire a partecipare ad un mondiale di Formula 1 ma mai come quest’anno si è riscontrata una differenza incolmabile tra ciò che un team guadagna, completando le gare e acquisendo sponsorizzazioni, e ciò che spende per la progettazione. Gli sponsor inoltre sono sempre meno e sempre più restii ad investire sui un team che hanno poca visibilità.
Precedentemente, nel corso della stagione, le scuderie più piccole si sono coalizzate al fine di convincere Jean Todt a proseguire la via del tetto di spesa, evidentemente senza successo. Caterham, Marussia, Sauber e Force India hanno inoltre reso noti i costi che un team che vuole partecipare al mondiale di Formula 1 deve sostenere. Sul sito autosport.com è apparso questo elenco dal quale sono escluse le spese per il marketing, i media, i piloti, l’hospitality e le strutture.
Sistema propulsivo ibrido: $ 28 milioni
Scatola del cambio e sistema idraulico: $ 5 milioni
Gomme: $ 1,8 milioni
Elettronica: $ 1,95 milioni
IT: $ 3 milioni
Stipendi dei meccanici e degli ingegneri: $ 20 milioni
Spedizioni e spostamenti di merce: $ 12 milioni
Progettazione e produzione del telaio: $ 20 milioni
Galleria del vento e progettazione aerodinamica: $ 18,5 milioni
Manutenzione della fabbrica: $ 2 milioni
Trasporto: $ 5 milioni
Servizi extra e professionali esterni: $ 1,5 milioni
TOTALE: $ 120,25 milioni
La recente crisi e la riduzione degli sponsor hanno reso impossibile per i piccoli team affrontare queste spese. In difficoltà sembrano essere anche la Williams che nella prima parte di stagione ha riscontrato una perdita di 20 milioni di dollari e la Lotus che solo grazie ad una drastica riduzione della spesa e il dimezzamento degli investimenti è riuscita a prendere parte al mondiale 2014. E’ anche per questo motivo che la competitività delle vetture di Maldonado e Grosjean è crollata vertiginosamente rispetto al livello raggiunto la passata stagione.
Marussia e Caterham sono state le prime due scuderie a fare le spese di questo sistema che probabilmente opera fuori dal contesto storico in cui ci troviamo e non tiene conto delle difficoltà dei team nel reclutamento del denaro necessario per la stagione. In uno sport così competitivo dove si scontrano i colossi dell’industria automobilistica moderna forse non c’è veramente più spazio per i piccoli costruttori. Anche per questo motivo si era ventilata l’ipotesi di introdurre una terza vettura per ogni team in modo tale da sopperire alla mancanza di vetture poco competitive e vistosamente fuori contesto. Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro e quale sarà la sorte delle scuderie con difficoltà finanziarie.
Scritto da Daniele Vanin