Profondo rosso: ad Austin Ferrari sempre più in crisi
Ma che fine ha fatto la Ferrari? Che fine ha fatto la scuderia più antica della Formula 1 e che ha contribuito a scrivere le pagine più importanti di questo sport? Che fine ha fatto il team che negli ultimi anni ha sempre lottato per le prime posizioni? Che fine hanno fatto la passione, il genio, la progettualità sopraffina, l’avanguardia e talvolta la pazzia e il rischio che hanno da sempre contraddistinto la squadra italiana? Ieri, ad Austin, abbiamo assistito probabilmente ad una delle gare più in ombra e deludenti della stagione da parte della Ferrari.
Alonso ha chiuso il Gran Premio degli Stati Uniti in sesta posizione, con un distacco di 95,2 secondi da Lewis Hamilton, mentre Kimi Raikkonen ha attraversato la linea del traguardo in tredicesima piazza con un giro di ritardo rispetto ai primi.
Fernando Alonso è stato artefice di una grande gara, considerando il potenziale della sua vettura. L’asturiano al via è riuscito a scartare la Red Bull di Ricciardo, conquistando così la quinta posizione. La risposta del talentuoso e arrembante pilota australiano non si è fatta però attendere. Nel corso del quinto giro Ricciardo è riuscito a prendere la scia della Ferrari percorrendo il rettilineo dei box e durante la staccata per affrontare curva 1 è riuscito a sopravanzare il pilota spagnolo della Ferrari, sfruttando anche la miglior trazione in uscita di curva della sua Red Bull. Alonso in questa fase di gara ha girato con tempi decisamente superiori rispetto ai primi 5 piloti ma sembrava riuscire a tener testa alle monoposto che lo inseguivano. Nel corso del 17° giro è il momento del pit stop per Fernando che riprende successivamente la pista in nona posizione dietro Jenson Button. Molto bella è stata la lotta tra l’inglese della McLaren e il ferrarista, in competizione per l’ottava posizione, sfida che è stata vinta da Alonso. Dopo poche tornate l’asturiano ha passato anche il rookie Kevin Magnussen, in crisi e alle prese con il degrado delle coperture sulla sua McLaren. Al giro 44 è tempo del secondo pit stop e sulla Ferrari vengono montate le gomme soft, Alonso ha ripreso la gara in sesta posizione, ma proprio mentre era intento ad uscire dalla corsia box, ecco sopraggiungere Vettel che lo passa. Lo spagnolo non si è dato per vinto e il giro successivo, sfruttando la gomma soft nuova e utilizzando il DRS, è riuscito ad avere la meglio sul tedesco della Red Bull. La posizione del ferrarista rimarrà poi invariata fino al termine del Gran Premio.
La sesta posizione conquistata con i denti da Fernando Alonso è stata, molto probabilmente, frutto del talento e della bravura alla guida del pilota spagnolo. La sua costanza, giro dopo giro, l’estrema precisione al volante e l’attenta gestione delle gomme, hanno sopperito alle evidenti carenze della F14-T. La Williams di Valtteri Bottas, in quinta posizione, ha preceduto la Ferrari dello spagnolo di 65 secondi, un divario abissale che testimonia quanto la F14-T sia in ritardo nello sviluppo e quanto il livello di competitività sia basso in questo momento.
Se Fernando Alonso è stato artefice di una gara da guerriero e da lottatore, Kimi Raikkonen, al contrario, non vedeva l’ora di tornarsene ai box e di scendere dalla sua Ferrari. Il finlandese, nonostante la buona partenza, non è mai stato in grado di replicare i tempi del compagno di squadra, anzi, giro dopo giro è scivolato sempre più indietro nel gruppo. La sua F14-T sembrava correre sulle uova, non rispondeva agli stimoli e alle sollecitazioni del pilota. Al momento del primo pit stop Kimi ha montato le gomme medie, seguendo la strategia applicata sulla monoposto di Alonso. Con questa copertura però Raikkonen è sembrato andare ancor più in difficoltà ed è stato così passato sia dalla Lotus di Grosjean che dalle Toro Rosso di Vergne. Kimi nel corso dello stint con gomma media ha continuato ad accumulare ritardo e nel corso del 43° giro si è fermato nuovamente ai box per il cambio gomme e passare alle soft, che probabilmente gli avrebbero garantito una prestazione migliore. Il ferrarista è rientrato in pista in ultima posizione e solo grazie alla gomma nuova ha potuto accennare un timido tentativo di recupero. Il finlandese ha avuto la meglio su Kvyat e su Gutierrez, ma l’altro grado di usura delle sue coperture lo ha costretto ad un altro pit stop al giro 53. Questo gli è costato il doppiaggio da parte dei primi e l’arrivo sul traguardo in tredicesima posizione.
Una gara veramente deludente per il finnico condotta completamente in salita, senza aver mai la reale possibilità di combattere per i punti. Probabilmente il pilota avrebbe potuto fare un po’ di più in questo caso, un piazzamento a punti sarebbe stato alla portata, vista anche l’8° posizione in griglia ottenuta il sabato. Di certo scendere in pista con una monoposto pressoché inguidabile renderebbe il compito difficile a qualsiasi pilota.
Il progetto della F14-T in questo momento sembra non essere all’altezza delle più preformanti Mercedes, Williams e Red Bull. Evidentemente il problema non risiede solo nella scarsa potenza della power-unit e nella sua efficienza, ma la monoposto italiana sembra essere inadeguata anche da un punto di vista aerodinamico e telaistico. In uscita dalle curve lente la mancanza di trazione è frustrante e la velocità di percorrenza dei rettilinei e delle curve veloci non è a livello delle concorrenti. Le continue correzioni che i due piloti Ferrari devono compiere per tenere in pista la F14-T, si traduce in un accumulo esponenziale di decimi di secondo che nel corso di un Gran Premio di 2 ore si pagano aspramente.
Per il 2015 ci sarà molto da lavorare e la competizione si farà ancora più dura con Mercedes, Red Bull, Williams decise ad aumentare il loro vantaggio e la McLaren Honda determinata a rientrare in grande stile nel mondo della Fromula 1.
scritto da Daniele Vanin