Da un lato le pressioni di Ecclestone, dall’altro un cauto ottimismo. E’ comunque chiaro che la presenza del Gran Premio d’Italia per il futuro non è poi così scontata come in passato. Ecco quali conti non tornano.
C’è davvero un concreto rischio che il Gran Premio d’Italia, che come di consueto si corre sul mitico tracciato di Monza, faccia la stessa fine che è capitata quest’anno al Gran Premio di Germania? La risposta, purtroppo, è sì.
Ma a che punto si può pensare di perdere uno degli appuntamenti più entusiasmanti e storici della Formula 1?
La cosa certa è che la gara si svolgerà senza intoppi burocratici quest’anno e nella prossima stagione, ma è proprio il 2016 la data che più preoccupa organizzatori e tifosi. Giunti a quel momento infatti si attuerà la scadenza di contratto che lega l’autodromo di Monza al mondo dorato di Bernie Ecclestone, ma sono proprio le parole del boss della Formula 1 e la complicata questione del rinnovo che fanno tremare i valori della tradizione e della storia di Monza.
Secondo il numero uno del Circus, gli organizzatori dovrebbero infatti sborsare una cifra attorno ai 20 milioni di euro per assicurarsi la tappa italiana, ma da due anni a questa parte l’accordo non è stato ancora raggiunto. Ed è proprio questo il nodo da sciogliere, con la necessità, tra l’altro, di trovare una soluzione anche nel breve tempo visto che le trattative sono in via di chiusura e lo stesso Ecclestone non sembra intenzionato a cedere al fascino del circuito brianzolo.
“Perchè Monza dovrebbe godere di particolari favori? – ha dichiarato Ecclestone -. Chiedo la stessa cifra che pagano gli altri organizzatori. Perché prevedere condizioni diverse da Zeltweg o Spa? La F1 si paga”.
E non solo il patron della Formula 1 non sembra minimamente preoccupato di una perdita così grave ed importante per uno sport già in crisi di consensi da parte del pubblico rispetto al passato, ma non avrebbe alcun tipo di problema a sostituire l’appuntamento del Gran Premio d’Italia, sempre presente in calendario dal 1950, con una tappa priva di storia come ad esempio l’Azerbaigian, che dall’anno prossimo debutterà in Formula 1 con il proprio circuito cittadino di Baku, in una gara valevole per il Gran Premio d’Europa: “Dovremo aspettare e vedere cosa accade – ha aggiunto il patron del Circus -. La situazione è simile a quella della Germania. Non è comunque impensabile l’eliminazione di appuntamenti storici, esistono validi circuiti pronti a sostituirli…”.
Per Bernie quindi il business conta molto di più del blasone, facendo dunque capire che l’Italia, nel suo mondo, potrebbe avere tranquillamente lo stesso destino della Francia e della Germania, con quest’ultima che non figura nelle prove del calendario per la prima volta in assoluto dal 1950, ovvero da quando esiste la Formula 1.
Ma c’è chi ad esempio è convinto, senza troppo pessimismo, che si potrebbe concludere un accordo nonostante la testardaggine di Ecclestone. Si tratta di Ivan Capelli, che in qualità di Presidente dell’ACI Milano è fiducioso di poter trovare un dialogo con il grande capo della Formula 1, sfruttando anche un piano che troverebbe il suo punto di forza in un maggior numero di spettatori previsti per quest’anno proprio grazie alla cancellazione del Gran Premio di Germania.
Le possibilità di sono, ma al tempo stesso ci sono anche le paure. Monza è un simbolo, un patrimonio mondiale dell’automobilismo riconosciuto da noi italiani e dagli stranieri, che proprio qui accorrono in massa per assistere ad un fine settimana di gara difficilmente comparabile con altri che si svolgono in paesi con più disponibilità economiche ma con meno fascino limitatamente alle quattro ruote.
In questo momento bisogna solo attendere e sperare, immaginando seriamente come il pubblico potrebbe reagire ad una decisione così pesante e clamorosamente triste per gli appassionati.