Neanche il tempo per potersi riprendere dallo shock per la recente scomparsa di Jules Bianchi che il mondo delle corse automobilistiche deve affrontare nuovamente un pesante lutto. Questa volta ad andarsene tristemente, per cause tra l’altro simili a quelle del pilota francese, è Justin Wilson, che ha purtroppo perso la sua battaglia con la vita dopo il grave quanto sfortunato incidente occorso domenica scorsa sul circuito di Pocono nel campionato IndyCar.
Il pilota inglese di Sheffield, che aveva compiuto da poco 37 anni, era stato infatti colpito sul casco dal musetto staccatosi dalla vettura incidentata di Sage Karam, perdendo immediatamente conoscenza e andando a sbattere successivamente contro il muretto di protezione. Trasportato tempestivamente in ospedale, e subito dichiarato in coma, Wilson è deceduto quest’oggi, lasciando la moglie e due figli oltre ad un vuoto incolmabile nell’intero mondo dei motori. Dopo le prime esperienze sul finire degli anni ’80, Wilson si fece notare nelle formule minori negli anni ’90, vincendo tra l’altro un campionato di Formula 3000 nel 2001. Gli ottimi risultati convinsero Paul Stoddart, proprietario della Minardi, ad offrire un contratto al giovane pilota inglese a partire dalla stagione 2002 per sostituire il malese Alex Yoong, ma la difficoltà ad adattare la monoposto per l’altezza di Wilson (1.90 m circa) fecero slittare il debutto in Formula 1 all’anno successivo, nel 2003.
Nonostante un inizio di campionato difficilissimo e costellato da numerosi ritiri, Wilson dimostrò di essere all’altezza, facendo addirittura meglio del ben più esperto compagno di squadra Jos Verstappen. Le sue capacità furono molto apprezzate dalla Jaguar, che si aggiudicò il pilota inglese a partire dal gran premio di Germania sempre in quel 2003. Anche qui la vettura mancò di affidabilità, ma nonostante ciò Wilson fu in grado di terminare il gran premio degli USA in ottava posizione, andando a conquistare il suo primo ed unico punto iridato in Formula 1. A causa di problemi finanziari della Ford e del team, Wilson fu appiedato al termine della stagione non facendo mai più ritorno nella massima serie. A partire dal 2004 inizia quindi la sua avventura in Champ Car negli Stati Uniti, senza rinunciare ad altre esperienze come la 24 Ore di Daytona, vinta nel 2012, e la Formula E, fino al triste epilogo nella IndyCar, dove stava gareggiando con il team Andretti Autosport. Moltissimi i messaggi di cordoglio sui social network da parte dei fans e dei colleghi, addolorati nel dover salutare per l’ennesima volta un compagno di sfide e di avventure a 300 km/h in un anno come questo assolutamente da dimenticare.
RIP Justin Wilson