Gli anni 2000 di Suzuka rappresentano nel migliore dei modi il riscatto della Ferrari e di Michael Schumacher. La storia del binomio più vincente della storia della Formula 1 avrebbe ufficialmente inizio nel 1996, anno in cui il tedesco varcò per la prima volta le porte di Maranello. Teoricamente però, è proprio il 2000 l’anno della vera e definitiva consacrazione, ed il teatro di questo grande successo è proprio il Gran Premio del Giappone, ed è da qui che ripartiamo.
2000-2004, il dominio Schumacher
La Ferrari e Michael Schumacher sono protagonisti di un anno strepitoso, ma l’ombra della McLaren di Mika Hakkinen è ancora una volta ingombrante. I due arrivano all’appuntamento giapponese con il discorso mondiale ancora apertissimo, nonostante Schumacher parta con un leggero vantaggio in classifica. La tensione è altissima, tanto che Schumacher, nonostante la pole conquistata in qualifica, parte peggio del campione del mondo in carica finlandese, scivolando in seconda posizione. Hakkinen mantiene un ritmo gara altissimo, ma il tedesco, dietro di lui, non cede di un metro. La svolta della gara questa volta vede come grande protagonista il pit stop. Hakkinen entra prima di Schumacher, ed il ferrarista passa momentaneamente in testa alla corsa, spingendo fortissimo per sopravanzare il rivale anche dopo la sua sosta. Ed infatti, grazie ad un lavoro fantastico dei meccanici, Schumacher rientra in pista proprio davanti ad Hakkinen. La situazione non cambia per il resto della gara, con Schumi che taglia per primo il traguardo. Per tutti i tifosi della Ferrari, l’8 ottobre 2000 è la data che nessuno potrà mai dimenticare. Con questo risultato infatti Schumacher realizza il sogno andando a vincere finalmente il titolo mondiale con la Ferrari, riportando a Maranello un successo che mancava da ben 21 anni. L’ultimo pilota a vincere con la tuta della Ferrari era stato il sudafricano Jody Scheckter, che nel 1979 realizzò la sua impresa di fronte al pubblico amico di Monza.
I successi di Schumacher a Suzuka si ripetono per altri due anni. Nel 2001, in occasione dell’ultima gara in carriera sia per Jean Alesi che per Mika Hakkinen, il tedesco sale nuovamente sul gradino più alto del podio, replicando il successo anche l’anno seguente, nel 2002.
Nel 2003 invece, in un annata dove il dominio della Ferrari non fu così determinante come nelle passate stagioni, Schumacher si contende il titolo mondiale con un sorprendente Raikkonen proprio a Suzuka. In qualifica il tedesco parte nelle retrovie, ed in gara, dopo un contatto con Sato, è costretto a compiere una seconda rimonta. Alla fine giunge al traguardo con un ottavo posto, ma la vittoria dell’altra Ferrari di Rubens Barrichello gli consente di entrare nella storia. Schumacher infatti conquista il suo quarto titolo mondiale consecutivo, ed il sesto in carriera. Diventa così il pilota più vincente della storia di questo sport in termine di titoli mondiali vinti, andando a superare il record dell’argentino Juan Manuel Fangio, che aveva terminato la carriera con cinque titoli in tasca.
Infine, nel 2004, sarà ancora Schumacher a vincere il Gran Premio del Giappone, per la sesta volta in carriera. Mai nessuno ha vinto quanto lui nella terra del Sol Levante. Si deve anche considerare che Schumacher ha vinto ben otto volte in Giappone, sei a Suzuka e due a Ti Aida, nonostante quest’ultimo fosse riconosciuto come Gran Premio del Pacifico.
2006
Dopo un anno di crisi nel 2005, Schumacher e la Ferrari tornando competitivi nella stagione seguente. L’avversario da battere questa volta è Fernando Alonso, con la Renault. Il tedesco, dopo aver annunciato di ritirarsi nella gara precedente di Monza, può ancora sperare nella vittoria del titolo mondiale, e si presenta a Suzuka sostenuto dal grande amore dei tifosi e della squadra, consapevoli che questa sarà una delle ultime apparizioni di Schumacher in rosso. In gara il tedesco scatta al comando e gestisce la corsa senza problemi, tenendo a debita distanza Alonso. Tutto sembra procedere per il verso giusto, ma a metà gara accade l’inatteso. Schumacher infatti è costretto clamorosamente a ritirarsi per la rottura del motore. Non si vedeva un problema di affidabilità sulla sua Ferrari da ben sei anni. La gara viene poi conquistata da Alonso, che si porta a casa metà del suo secondo titolo mondiale. Al rientro ai box, la reazione di Schumacher commuove scuderia e tifosi. Al posto di chiudersi nella delusione, come avrebbero fatto in molti, il tedesco abbraccia uno ad uno i meccanici, ringraziandoli, con il sorriso sulle labbra, per tutto quello che avevano fatto per lui in tutti gli anni passati in Ferrari. Questo è uno dei momenti che tutti i tifosi della Ferrari hanno ancora ben presente nella loro memoria e nel loro cuore, ed è per questa ragione che al grande campione va anche il nostro messaggio: Keep Fighting Michael.
2009-2013, l’era di Vettel
Dopo le due apparizioni sul circuito di Fuji, vinte da Hamilton ed Alonso rispettivamente nel 2007 e 2008, la Formula 1 torna a Suzuka nel 2009. A vincere la prima gara dopo l’assenza di due anni dal circus, è un altro tedesco: Sebastian Vettel.
Il pilota della Red Bull vince anche nella stagione successiva, nel 2010, ripetendo i proprio successi nel 2010, 2012 e 2013. Da ricordare, oltre alle sue quattro vittorie totali in Giappone, anche la gara del 2012. Non tanto per la vittoria di Vettel, ma quanto per il clamoroso terzo posto ottenuto dalla Sauber dell’idolo di casa Kamui Kobayashi. L’ultimo pilota giapponese a salire sul podio del gran premio di casa era stato Aguri Suzuki nel 1990, ed anche in quel caso si trattò di un risultato piuttosto sorprendente.
2014
E’ l’edizione del Gran Premio del Giappone più triste e tragica di sempre. La gara si svolge sotto un vero e proprio diluvio, tanto che dopo l’uscita di pista di Ericsson si decide di sospendere la corsa. Dopo venti minuti d’attesa, si decide di riprendere a correre, ma le uscite di pista continuano ad arrivare. Tra queste c’è anche quella di Adrian Sutil, che a causa del contatto con le barriere è costretto al ritiro. Ma proprio mentre i commissari di percorso sono impegnati nelle operazioni di rimozione della monoposto dalla pista con la gru, nello stesso punto va a sbattere violentemente la Marussia di Jules Bianchi. Il povero pilota francese si schianta spaventosamente proprio contro la gru. La gara viene immediatamente annullata, con Bianchi che viene ricoverato d’urgenza in ospedale. Il giovane nizzardo entra in coma, e ci resterà per nove lunghissimi mesi, fino a quando, il 17 luglio 2015, muore all’ospedale di Nizza. Era da 20 anni che non si registrava la morte di un pilota in Formula 1.
Ad un anno di distanza da quel terribile episodio, la Formula 1 si presenta a Suzuka con Jules più che mai nel cuore di tutti.