Il duello Rossi-Marquez in MotoGP e i giochi sporchi in Formula 1
In questa settimana, oltre al campionato del mondo di Formula 1 vinto da Lewis Hamilton, il mondo delle corse si è concentrato in particolare sulla feroce polemica tra Valentino Rossi e Marc Marquez in MotoGp. La vicenda, che ha fatto e sta facendo molto discutere e che ha diviso in due l’opinione pubblica, è già stata etichettata dagli appassionati come l’episodio decisivo per l’assegnazione del titolo piloti, con il campione del mondo 2015 che avrà finalmente un nome al termine dell’ultima gara prevista a Valencia domenica prossima. Questo è quello che accade in MotoGp, dove l’anti-sportività ha purtroppo lasciato il segno, indipendentemente da chi si vuol ritenere colpevole oppure no nella vicenda.
Anche la Formula 1, nel corso della sua lunga storia, non è stata esente da episodi piuttosto polemici che ancora oggi vengono ricordati dagli appassionati, oltre che dall’albo d’oro. Giochi psicologici, manovre azzardate o volute, ricorsi alla direzione gara e tanto altro. Tutte strategie che, in un modo o nell’altro, hanno macchiato un’intera stagione sportiva per colpa di gesti non proprio sportivi e leali, a volte puniti ed altre volte no. In 66 edizioni del campionato del mondo di Formula 1, sei di queste meritano di finire ancora una volta sotto la lente d’ingrandimento, perché anche questo sport, purtroppo, ha conosciuto valori contrapposti alla lealtà e al rispetto di un determinato concorrente.
1976, Lauda finisce nella trappola inglese
Il famoso campionato 1976, rivisto anche nel film “Rush” di Ron Howard, vede la sfida tra i due grandi rivali Niki Lauda e James Hunt. L’austriaco, rimasto vittima di un gravissimo incidente al Nurburgring, perde punti preziosi su Hunt mentre si trova in ospedale per guarire dalle tremende ustioni, ma dopo soli 40 giorni dal terribile schianto è pronto a ripresentarsi a Monza sulla sua Ferrari per difendere la testa della classifica. I due contendenti arrivano all’ultima gara dell’anno a Fuji, in Giappone. Il fine settimana che decide il mondiale è però caratterizzato da condizioni meteorologiche avverse, tanto che la violenta pioggia rende la pista quasi impraticabile. E’ a questo punto che la testimonianza di Mauro Forghieri, direttore tecnico della Ferrari quell’anno, diventa motivo di polemiche. “I piloti inglese -racconta Forghieri- si sono accorti che Lauda aveva paura di scendere in pista per via dei pericoli rappresentati dalla pista troppo bagnata. Così hanno cominciato a spargere la voce dicendo che la corsa non si sarebbe svolta, ed infatti furono fatte anche delle riunioni. Ed infatti, in due meeting, i piloti espressero la volontà di non partecipare alla gara, ma poi, improvvisamente, scesero tutti in pista a pochi minuti prima del via. Anche Lauda è sceso sulla griglia di partenza, ma l’ha fatto solo perché ha visto tutti gli altri piloti che ci andavano. In ogni caso, Niki non era psicologicamente pronto per gareggiare”. Il resto infatti è storia nota. Lauda si ritira volontariamente dopo un giro soltanto, dicendo alla propria squadra di rinunciare alla gara perché troppo pericoloso, consentendogli di dire la verità ai giornalisti. Hunt, giunto poi terzo, vince il campionato con il piazzamento minimo per assicurarsi il suo primo titolo. “E pensare -chiude Forghieri- che James, una volta rientrato ai box al termine della corsa, non si era nemmeno accorto di essere arrivato terzo da tanto era confusa la situazione”.
1989/1990, Senna e Prost non si risparmiano colpi
E’ il 1989. Le due McLaren di Ayrton Senna ed Alain Prost dominano il campionato a mani basse. E’ in questo clima di forte tensione e rivalità tra i due piloti che si arriva ancora una volta all’ultima gara, ancora in Giappone, questa volta a Suzuka. Prost si presenta all’appuntamento leader della classifica, con la possibilità di diventare campione solo se dovesse terminare la gara davanti al compagno brasiliano, che al sabato conquista la pole position. Alla partenza il francese scatta meglio, portandosi subito in prima posizione. Dietro di lui Senna inizia una rimonta furibonda, che termina al 46° giro. Giunto ormai negli scarichi di Prost, Ayrton tenta il sorpasso alla chicane prima del traguardo, ma le due McLaren di toccano incredibilmente, finendo entrambe fuori pista. Prost è costretto al ritiro, mentre Senna si fa spingere dai commissari di percorso e rientra in pista, vincendo poi la gara ed il mondiale. Prima della bandiera a scacchi però, Prost corre in direzione gara per far ricorso sull’accaduto, e la FIA, governata dal connazionale Jean-Marie Balestre, gli da ragione. Senna infatti viene squalificato dalla classifica, reo di aver tratto vantaggio con l’aiuto dei commissari e di aver tagliato la chicane percorrendo la via di fuga. Con questo verdetto, Alain Prost diventa campione per la terza volta in carriera, mentre la gara viene aggiudicata a tavolino ad Alessandro Nannini, che ottiene il primo ed unico successo in Formula 1. Nel periodo successivo al fatto, Senna si ritiene vittima di un’ingiustizia, accusando pubblicamente la FIA di aver manipolato il mondiale a favore di Prost. Per questa ragione, Balestre risponde al brasiliano togliendogli la Superlicenza. La lite si risolse alla vigilia del campionato 1990, che passerà alla storia per una seconda polemica tra i due piloti.
All’inizio del nuovo decennio Senna si presenta regolarmente con la McLaren, mentre Prost, infastidito dalla presenza del brasiliano, lascia il team inglese per approdare in Ferrari. La scuderia di Maranello, con l’arrivo del francese, recupera molto in termini di competitività, tanto che il duello tra i due piloti prosegue fino al termine del campionato. Si arriva ancora una volta a Suzuka, stavolta per la penultima prova del mondiale. Prost ha ancora speranze di sopravanzare Senna, per poi giocarsi tutto nell’ultima gara di Adelaide, in Australia. Ayrton conquista neanche a dirlo la pole position, ma prima della gara fa una richiesta alla FIA per spostare la casella del primo qualificato in griglia, dato che si trova sul lato sporco della pista. La Federazione, ed in particolare Balestre, respingono con un “no” secco la richiesta, facendo innervosire non poco lo stesso Senna. Il giorno seguente infatti, allo spegnimento del rosso è Prost a sopravanzare Senna, ma in prossimità della prima curva il brasiliano mantiene la traiettoria interna, colpendo in pieno Prost e volando insieme nella sabbia. Con entrambi i piloti fuori dai giochi, Senna vince matematicamente il titolo per la seconda volta in carriera. L’incidente solleva un polverone di polemiche, tanto che in molti ritengono che Ayrton abbia fatto apposta a buttare fuori il rivale. Non è dello stesso avviso la FIA, che chiude la faccenda riconoscendo il contatto come un “incidente di gara”, senza penalizzare lo stesso Senna.
1994, il volo di Schumacher
In un campionato che passa alla storia come uno dei più tormentati in fatto di sicurezza, la Benetton di Michael Schumacher diventa la serie pretendente al titolo dopo la tragica morte di Ayrton Senna. Il tedesco domina il campionato, ma a Silverstone commette un errore che rischia di compromettere tutto. Durante il giro di ricognizione infatti supera per ben due volte Damon Hill, candidato anch’egli per la vittoria finale del titolo. Schumacher viene penalizzato con uno stop-and-go, ma al posto di rientrare ai box prosegue la sua corsa, cosa che continuerà a fare anche quanto i commissari gli espongono la bandiera nera, che di fatto lo squalifica. Al termine della corsa la FIA decide di squalificare il tedesco per altre due gare, in Italia ed in Portogallo. Alla sentenza della Federazione va aggiunta anche un’altra squalifica, giunta in Belgio. A Spa Schumi vince, ma il fondo della sua Benetton risulta irregolare a fine gara. In un clima di forti polemiche, la Williams di Hill inizia a recuperare punti su Schumacher, tanto che il mondiale si decide all’ultima gara in Australia. Sul circuito di Adelaide il tedesco balza in testa al gruppo dopo una buona partenza, seguito però come un ombra da Hill. Il campionato si decide, improvvisamente, al 36° giro. Schumacher infatti calcola male la traiettoria finendo fuori pista e urtando il muretto di protezione. A quel punto Hill vede le difficoltà del rivale, e lo affianca con aggressività nella curva successiva per superarlo. E’ a quel punto che Schumacher chiude senza sconti l’inglese, con le vetture che si toccano. Schumacher prende il volo e finisce fuori pista, ritirandosi. Hill prosegue, ma la sua sospensione è gravemente danneggiata, tanto che al rientro ai box è costretto al ritiro. Il “Kaiser” vince così il suo primo titolo mondiale, ma tra le infuocate polemiche. Secondo il parere di molti infatti, il tedesco avrebbe volutamente cercato l’incidente per mettere entrambi fuori gioco, cosa che in effetti è accaduta. Anche in questo caso la FIA riconosce il contatto come un normale incidente di gara, non sanzionando Schumacher.
1997, stavolta va male a Schumi
Schumacher vincerà poi il mondiale nel 1995, mentre Hill nel 1996, anno in cui il tedesco passa dalla Benetton alla Ferrari. E’ proprio con il team di Maranello che si gioca poi il mondiale l’anno dopo, nel 1997. Davanti a lui, l’ostacolo più grande è rappresentato ancora una volta dalla Williams, guidata però da un altro pilota: Jacques Villeneuve. Il giovane canadese mostra una grinta da campione affermato, e questo porta i due piloti a contendersi il titolo nell’ultima gara del campionato ad Jerez, per il GP d’Europa. Prima della corsa Max Mosley afferma che qualsiasi scorrettezza fatta per ottenere un vantaggio per il titolo verrà severamente punita. Dopo una sessione di qualifica incredibile, con Schumacher, Villeneuve e Frentzen che fanno segnare un tempo identico, la gara vede il tedesco della Ferrari partire meglio rispetto al canadese. Anche dopo la sosta ai box il tedesco si trova davanti a Villeneuve, e per un attimo sembra che il titolo mondiale possa finalmente tornare a Maranello. Giro dopo giro però Schumacher inizia a perdere terreno sul figlio d’arte nordamericano, tanto che lo stesso Villeneuve decide di superarlo in prossimità di una curva lenta. La manovra viene impostata correttamente, ma proprio sul più bello Schumacher tenta una manovra disperata, e sbarra la strada nel peggiore dei modi alla Williams. A rimetterci però sarà lo stesso Schumacher, che al posto di buttar fuori Villeneuve finisce nella sabbia, ed è costretto al ritiro. Jacques, nonostante un lieve danno, riesce a riprendere la pista e va a tagliare il traguardo al terzo posto, piazzamento che gli consente di diventare campione del mondo per la prima ed unica volta in carriera. A vincere la gara è per la prima volta Mika Hakkinen, tanto che successivamente McLaren e Williams verranno accusate di una combine per vincere il gran premio, ma verranno entrambe scagionate. A Schumacher invece va molto peggio. In un primo momento la FIA valuta lo scontro come un incidente di gara, ma a novembre fa un dietrofront pesantissimo. La manovra infatti viene interpretata come un deliberato tentativo di far uscire di pista Villeneuve, e per questa ragione Schumacher viene escluso dalla classifica mondiale. Il fatto ebbe ripercussioni più che negative su Schumacher, che venne fortemente criticato per il suo comportamento scorretto dalla stampa italiana, tedesca ed inglese.
2008, il sogno infranto di Massa
Felipe Massa può dire di esser stato campione del mondo..per 10 secondi. Quello che accade al GP del Brasile 2008 è infatti una delle pagine più tristi e clamorose della storia della Formula 1. In quell’anno si giocano il titolo la Ferrari di Massa e la McLaren di Lewis Hamilton, entrambi alla ricerca del loro primo titolo mondiale. Dopo un lungo testa a testa, la gara decisiva diventa l’ultima disponibile, in Brasile, proprio a casa di Massa, spinto dal calore del proprio pubblico. Dopo aver conquistato la pole, Felipe scatta al comando della corsa quasi indisturbato, mentre dietro di lui Hamilton cerca il piazzamento necessario per vincere matematicamente. A metà gara però inizia a piovere. Se questo non causa problemi a Massa, per Hamilton inizia una rincorsa disperata al tanto ambito quinto posto, posizione minima per assicurarsi il titolo. La fretta di agguantarlo subito lo costringe all’errore, tanto che viene superato dalla Toro Rosso di Vettel, che resiste agli attacchi di Hamilton. Per l’inglese tutto sembra perduto, a maggior ragione quando Massa taglia il traguardo da campione del mondo. E’ a quel punto che accade l’incredibile. Timo Glock, quarto con la sua Toyota, è in piena crisi con le gomme, tanto da faticare a controllare la sua vettura. Il tedesco cede definitivamente proprio all’ultima curva dell’ultimo giro, quando si fa superare da Vettel ed Hamilton. L’inglese si piazza così, per il rotto della cuffia, al quinto posto, e diventa campione del mondo gettando nello sconforto i tifosi brasiliani. Nelle ore e nei giorni successivi alla corsa (ed un po’ ancora oggi), Glock venne fortemente criticato da alcuni appassionati, che lo accusarono di aver favorito l’inglese. In realtà, andando ad analizzare la telemetria ed i tempi, ci si accorge che Glock non aveva in effetti il passo necessario per stare davanti non solo ad Hamilton, ma anche ad altri piloti. Quindi, tra le polemiche, il caso si chiude. Ma la rabbia di quel giorno è ancora viva nella memoria dei tifosi della Rossa.
1954, il cuore di Collins
“Maestro, sono ancora giovane e avrò ancora tempo per vincere un titolo, lei forse no. Prenda la mia auto e vinca”. Sono queste le parole che Peter Collins pronunciò a Juan Manuel Fangio nel corso del Gran Premio d’Italia. Il pilota inglese infatti, grazie al ritiro dell’argentino compagno di squadra, aveva la concreta possibilità di vincere il suo primo titolo mondiale. Alla sosta ai box per il cambio gomme però, Collins avvicinò lo stesso Fangio, dicendogli quella frase e lasciandogli la propria macchina. Così facendo, l’argentino andò a conquistarsi il quarto dei suoi cinque titoli mondiali. Volevamo chiudere questa pagina così, perché tra le tante polemiche ed i veleni che hanno solo fatto del male a questo sport, c’è anche chi, con un gesto di grande rispetto e lealtà, ha rinunciato al proprio mondiale per far vincere il proprio idolo. Peter Collins, l’uomo che verrà per sempre ricordato per aver compiuto il gesto più nobile che la Formula 1 ricordi.
VIDEO F1 | #SepangClash: Rossi and Marquez get physical!
C’è però una differenza sostanziale con il caso Rossi-Marquez: un conto è la lotta dura con il tuo avversario dando il massimo per stare davanti, anche arrivando a “colpi bassi”, per poter vincere il titolo (o una singola gara), un altro è correre al di sotto delle proprie potenzialità appositamente per infastidire un pilota e favorirne un altro.
Se la tiri alla morte perchè non ne hai di più e vuoi stare davanti, nessuno se la prende, è lo spirito dello sport quello di ottenere il massimo risultato possibile.
Se ne hai di più ma non lo sfrutti perchè te ne freghi del massimo risultato possibile ma ti interessa di più infastidire un altro, allora è il massimo dell’antisportività.