Pastor Maldonado due anni fa prese una decisione poco felice: lasciare la Williams per approdare in Lotus. In una brave intervista il pilota venezuelano è ritornato sui suoi passi, raccontando come questa scelta, a conti fatti, non sia stata la migliore della sua carriera.
Sono passati quasi due anni dall’annuncio della Lotus dell’arrivo di Pastor Maldonado ad Enstone. Due anni che, tornando indietro, sono stati avari di soddisfazioni e che hanno regalato qualche grattacapo a Gastaldi (team principal del team inglese) e ai meccanici per le numerose macchine distrutte nel corso di queste due stagioni dal venezuelano: non solo un notevole dispendio di forze per gli uomini chiamati a riparare la monoposto più volte ma anche un certo dispendio economico per i pezzi necessari. Siamo onesti: il vero motivo per cui ora Maldonado è in Lotus è per lo sponsor PDVSA, il noto marchio petrolifero venezuelano che ha sempre “sponsorizzato” la carriera di Maldonado sin dalle serie minori. Una carriera in Formula 1 iniziata nel 2011 con la Williams: era un pilota pieno di promesse perché, l’anno prima, aveva vinto il campionato Gp2 imponendosi autorevolmente sugli avversari. Una stagione d’esordio che lo vide debuttare in Williams al fianco di Rubens Barrichello: una coppia ben assortita, con un veterano della Formula 1 e una giovane promessa che poteva anche portare un po’ di fiato alle casse del team di Grove. Il campionato per Maldonado, però, fu privo di soddisfazioni, se non per il primo punto mondiale conquistato in Belgio, grazie al 10° posto finale. La stagione seguente, quella del 2012, fu quella che lo mise veramente in mostra, nel bene e nel male. Un anno che, per il nostro Pastor, ebbe una svolta alla quinta gara dell’anno, il Gran Premio di Spagna: prima pole position (in seguito alla squalifica di Lewis Hamilton) e prima vittoria in Formula 1 (tra l’altro, per raccontare la sfortuna di Maldonado, quello stesso giorno, dopo la gara, il garage del venezuelano fu completamente distrutto da un incendio domato solo grazie all’aiuto dei meccanici degli altri team). Con una Williams che sicuramente non era accreditata tra le favorite, Maldonado riuscì a conquistare il primo successo già alla seconda stagione del Circus: davvero impressionate pensando a come aveva concluso la stagione precedente. Nel corso dell’anno si rese protagonista di diversi corpo a corpo, anche con qualche incidente, per esempio con Lewis Hamilton a Valencia; un duello negli ultimi giri che fu realmente emozionante ma che non vide né vincitori né vinti, in quanto un contatto tra i due mise fuori gioco l’inglese, mentre il venezuelano fu costretto a fermarsi ai box per sostituire l’ala anteriore della sua vettura, andando a rovinare l’ottima gara che si era costruito fino a quel momento. Fu una stagione molto altalenante, con buone prestazioni contrapposte a pessimi week-end: le uniche degne di nota furono i tre Gran Premi nei punti (Giappone, Emirati Arabi e Stati Uniti), con un buon 5° piazzamento, seppur mitigato ancora una volta da un incidente, negli Emirati Arabi.
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Si arriva alla stagione 2013: dopo una stagione 2012 in cui la vettura della Williams aveva mostrato una buona competitività ci si aspettava un salto di qualità anche da Maldonado, reo di non essere costante nel corso dell’anno. Ebbene, fu un totale disastro: la stagione 2013 si concluse con accuse nei confronti del team di sabotaggio, colpevole di favorire l’esordiente compagno di squadra Valtteri Bottas. Maldonado in quella stagione fu, effettivamente, protagonista non solo in pista (a causa dei numerosi incidenti) ma, anche, fuori, appunto grazie alle ripetute accuse nei confronti di coloro che erano non solo i suoi datori di lavoro ma, anche, coloro che gli avevano offerto l’opportunità di fare il debutto nella massima categoria automobilistica. La grande promessa che si era persa lungo il cammino. L’aria all’interno del team era diventata insopportabile e per Maldonado era necessario un cambio: quale miglior opportunità se non comprarsi un sedile in Lotus, team che in quello stesso anno aveva non solo conquistato numerosi podi ma anche vinto un Gran Premio? L’annuncio dell’ingaggio ad Enstone arrivò relativamente tardi: c’era in ballo un ricco contratto di sponsorizzazione con la PDVSA.
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Come ben saprete i due anni in Lotus per il nostro Pastor sono stati ricchi di titoli sui giornali a causa dei numerosi incidenti e dei numerosi errori: errori che, se nel 2014 avevano la scusante di una vettura veramente poco competitiva, nel 2015 non possono essere perdonati, grazie ad una vettura che con il compagno di squadra ha portato a casa punti pesanti oltre a che un podio in Belgio. Due anni in cui, però, Maldonado si è trovato a lottare anche contro la sfortuna perché a fine 2013 abbandonò un team, la Williams, la cui competitività era ampiamente discutibile per approdarne ad un altro che, al contrario, riuscì nello stesso a conquistare una vittoria. A questo punto ti aspetti che, nonostante il cambio di regolamenti, la situazione possa essere così anche nell’anno successivo. Nel caso di Pastor con una Lotus ai vertici ed una Williams nei bassi fondi della classifica. Invece no, perché nel 2014 cambiò tutto: la Lotus fu uno dei peggiori team dell’anno tanto che, complice una vettura molto particolare dal punto di vista telaistico e una Power Unit Renault che sulla E22 non sembrava dare i risultati che dava sulla RB10, vide i punti in pochissime occasioni. A ciò si aggiunsero anche i numerosi problemi economici per il team di Enstone: lo sponsor PDVSA, infatti, non è mai stato in grado di coprire, per quanto redditizio dal punto di vista economico, tutti i debiti della Lotus, tanto che, ancora oggi, si parla di una sua possibile acquisizione da parte di Renault. Al contrario in casa Williams regnava e regna l’ordine: grazie all’adozione della Power Unit Mercedes, la vera scelta vincente del 2014, e di una parte telaistica veramente di alto livello, il team di Grove riuscì con Felipe Massa e Valtteri Bottas a tornare e ad andare oltre i livelli visti proprio con Maldonado nel 2012: l’unica cosa che mancò fu la vittoria, anche se ci andarono vicini in diverse occasioni. Con l’arrivo dello sponsor Martini, inoltre, i conti della casa di Grove furono risanati, cosa che permise di investire ragionevoli quantità di denaro nello sviluppo della vettura, cosa che ad Enstone non era possibile, proprio perché i soldi mancavano. Basti pensare che quest’anno la E23 ha avuto pochissimi aggiornamenti per far si che i debiti non aumentino, permettendo, secondo logica, alla Renault di acquistarla ad un costo minore.
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Per Pastor sicuramente non è stata una scelta felice: arrivato in Lotus carico di speranze si ritrova a fare i conti con il proprio passato, un passato che ora è un presente vincente, mentre quello che doveva essere il futuro ricco di successi è divenuto un presente avaro di soddisfazioni. A commentare la scelta, quasi due anni, è proprio Pastor che, in una breve intervista, dice di non essere frustato per quanto accaduto anche se, visto l’evolversi della vicenda, la sua decisione non è stata la migliore della sua carriera da pilota, elogiando invece la nuova filosofia di lavoro di Enstone: “Non sono frustrato per aver lasciato la Williams, però è stata una scelta non felicissima. Io lavoro duramente con il team, ma indubbiamente lasciare una squadra poi così competitiva non è stata la migliore decisione. Comunque mi prendo appieno la responsabilità della scelta fatta e posso dire di essere soddisfatto della squadra per cui corro attualmente. La Lotus è un gruppo fantastico, certo i risultati non sono stati quelli che mi aspettavo, però è stato importante per me confrontarmi con una filosofia di lavoro diversa, ho imparato molto in questi due anni. Adesso mi sento al 100% e sono certo che tutto ciò mi ha aiutato a crescere come pilota e mi servirà in futuro”.
Una carriera in Formula 1 con tante speranze che, però, Gran Premio dopo Gran Premio ci sta dando solo un pilota altalenante che a buone prestazioni alterna solo pessime figure. La decisione di passare in Lotus, a conti fatti si è rivelata pessima, anche se al tempo per Pastor poteva sembrare la miglior scelta possibile. Quello che rende simpatica questa vicenda è la beffa, perché ora non solo Maldonado si ritrova con un team senza soldi, ma deve anche vedere il suo vecchio team, quello che lo aveva lanciato nel mondo della Formula 1 lottare per il podio e giocarsela con la Ferrari per le posizioni che contano.
È interessante fare un parallelo tra le due carriere vissute da Pastor in Formula 1: da una parte troviamo un Pastor che ha vissuto dei momenti d’oro, con una Williams a fasi alterne. Maldonado negli anni a Grove è cresciuto molto, raggiungendo la vetta nel 2012 e diventando un pilota veloce, con un buon talento, ma altamente incostante, tanto che alternò pessime prestazioni ad altre veramente convincenti. In Williams il suo peggior anno è stato sicuramente il 2013: se nel 2011 l’approccio con il mondo della Formula 1 non è stato particolarmente semplice, il 2013 fu un totale disastro: aumento esponenziale del numero di incidenti, accuse al team, pessimo feeling con la vettura, essere battuto nettamente dal compagno di squadra per giunta debuttante. Insomma, la sua avventura in Williams si è conclusa un po’ come era iniziata: senza nulla di fatto, con in mezzo una stagione di spicco. Un pilota con del talento ma che buttava sempre via tutto per la troppa voglia di fare. Al contrario in Lotus, c’è una Pastor che sembra aver perso definitivamente il talento che aveva, finendo più sui social network per le battute sui suoi incidenti (Crashdonado la più divertente) che per le prestazioni in pista. Se nel periodo in Williams si poteva dire si, è un pilota con un buon potenziale che spreca tutto per la troppa foga, cosa si può dire di Maldonado in Lotus? Cosa si può dire di un pilota che viene costantemente battuto, e anche sonoramente, dal compagno di squadra. Negli ultimi Gran Premi, è vero, ha adottato una inversione di marcia, andando a punti per due volte consecutive, ma con la stessa vettura Grosjean ha più del doppio dei punti ed un podio all’attivo. Al netto degli incidenti, delle scelte sbagliate, della sfortuna, a questo punto, con un contratto in tasca appena rinnovato per il 2016, viene da chiedersi: cosa potrebbe fare ora Maldonado senza il colosso PDVSA alle sue spalle?