Pagelle F1 2015 | Gp Russia: i promossi e i bocciati di Sochi
Un week-end molto movimentato quello del Gran Premio di Russia, ricco di colpi di scena, di paure e di emozioni. Un Gran Premio che, sulla pista di Sochi, ci consegna un Lewis Hamilton sempre più vicino al titolo mondiale, un Sebastian Vettel sempre in forma e in piena lotta per il secondo posto nella classifica piloti ed, infine, un duello rusticano tra finlandesi che non vede né vinti né vincitori. Chi, alla fine, ci guadagna è Sergio Perez che coglie un insperato, quanto importante, podio per la Foce India, consentendo al team di ottenere un risultato di prestigio che la tiene “viva” nel mondiale costruttori. Se da una parte splende il sole, dall’altra si fa tutta grigia, perché il grande deluso di giornata è Nico Rosberg: anche nelle giornate migliori sembra andargli tutto storto. Dopo la pole conquistata al sabato viene tradito dal pedale dell’acceleratore della sua W06, dando addio anche all’ultimo lumicino di speranza mondiale che, quantomeno quest’anno, è stato solo un miraggio per il tedesco della Mercedes.
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Lewis Hamilton: 8,5.
Troppo semplice oseremmo dire. Nonostante sul passo gara non c’erano dati concreti, vista la pioggia al venerdì e l’incidente di Sainz Jr. al sabato, in questo week-end Lewis sembrava poter essere un pelo meno competitivo del compagno di team Nico Rosberg. Il ritiro del tedesco lo ha sicuramente favorito, spianandogli la strada verso un successo assicurato, tanto che da metà gara in poi si è potuto permettere di farsi recuperare giro su giro da Sebastian Vettel, senza mai mettere a rischio la vittoria finale. Nel finale, probabilmente, stava già pensando a come festeggiare il trionfo e il mondiale costruttori, portando magari in camera d’albergo, come rivelato dal rivale in rosso nella conferenza stampa, qualcuna di quelle grid girls che avevano animato il dopo corsa. Mancano pochi punti per mettere ufficialmente le mani sul terzo titolo mondiale anche se, in realtà, il trofeo ce l’ha in bacheca da molto tempo ormai.
Sebastian Vettel: 8,5.
Sebastian Vettel non tradisce le aspettative e, anche in Russia, coglie un preziosissimo secondo posto che vale punti pesanti per la classifica piloti. Complice il ritiro di Rosberg, il tedesco della Ferrari è bravo, ancora una volta, a sfruttare come una volpe tutte le occasioni che gli si presentano, agguantando il secondo posto nel mondiale: vero, per un campione come lui il secondo posto vale nulla ma, al contempo, questo risultato sarebbe un’iniezione di fiducia per se stesso e per il team, dopo un 2014 molto difficile per entrambi che ha visto più insoddisfazioni che gioie. Un secondo posto che in termini di morale significherebbe molto, perché vorrebbe dire battere una delle due Mercedes, una di quelle due astronavi che ha vinto il titolo costruttori con quattro gare d’anticipo. Furbo, scaltro, che non commette errori: forse una sbavatura, a Sochi, c’è: quella partenza in cui non è sembrato brillante come nelle scorse gare ma, quella rimonta, fatta di giri veloci su giri veloci, quel duello al limite con il compagno di team hanno riscattato il momento di difficoltà alla partenza portando, meritatamente, al secondo posto nella classifica mondiale.
Sergio Perez: 9.
Sotto le luci di Sochi va in scena l’atto secondo, ovvero quello dei piloti che non ti aspetti, quelli che credi siano costretti a navigare a metà classifica per manifesta inferiorità della vettura. Invece no, perché questa volta l’atto secondo ci consegna un Sergio Perez raggiante, un Sergio Perez a podio su un tracciato dove essere veramente difficile aspettarsi questo eccezionale risultato. Vero, sul risultato pesano la strategia azzeccata dai box e i ritiri degli avversari ma, nonostante tutto, reggere la pressione degli altri negli ultimi giri (con gomme per altro quasi finite) senza commettere il minimo errore non è da tutti: si fa trovare pronto a sfruttare l’occasione, quella che mette la ciliegina sulla torta alla sua stagione.
Felipe Massa: 7.
Bravo a cogliere le sfortune altrui e a guadagnarsi a conti fatti un ottimo quarto posto dopo una qualifica particolarmente difficile, la quale lo aveva visto fuori già alla Q2. Bravo il team a farlo pittare durante la Safety Car, bravo lui a cogliere l’occasione che gli si è presentata, chiudendo dignitosamente un week end che, comunque, lo ha visto sempre lontano dal compagno di squadra.
Kimi Raikkonen: 7,5.
Sbalordisce al via per lo scatto, concreto e spettacolare rispetto alle ultime uscite. La sua gara è una via di mezzo, nel senso che non ha il passo, seppure per pochi decimi, per reggere il confronto con Vettel, nonostante un bellissimo duello in cui i tifosi Ferraristi, e i tecnici al muretto, hanno perso qualche anno di vita sperando che i due, nonostante fossero al limite, non finissero per toccarsi; al contempo, però, troppo veloce per quelli dietro anche se, a fine gara, si è dovuto trovare a fare i conti con loro. La sua gara prende una svolta al pit stop perché da li passa la sottile linea che divide il podio da una difficile rimonta. Se per pochi secondi Vettel è riuscito ad evitare il traffico e a portarsi in zona podio abbastanza facilmente, per il finlandese non è stato così semplice: una strategia che poteva essere leggermente diversa lo porta a finire, per pochi decimi, non solo dietro a Bottas ma, anche, alle spalle di Perez e di Ricciardo. Da una parte, magari, poteva spingere di più prima, dall’altra la Ferrari poteva lasciarlo in pista per un altro giro. C’è da dire che a quel punto la sua gara si complica, perché superare una vettura con una velocità di punta così alta come la Williams non è semplice: ci mette troppo tempo per superare Ricciardo, perdendo quel tempo che poteva tornargli utile per tentare un attacco più studiato su Bottas negli ultimi due giri, invece di provare alla cieca. Vero, c’era spazio per provare quel sorpasso, ma Kimi è stato anche fin troppo fiducioso. Nonostante ciò i 30″ di penalità inflitti a fine gara sono davvero eccessivi per un Raikkonen che a Sochi ci ha messo il cuore per raggiungere il podio.
Daniil Kvyat: 6,5.
Nella gara di casa è bravo a sfruttare le occasioni che gli si pongono e ad agguantare un quinto sesto posto. La sua gara si complica al sabato, a dire il vero, perché complice non una bella qualifica, è costretto a partire fuori dai primi 10. Gara di casa, davanti a migliaia di tifosi che, forse, lo mettono anche un po’ sotto pressione. Un gara senza infamia e senza lode, anche se molto concreta.
Felipe Nasr: 7,5.
Un sesto posto che vale quasi come una vittoria per il brasiliano e per la Sauber, che prima di questa gara era alla disperata ricerca di punti pesanti. Sono arrivati qui a Sochi con una buona gara in cui, come per gli altri, sono stati più gli eventi e i ritiri che la reale prestazione in se a permettere di agguantare questo prezioso risultato. C’è comunque da sottolineare la bravura e la concretezza di Felipe in un week end dove è sempre stato davanti al compagno di team, centrando il suo secondo miglior risultato stagionale.
Pastor Maldonado: 6.
La vera notizia è che, questa volta, non combina nulla di insolito, non si rende protagonista di una “maldonata” insomma. Anzi, conclude una gara dignitosa, nei punti, portando a termine il compito del week end.
Jenson Button: 6,5.
I punti sono un dono sceso dal cielo, perché con questa vettura è ancora tutt’oggi quasi impossibile, salvo ritiri degli avversari, chiudere nella top ten. Senza i 6 ritiri probabilmente sarebbe arrivato 15°, seppur il passivo dalla testa della corsa, questa volta, sia diminuito consistentemente. Ritiri a parte, però, è bravo con questa vettura a sfruttare l’occasione e a portare a casa due punti che fanno morale. Piccola soddisfazione è quella di aver battuto il compagno di squadra per tutto il week end.
Fernando Alonso: 5.
Nel week end del suo 250° Gran Premio in Formula 1 ci si aspettava una gara tutta all’attacco, una prestazioni importante: poi ci si ricorda che quest’anno (chissà i prossimi..) guida una McLaren-Honda che, più che far provare emozioni, fa provare quasi compassione per il livello a cui si trova. C’è da dire che, comunque, si becca a fine gara oltre 20″ dal compagno di team e viene anche penalizzato per i continui track limits. Ci si aspettava di più.
Carlos Sainz Jr.: 10.
Il botto tremendo del sabato mattina lascia tutti gli appassionati con un nodo in gola, con quella tensione, con quella paura, con quel momento in cui il cuore si arresta perché quelle immagini, quelle scene, fanno sempre paura, anche se le rivedi mille volte. Per fortuna Carlos ne è uscito tutto intero e, dopo una notte in ospedale, partecipa addirittura alla gara, nonostante un botto da oltre 40G e dei dolori alla schiena e al collo che non sarebbero proprio le condizioni ideali per partecipare ad una corsa su bolidi come questi. Eppure Carlos c’è, 24 ore dopo quel pauroso incidente è in pista e prende parte alla gara, seppur partendo ultimo: ci si aspetterebbe una gara non eccezionale che, invece, da prova di come la voglia e l’adrenalina siano le migliori medicine per un pilota, tanto che lo portano fino al margine della zona punti prima che un problema ai freni nella stessa identica curva del giorno prima lo mettono ko. Nonostante non sia arrivato un risultato bisogna solo alzarsi in piedi e fare un lungo applauso a piloti e a persone del genere che ci mettono il cuore e la grinta prima di tutto.
Nico Rosberg: s.v.
Era difficile pensare a così tanta sfortuna per Nico Rosberg. Dopo aver conquistato una pole importantissima, la domenica era chiamato a dare una prova di forza, non tanto per riaprire il mondiale ma, quantomeno, per dare al team una prova che poteva essere ancora un elemento importante per il team anche in gara, capace di vincere e battere il compagno di squadra. Invece, quest’anno, sembra andargli tutto storto, perché quando sei in testa e ti si rompe il pedale dell’acceleratore, cosa che in F1 si è vista veramente poche volte, ti viene da pensare che prima del via gli sia passato un gatto nero davanti alla macchina. Il mondiale, seppur non matematicamente, è ormai un sogno lontano: c’è da riconquistare il secondo posto nella classifica piloti in un anno che è stato spesso privo di soddisfazioni.