F1 2015 vs F1 2014: come sono cambati i valori in pista in 12 mesi
Siamo ormai giunti quasi al termine di questo campionato mondiale 2015 di Formula 1. I titoli mondiali sono ormai già stati assegnati da un paio di gare, a Lewis Hamilton per quanto riguarda il campionato piloti, alla Mercedes per quello costruttori. La penultima gara in Brasile ci da l’opportunità di avere diversi spunti di cui parlare da poter affrontare: in particolare ci concentreremo sul paragonare le prestazioni in gara della scorsa stagione rispetto alla gara che si è conclusa qualche giorno fa a Interlagos. Un modo per vedere quali team, a fine campionato, hanno migliorato la loro performance in questo 2015 e chi, invece, ha peggiorato rispetto alla scorso anno.
La prima peculiarità degna di nota è la differenza a livello di tempo che è stato impiegato da Nico Rosberg per vincere il Gran Premio: se nella passata stagione il tedesco aveva concluso la gara in 1h30’02″555, quest’anno ci è voluto 1h31’09″090, ovvero un minuto e 7 secondi in più. È un dato molto interessante su cui riflettere: è vero che l’asfalto rispetto alla scorsa stagione era in condizioni nettamente peggiori, ma può ciò giustificare oltre un minuto di differenza tra i due risultati ottenuti? Difficile imputare la responsabilità al manto stradale e neppure ai piloti perché è pur vero che nel 2014 i due spinsero perché si stavano giocando il mondiale, ma anche quest’anno Rosberg e Hamilton non si sono risparmiati, tanto che Lewis non è riuscito a sorpassare il compagno di squadra anche per via del ritmo imposto dalla Frecca d’Argento numero 6. Anche il distacco tra i due piloti Mercedes è stato nettamente differente rispetto alla scorsa stagione: nel 2014 il gap era ampiamente sotto i due secondi, mentre quest’anno supera i 7.
Il Gp del Brasile ci racconta anche chi ha fatto il salto prestazionale migliore rispetto al 2014: la Ferrari. La scuderia di Maranello ha lavorato duramente durante lo scorso inverno su Power Unit e telaio: i principali difetti erano sulla componente elettrica del nuovo sistema ibrido, per la quale si è richiesto un lavoro molto importante, facendo si che l’energia immagazzinata potesse ritornare maggiormente utile rispetto a quanto non facesse. L’introduzione di una sospensione anteriore stile Mercedes ha, inoltre, favorito il ritorno di Kimi Raikkonen nelle prime posizioni, andando anche, in un certo senso, a facilitare il lavoro di Sebastian Vettel, il quale ha uno stile di guida molto simile a quello del finlandese. Grazie a questi importanti innesti, anche per quanto riguarda il comparto degli ingegneri e dei meccanici, la Ferrari è riuscita a colmare buona parte del Gap nei confronti della casa di Stocarda, affidandosi anche ad un pilota d’eccellenza come Vettel: questi due fattori hanno permesso alla Ferrari di tornare ai vertici della Formula 1, riuscendo a conquistare anche 3 vittorie durante questa stagione. Il miglioramento rispetto alla stagione 2014, dati alla mano è tangibile: non solo per quanto riguarda i punti, le vittorie ed i podi, ma anche quello dei giri veloci e, tenendo sempre conto della gara del Brasile, del differente gap tra due edizioni del Gp. Durante la passata stagione il primo pilota Ferrari a concludere sul traguardo fu Fernando Alonso, il quale concluse con un pesante gap di 1:01.906 dal vincitore. Quest’anno, invece, Sebastian Vettel ha praticamente ridotto il distacco ad 1/4, chiudendo a 14.244s da Nico Rosberg. Il miglioramento è tangibile anche per la prestazione di Kimi Raikkonen: rispetto alla passata stagione il finlandese ha chiuso con un passivo di 20 secondi in meno.
Deludenti le Williams: la vettura di Valtteri Bottas è la prima monoposto doppiata e ciò fa capire quale sia, ancora oggi, il vantaggio non solo motoristico ma, anche, telaistico. Nel 2014 la squadra di Grove era riuscita a salire sul podio di questa stessa pista grazie a Felipe Massa, l’eroe di casa. La situazione in questa stagione. però, è molto diversa: Massa (lasciando fuori il discorso della squalifica) pochi giorni fa non è riuscito a trovare il giusto bilanciamento del set-up ed, infatti, non è stato protagonista di una grande gara. Al contrario, invece, Valtteri Bottas ha fatto un notevole progresso in termini di posizione finale, passando dal 10° posto del 2014 al 4° del 2015. La sostanza, però, non cambia: aveva concluso la gara doppiato la scorsa stagione ed ha finito doppiato pure in questa. In casa Williams hanno lavorato parecchio per cercare di riuscire ad avvicinarsi il più possibile alla Mercedes ma, al contrario, si sono visti “fregare” da sotto il naso il titolo di anti-Mercedes a favore della Ferrari. Rispetto all’anno scorso non ci sono stati notevoli miglioramenti per il team inglese anche se c’è stato sicuramente qualche affinamento: serviva una svolta che, in realtà, non è arrivata.
Sicuramente chi ha peggiorato consistentemente è stata la McLaren: il 2015 è stato un anno disastroso per il team di Woking, complici un telaio buono ma non eccezionale ed una power unit che ha portato più problemi che soddisfazioni. Se nella passata stagione il team inglese era riuscito a portare entrambi i propri piloti a punti, raccogliendo anche un distacco di soli 7 secondi dal podio di Felipe Massa. In questa stagione il paragone è improponibile: Fernando Alonso ha passato più tempo ai box e lungo i bordi della pista che sul tracciato stesso, mentre Jenson Button ha raccolto un misero 15° posto, riuscendo a lottare, però, con le Sauber. Una magra consolazione: a questo punto durante la scorsa stagione ci si aspettava una McLaren al vertice nel 2015, grazie ad una collaborazione esclusiva che avrebbe dovuto rilanciare il team di Woking. Adesso, invece, ci ritroviamo con un team che non sa su cosa lavorare: è vero che in Honda hanno ammesso di aver capito i problemi, ma hanno anche ammesso che non so pronti a rivoluzionare il loro concetto proposto quest’anno a breve termine. Quindi anche durante la prossima stagione è probabile che vedremo una McLaren, si più competitiva di questa stagione, ma non nella top 5.
Un altro team che, rispetto alla scorsa stagione, ha nettamente peggiorato la propria prestazione è stata la Red Bull. L’anno scorso il team di Milton Keynes poteva contare su un Daniel Riciardo al top, su Sebastian Vettel e su una vettura con uno dei, se non il, telai migliori del lotto. Nella 2014 a prendere la scena fu il tedesco che, complice il ritiro dell’australiano per la rottura della sospensione, si prese sulle spalle il team: sul traguardo giunse 5°, a 51″ dalla vetta. Ma è pur vero che Vettel era un pilota nel 2014 che non riusciva ad adattarsi particolarmente a quella vettura. Quest’anno, invece, Daniil Kvyat ha concluso la gara doppiato, mentre Ricciardo, il quale ha provato il nuovo motore Renault, si è fermato solo all’uncidesimo posto e doppiato. Non c’è ancora nessuna garanzia per il motore dell’anno prossimo (che dovrebbe essere sempre Renault), ma la situazione non sembra delle migliori.
Simili alla scorsa stagione, invece, le prestazioni di Force India e Sauber. Chi si è migliorata consistentemente è stata, infine la Lotus: rispetto al 2014, grazie ad un telaio ed una power migliore, è riuscita a centrare i punti con entrambi i piloti, nonostante le difficoltà economica in cui versa. Da capire il futuro di questo team.