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    F1 Rewind 2015: gioie, delusioni, sorprese e lacrime di una stagione

    Alessandro PradaBy Alessandro Prada11 Dicembre 2015
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    Hamilton Gp British Silverstone F1 2015
    La stagione 2015 si è conclusa da poco, con verdetti che già sono ben noti al pubblico. Eppure, a meno di un mese dalla fine di questo pazzo 2015, il campionato un po’ ci manca, e sicuramente mancherà già anche a voi. Ci aspettano test invernali, rumors, presentazioni e tante prime impressioni che andremo certamente ad analizzare, ma nel frattempo non si può dimenticare quello che è accaduto quest’anno.

    In questo 2015 ne abbiamo viste tante, a partire dalla quasi perfezione delle Mercedes, capitanate dal campione del mondo Lewis Hamilton. La casa tedesca si è confermata ai livelli del 2014, andando addirittura a battere il record della stagione precedente siglando ben dodici doppiette. Merito del grande lavoro del campione inglese, capace di conquistare undici pole position e dieci vittorie che hanno piegato il compagno Nico Rosberg, capace solo al termine del campionato di prendersi una piccola rivincita con tre vittorie e tre pole consecutive. Se qualcuno sperava in un riavvicinamento in termini di amicizia tra i due piloti Mercedes, vi siete sbagliati.

    E’ stato anche l’anno della Ferrari, tornata finalmente competitiva dopo un 2014 da dimenticare. Una squadra rinnovata in tutto per tutto, a partire dal presidente fino ai piloti, passando per il reparto corse. L’artefice di questa rinascita è stato sicuramente Sebastian Vettel, capace, in un anno comunque dominato dalle Mercedes, non solo di risollevare il morale della squadra, ma anche di conquistare ben tre vittorie (Malesia, Ungheria e Singapore) e l’unica pole non targata Mercedes (Singapore), che all’inizio della stagione sembravano davvero un miraggio. I ricordi “rossi” di questa stagione saranno per sempre abbinati ai team radio del tedesco dopo le sue vittorie, specialmente in Malesia (primo sigillo in Ferrari) ed in Ungheria, con una toccante dedica in francese all’appena scomparso Jules Bianchi. Un po’ meno brillante il campionato dell’ultimo iridato di Maranello, Kimi Raikkonen, salito sul podio solo in tre occasioni e, curiosamente, solo nei gran premi in notturna. Le prestazioni dei due piloti hanno comunque consentito di gettare le basi per un 2016 che già fa sognare.

    E’ stato l’anno in cui il “Rinascimento” messo in atto dalla Ferrari ha un po’ tappato le ali alla Williams, che con un motore Mercedes non è stata proprio all’altezza delle aspettative. Il terzo posto nel mondiale è risultato di un magro bottino accumulato dai due piloti, con due terzi posti ciascuno. Massa ha trovato il sorriso nelle sue gare amiche, in Austria (dove l’anno scorso aveva ottenuto una clamorosa pole) ed in Italia, esultando davanti ad un pubblico che lo ha sempre amato ma salendo sul podio soltanto grazie al ritiro nei giri finali di Nico Rosberg. Per Bottas invece le gioie sono arrivate in Canada e sul rinnovato circuito di Città del Messico, altra grande novità del calendario 2015 che mancava dal 1992. In mezzo c’è un campionato per lui iniziato con una gara di ritardo complice un infortunio, ed una rivalità aspra e polemica durata due gare con il connazionale Raikkonen, dove i due non si sono risparmiati colpi bassi.

    E’ stato l’anno in cui la Red Bull si è fatta conoscere più per la telenovela politica con i motori Renault che per i risultati, che hanno visto inaspettatamente il nuovo pilota Kvyat davanti al più esperto Ricciardo. I vertici della casa austriaca non c’hanno pensato due volte ad accusare e criticare le power unit francesi, con la Renault che di canto suo aveva fatto sapere di non voler più collaborare più con la Red Bull per il 2016. A quel punto Horner è andato a bussare in casa Mercedes e Ferrari, trovando però la porta chiusa. Inevitabile quindi, solo a fine stagione, ricucire lo strappo con Renault per non restare a piedi nel 2016.

    E’ stato l’anno in cui abbiamo visto podi inaspettati, come il terzo posto di Perez in Russia e lo stesso piazzamento di Grosjean in Belgio, in quello che è stato di fatto l’ultimo podio della Lotus in Formula 1, dato che l’anno prossimo il team verrà acquisito completamente da Renault.

    E’ stato l’anno degli esordienti giovanissimo come Sainz, Nasr e soprattutto Verstappen, diciassettenne velocissimo che ci ha più volte entusiasmati con i suoi sorpassi da urlo e per la sua grinta fuori dal comune, imprevedibili per un ragazzo come lui. E c’è già chi sogna nel vederlo in Ferrari per il 2017.

    E’ stato l’anno in cui si è tornati al passato, con la McLaren che ha riabbracciato la motorizzazione Honda. Già, quello stesso binomio McLaren-Honda che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 terrorizzava la concorrenza a suon di vittorie e titoli mondiali. Due piloti d’esperienza ed entrambi campioni del mondo, Jenson Button e soprattutto Fernando Alonso, andatosene dalla Ferrari e ritornato anch’egli a Woking per sposare un progetto ambizioso e blasonato allo stesso tempo. Le premesse c’erano, e invece si è compiuto il disastro.
    Una vera e propria disfatta sportiva, iniziata già prima dell’inizio del campionato con un episodio ancora oggi misterioso. Protagonista di questo fatto è proprio Alonso, che in un incidente apparentemente innocuo durante i test a Barcellona viene ricoverato per tre notti in ospedale per una commozione cerebrale. Malore prima dell’incidente? Alonso che perde la memoria in ospedale e pensa di essere nel 1995? Sono tante le voci e le bufale che si rincorrono in quei giorni confusi, ma ancora oggi nessuno, nemmeno in McLaren, sa spiegare cos’è realmente accaduto a Montmelò. Lo spagnolo è quindi costretto per precauzione a saltare la prima gara in Australia, ma il resto della stagione sarà solo un grande collezione di ritiri e di scarsissima competitività, per lui e per il compagno Button. Una rabbia, quella di Alonso, che esplode proprio durante il gran premio di casa per la Honda, a Suzuka, quando via radio definisce “imbarazzante” ed “un motore da GP2” la power unit giapponese, rischiando lo strappo proprio con i vertici della casa nipponica.

    E soprattutto, questo 2015, è stato l’anno delle lacrime. La Formula 1 si è resa conto che la morte di un pilota, Jules Bianchi era una dolorosissima illusione. Il giovane francese di origini italiane, dopo l’orrendo schianto contro una gru a Suzuka nel 2014, ha perso la sua battaglia dopo mesi e mesi passati in coma profondo, ad attendere notizie confortanti che, purtroppo, non sono mai arrivate. Quando ripensiamo a questo campionato, nelle sue mille sfaccettature, il pensiero va sempre a lui. Il pilota che ancora oggi viene ricordato non solo per il suo carattere dolce e per quel suo sorriso timido, ma anche per esser stato l’unico ad aver conquistato un piazzamento a punti nella storia del team Marussia, facendolo per giunta su una pista estremamente complicata come Montecarlo. E scusate se è poco.

    #CiaoJules

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    Alessandro Prada | Appassionato da una vita di sport e di F1 in particolare. Cresciuto tra le vittorie di Schumacher e la leggenda di Senna con la Ferrari sempre nel cuore.

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     2. Sergio Perez             43
     3. Fernando Alonso          30
     4. Carlos Sainz             20
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     3. Aston Martin           38
     4. Ferrari                26
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