Capelli lunghi e biondi. Occhi marroni e sguardo intenso. Fisico da passerella.
Ci si aspetterebbe di vederla sulle pagine patinate delle migliori riviste di moda, indossare l’ultima tendenza del momento. E invece niente di tutto questo.
La maggior parte delle foto che si trovano sul web, la ritraggono con una divisa nera verde e gialla e un casco sotto braccio. Non mancano certo immagini in posa, con abiti femminili o in costume. Ma sono solo l’esaltazione della sua femminilità, a cercare di ricordare a tutti che, sotto quella corazza fatta di tuta ignifuga e casco, si nasconde un angelo biondo che potrebbe amaliare anche il più esigente degli uomini.
Carmen Jorda, spagnola di Alcoy, 28 anni il prossimo maggio, invece che far valere le sue doti estetiche , ha preferito fare della sua passione per la velocità, la sua vita. “Corro da quando avevo 10 anni”, racconta Carmen, “ e il mio sogno da quando ero piccola è sempre stato di guidare una monoposto di Formula 1”.
Missione compiuta: o quasi.
Con la benedizione del padre ex pilota, Jose Miguel Jorda: il DNA non mente.
Dopo il ritiro di Susie Wolff, e la fine del rapporto tra Simona De Silvestro e la Sauber, toccherà a Carmen il ruolo di portabandiera del gentil sesso in Formula 1: in un mondo ostentatamente maschile, in cui la presenza delle donne deve essere limitata al massimo, circoscritta a ruoli di secondo o terzo piano.
La “Señorita” ha mosso i suoi primi passi nelle quattroruote, nel favillante mondo a stelle e strisce. Ha esordito nella Indy Lights, come tester alla Walker Racing, per poi passare alla Andersen Racing, prima come collaudatrice poi come titolare, per gareggiare nella Firestone Indy Lights Series.
Nel 2012 il rientro in Europa per sfidare i suoi colleghi maschi della GP3: tre stagioni per dimostrare che non solo gli uomini possono farsi valere con un volante in mano. Risultato: zero punti e ancora meno soddisfazioni.
Nonostante ciò arriva la promozione tanto agognata: nel 2015 infatti viene selezionata per entrare a fare parte del programma di sviluppo per i piloti della Lotus. Non esattamente quello che si aspettava Carmen. L’unico sedile su cui adagia le sue grazie sono quelle del simulatore. Per il resto solo attività di marketing: la sua bella presenza a passeggio nel paddock, sorrisi e ammiccamenti alle telecamere e macchine fotografiche, e bella mostra degli sponsor.
E così iniziano le prime polemiche tra chi la ritiene una pilotessa di immagine più che di sostanza, e chi invece apprezza le sue doti velocistiche. Due voci su tutte
Michèle Mouton, vincitrice di quattro rally mondiali e portavoce delle donne nel Motorsport per conto della FIA, la boccia senza appello: “credo che in giro ci siano donne più meritevoli”. Rincarando poi la dose parlando di ragazze che “sono riuscite a fare la scalata più per ragioni di marketing e di politica”.
Avvocato difensore di Carmen si erge niente po’ po’ di meno che Bernie Ecclestone, il boss della Formula 1, da sempre sostenitore della presenza femminile nel circus: “E’ molto brava. Abbiamo chiesto alla Lotus e ci è stato risposto che ha fatto un ottimo lavoro. Lei vuole rimanere in Formula 1 e noi dobbiamo cercare di trovare la maniera giusta per farla rimanere, anche se non è da sola, ci sono tante ragazze in giro”.
E forse le sue parole, che in Formula 1 valgono oro, hanno avuto un peso specifico non indifferente.
La Renault, infatti, al suo rientro in Formula 1 dopo l’acquisizione della Lotus, ha deciso di confermare la Jordà nel ruolo di tester. A suggello di ciò la spagnola è stata invitata, insieme ai due piloti ufficiali Kevin Magnussen e Jolyon Palmer, alla presentazione ufficiale della nuova monoposto, la RS16, sacrificando all’altare degli esclusi Marco Sorensen, 26enne danese, anch’egli nell’orbita del programma giovani Lotus. Un’esclusione che il pilota non ha certo digerito. Non si aspettava certo di prendere il posto dello “squattrinato” Pastor Maldonado. Ma scavalcato da una donna, questo no: è troppo!
Da qui la decisione di uscire dal programma, sbattendo la porta, e di approdare alla WEC, il Mondiale Endurance: “al simulatore sono sempre stato 12 secondi più veloce di lei, coprendo tra l’altro 60 giorni di prove, ossia quanto Magnussen alla McLaren. Averle visto rinnovare il contratto mi ha offeso talmente tanto da capire che era il momento andarmene. Purtroppo non posso permettermi i 6,7 milioni di euro che a quanto pare occorrano per comprare un sedile in F.1″, ha tuonato il danese.
Altra velata accusa alla Jordà di prevalenza delle sue grazie, piuttosto che delle sue capacità.
Ma questa volta Carmen non ha mandato giù il boccone. Ha tirato fuori le unghie e ha risposto per le rime al collega: “Sinceramente non so chi sia questo Sorensen, l’anno scorso non l’ho mai visto ad Enstone, non credo facesse nemmeno parte della squadra. Io so solo che al simulatore giravo ad un secondo da Grosjean. Se qualcuno dice che girava dodici secondi più veloce di me allora significa che sarebbe undici secondi più veloce di Romain. E uno così le squadre farebbero a gara a prenderselo, mentre non mi sembra sia in F1…”.
Beh niente male la ragazza!
Al di là di questo battibecco tra colleghi invidiosi, c’è sicuramente da dire che il suo palmares attuale non è certo dei migliori e forse non giustifica la sua presenza in Formula 1. Ma nell’epoca in cui si arriva a guidare una monoposto quando non si può neanche portare la mamma a fare la spesa, con alle spalle solo esperienze kartistiche, o poco più, proviamo a non tirare conclusioni affrettate.
Diamo il giusto tempo alla ragazza di ambientarsi in un mondo che le è ostico. Di provare a sconfiggere i pregiudizi che ci fanno dire “donna al volante…pericolo costante”. E vediamo se potrà essere la nuova Danica Patrick: o per tornare indietro nel tempo, la nuova Maria Teresa de Filippis, pioniera delle donne in Formula 1.
Se così non dovesse essere rimarrà nei nostri ricordi la sua bellezza angelica, la sua femminilità conturbante… e poco più!