Team Haas F1: il nuovo costruttore che rompe regole ed equilibri
Dopo appena due gare c’è già una scuderia che possiamo tranquillamente definire come la rivelazione di questo mondiale. Il suo nome è Haas F1 Team.
Il team americano, al debutto in questo mondiale, ha già nel palmares un 6° posto in Australia e un 5° al Gran Premio del Bahrain appena conclusosi.
Solo la Brawn GP era riuscita a fare meglio nel 2009, alla sua stagione di esordio, vincendo il titolo mondiale con Jenson Button, grazie ad un’interpretazione ai limiti del regolamento da parte del genio Ross Brawn, che portò la monoposto a dominare il mondiale.
Prima di lei la Toyota, nel 2002, era riuscita a conquistare punti all’esordio: uno per la precisione, frutto di un sesto posto artigliato da Mika Salo nella prima gara in Australia. Al termine della stagione però i punti totali furono solo 2.
Il Team Haas F1 ha invece già ragranellato 18 punti, grazie al suo pilota di punta Romain Grosjean. Quinta in classifica costruttori a soli 2 punti dalla ben più blasonata Williams, e a 15 dalla Ferrari, seconda nel mondiale. Grosjean è quarto nel mondiale piloti a pari punti con Kimi Raikkonen.
Considerando che Esteban Gutierrez, secondo pilota della scuderia americana, non ha ancora visto ancora la bandiera a scacchi, il bottino poteva essere ancora più sorprendente. In Australia il Messicano è stato incolpevole protagonista nel terribile incidente di Fernando Alonso. In Bahrain invece un problema al freno anteriore sinistro ha messo fine alla sua gara all’ottavo giro, dopo una buona partenza che lo aveva portato alle spalle di Grosjean, in ottava posizione.
Cerchiamo di ripercorrere la pur breve storia del team americano e di cercare di capire i segreti del suo successo.
Haas è la prima scuderia statunitense a partecipare al campionato mondiale di Formula 1 dal 1986, ultima stagione in cui aveva corso la Haas Lola. Tra il 2009 e il 2010 un altro team a stelle strisce, la US F1, cercò di affacciarsi al circus iridato: ma, ottenuta l’iscrizione al mondiale 2010, la scuderia non riuscì a parteciparvi per problemi finanziari.
Fondata da Gene Haas, già comproprietario della scuderia del campionato NASCAR Stewart-Haas Racing, la scuderia ha la sede principale a Kannapolis, in Noth Carolina, e una sede distaccata, in precedenza appartenuta alla Marussia, a Banbury, nella contea dell’Oxfordshire, in Inghilterra.
Lo sviluppo della monoposto, la VF-16, è stato guidato da Rob Taylor, in precedenza capo progettista anche di Red Bull e Jaguar. L’altoatesino Gunther Steiner ricopre invece il ruolo di team principal.
Il telaio della monoposto è stato costruito dalla Dallara, mentre i motori, i componenti della power unit e il sistema delle sospensioni sono forniti dalla Ferrari.
Il progetto della scuderia Haas inizia a concretizzarsi nel dicembre 2013, quando Gene Haas presenta richiesta di iscrizione al Mondiale di Formula 1. La FIA conferma la partecipazione della Haas al campionato 2015. Ma la scuderia sceglie di rimandare il debutto alla stagione successiva, preferendo concentrare tutte le sue forze per preparare al meglio la monoposto 2016, che ha debuttato in pista ai test pre-stagionali.
Nei test di Barcellona la VF-16 ha mostrato la sua fragilità e i naturali limiti di una vettura ai primi km di pista. Sono però bastate poche settimane per vedere una monoposto consistente e competitiva, anche se ovviamente permangono problemi di gioventù.
E grazie ad un ritrovato Grosjean sono arrivati i primi punti mondiali che danno morale e soprattutto introiti economici. E se in Australia il sesto posto è arrivato anche grazie all’interruzione della corsa e alla conseguente decisione di non fare più pit stop fino alla fine della gara, il risultato del Bahrain è esclusivamente merito della monoposto e di una strategia aggressiva. Infatti il team americano ha intelligentemente preservato un set di gomme supermorbide nuove il sabato, utilizzandolo poi nel primo stint di gara. Altro set di supermorbide nuove al primo cambio gomme, per passare poi alle supermorbide usate, e alle morbide nell’ultimo tratto di gara.
Un exploit che ha sorpreso ed esaltato tutto il team e soprattutto Grosjean che dopo il Gran Premio del Bahrain ha dichiarato: “Non so se sia un sogno, sesto alla prima gara e quinto nella seconda. Non mi aspettavo di poter lottare a questi livelli. Ho firmato per il progetto, un buon pacchetto con il motore Ferrari, ma non mi sarei aspettato tutto questo. E’ incredibile. Arriveranno giorni sicuramente più difficili ma fin qui è un sogno.”
Tutto questo ha anche generato le invidie e attirato le critiche di molti altri team. Come anche sostenuto da Giancarlo Minardi sulle pagine del suo sito, visti gli ingenti capitali investiti per costruire i telai, le principali scuderie non accetteranno di buon occhio i risultati di un concorrente, che sta riscrivendo la definizione di Costruttore. Infatti le monoposto, escluso il muso ed altre poche parti, sono un clone della Ferrari. Quindi secondo i detrattori, il Team Haas dovrebbe considerarsi un assemblatore più che un costruttore vero e proprio.
Chris Horner, team principal della Red Bull, ha mascherato con l’ironia una stoccata chiara e pungente: “Loro sono stati veloci a Sakhir. La loro strategia ha funzionato molto bene. Sono stati aggressivi con tre pist stop e le gomme Soft. E’ una macchina veloce e solida. La Ferrari dello scorso anno sembra essere ancora molto competitiva”.
Allo stesso modo si è espresso il direttore tecnico della Williams Pat Symonds, in un intervista al New York Times: “Il concetto di “costruttore” finirà per distruggersi: è probabile che sia proprio la volontà di qualcuno. Il team americano ha fatto un ottimo lavoro per i propri interessi ma non per la Formula 1. Insomma a mio parere l’ha portata nella direzione sbagliata”.
Queste parole sembrano più frutto di preoccupazione ed invidia. Non a caso provengono dalla Williams, che si trova davanti al team Haas di soli 2 punti, e dalla Red Bull che in Bahrain ha visto una propria monoposto, quella di Daniil Kvjat, giungere alle spalle di Grosjean, e l’altra precederlo sul traguardo di pochi secondi.
Ma se è vero che la competitività della monoposto è da ricercare sicuramente nell’impronta italiana, grazie al telaio Dallara e a power-unit, cambio e sospensioni Ferrari, non basta solo questo a spiegare l’ottima partenza della Haas.
Infatti a differenza di molte squadre che hanno debuttato in passato, puntando su piloti paganti ma inesperti, per ricevere aiuti economici più o meno sostanziosi, la Haas ha invece optato per due driver di esperienza, che potessero collaborare attivamente nello sviluppo della vettura indirizzando nel miglior modo le scelte dei tecnici. Ed è stata proprio questa una delle chiavi di volta che ha portato la scuderia americana a sorprendere tutti, come anche riconosciuto dal team principal Gunther Steiner.
Ciò non era riuscito ad altre scuderie entranti, come Virgin, HRT, Marussia e Caterham che hanno miseramente chiuso i battenti dopo pochi anni. Tutto ciò a dimostrazione che anche i team debuttanti, pur con un budget non da Top Team, possono essere immediatamente competitivi se sorretti da un progetto solido alle spalle.