Proviamo ad immaginarlo: dopo-gara bagnato del Gran Premio d’Europa, a Baku, nel paddock della Formula 1 regna l’incredulità: Nico Hulkenberg, proprio un anno dopo il suo successo a Le Mans, finalmente trionfa anche in una gara di Formula 1. La festa della Force India è completata da Sergio Perez, che replica il prestigioso piazzamento ottenuto a Montecarlo, tre settimane prima: terzo. Tra di loro, secondo, una novità assoluta: Romain Grosjean, dopo una feroce lotta fino all’ultimo metro proprio con Perez, regala il primo podio nella storia della Haas. Grande festa anche alla Manor, grazie a un Wehrlein capace di portare la sua monoposto a un’insperata sesta posizione finale.
E i top team? Che ne è stato di Mercedes, Ferrari e Red Bull? Hamilton è giunto solo quinto, dopo aver sbagliato strategia e aver montato troppo frettolosamente le gomme da bagnato, errore che lo ha costretto ad una difficile rimonta. Rosberg, mentre era primo e con la vittoria ormai in pugno, è andato a sbattere, confermando uno stato di forma tutt’altro che eccezionale.
Gara deludente anche per le Red Bull, al secondo doppio zero in stagione: Ricciardo, subito dopo il via, ha dovuto abbandonare la contesa per un problema elettrico; Verstappen, che al sabato era riuscito a conquistare una storica pole-position, si è dovuto fermare a metà corsa, per lo stesso guasto meccanico accusato dal compagno di squadra, mentre comandava la corsa con autorevolezza.
Infine alla Ferrari si sono resi protagonisti di un errore tanto assurdo quanto fatale: Vettel perde praticamente un minuto a causa di una gomma scomparsa nei meandri del box del Cavallino Rampante, un inconveniente che lo fa precipitare in fondo alla graduatoria e che non gli permette di ottenere un risultato migliore del settimo posto; mentre Raikkonen ha avuto un guasto al brake-by-wire e si è dovuto ritirare.
Sembra assurdo? Probabilmente lo è, e difficilmente domenica saremo a raccontarvi di una gara così folle, ma il 26 settembre 1999 le cose andarono pressapoco come descritte sopra.
Siamo in Germania, al Nurburgring, per il terz’ultimo appuntamento stagionale.
La classifica Piloti vede Hakkinen ed Irvine primi, appaiati a 60 punti. Poco più staccati ci sono la grande sorpresa dell’anno, Heinz-Harald Frentzen, a quota 50, e Coulthard, due punti dietro. Al sabato proprio Frentzen, a bordo della gialla Jordan, conferma il suo stato di grazia, facendo registrare la miglior prestazione in qualifica, staccando Coulthard di due decimi e Hakkinen di quattro. Male Irvine, che è appena nono, a quasi un secondo dalla Jordan, mentre il suo compagno, Mika Salo, sostituto dell’infortunato Schumacher, è solo dodicesimo.
Allo spegnimento dei semafori, mentre Frentzen mantiene la leadership e Hakkinen brucia Coulthard, l’altra Jordan del vecchio Damon Hill accusa problemi elettrici che lo costringono ad affrontare molto lentamente la prima curva, scatenando il panico: Wurz lo centra da dietro, coinvolgendo nell’incidente anche il brasiliano Pedro Diniz, la cui vettura si ribalta, strisciando per alcuni metri capovolta.
Entra così la Safety Car, che rimane in pista fino al sesto giro. Dietro di lei, nell’ordine, stanno Frentzen, Hakkinen, Coulthard, Ralf Schumacher, Fisichella ed Irvine, che è riuscito a non farsi coinvolgere nel cruento incidente iniziale.
Fino al ventesimo passaggio le posizioni di testa rimangono praticamente invariate, unica eccezione il sorpasso di Irvine ai danni di Fisichella, tre giri prima, poi, causa qualche goccia di pioggia, alcuni piloti decidono di rientrare ai box per adottare pneumatici da bagnato, tra cui Hakkinen. Il giro successivo anche Irvine compie il pit-stop, ma ai box lo aspetta un’amara sorpesa: complice una comunicazione radio fallace i meccanici non sono pronti, e una gomma si è misteriosamente persa. La Ferrari numero 4 dell’irlandese rimane su tre gomme per quasi un minuto, cancellando qualsivoglia speranza di un piazzamento a podio.
Intanto l’intensità della pioggia cala progressivamente, costringendo i piloti che avevano montato gomme da bagnato ad effettuare un ulteriore pit-stop.
La seconda parte di gara è ancora più emozionante della prima, anche a causa dei continui inconvenienti che via via accusano i vari leader della corsa: si inizia col povero Frentzen, che al 32° passaggio è fermo per un guasto elettrico; si prosegue con David Coulthard, che cinque giri dopo esce di pista e va a sbattere contro le barriere.
Quindi, tra il 48° e il 49° giro, anche Giancarlo Fisichella e Ralf Schumacher sono costretti a lasciare la prima posizione: l’italiano per un testacoda (che lo costringe al ritiro), il tedesco per lo scoppio improvviso di una gomma.
Passa così a condurre, nella sorpresa generale, il vecchio Johnny Herbert, a bordo della bianca Stewart. Sarà proprio l’inglese, già vincitore di due Gran Premi nel 1995, a cogliere lo storico successo per la scuderia fondata appena due anni prima dall’ex campione del mondo Jackie. Secondo è Trulli, che precede di appena due decimi di secondo l’altra Stewart di Rubens Barrichello. Quarto è Ralf Schumacher, davanti ad Hakkinen e a uno strepitoso Marc Gené, sesto con la Minardi (per la scuderia di Faenza è il primo punto dal GP d’Australia 1995).
Irvine è solo settimo, appena fuori dalla zona punti: col senno di poi quella sciagurata sosta gli costerà l’iride.
Menzione speciale la merita Luca Badoer, strepitoso quarto fino al 54° giro, quando un guasto al cambio affossa i suoi sogni di gloria. Le silenzione lacrime di Luca, una volta uscito dalla vettura, ancora oggi toccano le corde del cuore di ogni appassionato di Formula 1.