La Formula 1 torna oltreoceano per il Gran Premio del Canada, settimo appuntamento del calendario in programma sul circuito di Montreal. Sede della corsa da trentasette edizioni, il tracciato intitolato nel 1982 all’eroe locale Gilles Villeneuve è ricavato sulle strade perimetrali dell’isola artificiale di Notre Dame ed unisce sezioni espressamente pensate per l’utilizzo agonistico a tratti destinati alla circolazione stradale. Rispetto alle tappe che l’hanno preceduta, quella canadese appresenta una vera sfida in termini di power unit.
“E’ sempre stato uno dei miei circuiti preferiti – ha raccontato Mattia Binotto, Direttore del reparto Power Unit – fatto di lunghi rettilinei, uscite dei tornantini, grandissime frenate, parte mista. E’ una pista molto interessante anche per chi guida, in particolare perché ci sono dei muri che spesso i piloti sfiorano. Per le sue particolarità, quali safety car, pioggia, asciutto, regala sempre gare molto emozionanti. Dopo Monza e Belgio è uno dei più importanti anche da un punto di vista motore. Il lungo rettilineo, quello che precede il traguardo, è un tratto particolare, perché si arriva da un tornantino molto lento, serve molta trazione e si passano tutte le marce, dalla prima fino all’ottava. Qui nei sorpassi i migliori motori possono esprimere la propria potenza. Poter scaricare tutta la potenza implica anche la gestione della componente ibrida. Poi, nella parte mista, bisogna essere in grado di recuperare l’energia e prepararsi ad avere la batteria pronta al massimo per poter utilizzare al meglio su quel rettilineo la potenza elettrica e accelerare il più possibile”.