Il GP del Belgio è, da tradizione, uno degli appuntamenti più attesi del calendario di Formula 1. Il prossimo 28 agosto si correrà il LXXII Grand Prix de Belgique: teatro dell’evento, l’ormai mitologico tracciato di Spa-Francorchamps. Dal 1985 ad oggi – salvo le “pause” datate 2003 e 2006 – il celebre circuito delle Ardenne ospita ininterrottamente il GP del Belgio di Formula 1.
Tra i primi Anni ’70 e la prima metà degli ’80, tuttavia, il circuito di Spa-Francorchamps viene accantonato a favore di Nivelles e Zolder. Nel 1950, anno che sancisce l’istituzione ufficiale del Campionato del Mondo di Formula 1, il GP del Belgio si svolge a Spa-Francorchamps. Tale ubicazione verrà mantenuta sino al 1970 (il GP del Belgio non si disputa nel 1957, 1959, 1969). Era il “vecchio” Spa, il leggendario circuito di oltre 14 chilometri (14,120 km dal 1950 al 1956, 14,100 km dal 1958 al 1970), ritenuto (forse a torto e troppo frettolosamente) anacronistico e non più aggiornabile all’alba degli Anni ’70.
Nel 1972, pertanto, fa il proprio debutto il circuito di Nivelles. Situato a Sud di Bruxelles, non lontano dalla famigerata Waterloo, esso non mostra particolari spunti di interesse: un disegno molto semplice, poche curve e di facile interpretazione. Misura 3,724 km. Il circuito non esiste più dagli Anni ’90. Il 4 giugno 1972, Emerson Fittipaldi su Lotus 72D-Cosworth, si aggiudica il XXX Grand Prix de Belgique, precedendo al traguardo La Tyrrell 002-Cosworth di François Cevert e la McLaren M19C-Cosworth di Denny Hulme.
Nel 1973, è la volta di Zolder. tracciato situato ad una sessantina di chilometri a Nord-Est di Bruxelles. Misura 4,220 km, lunghezza portata a 4,262 km dal 1975 al 1984 a seguito della modifica del tratto della Jackie Ickxbocht. Il GP del Belgio, all’indomani dell’accantonamento forzato di Spa-Francorchamps, assume i contorni di un vero e proprio “caso nazionale”. Fiamminghi e valloni, in perenne scontro politico, si contendono l’organizzazione dell’importante evento motoristico: Nivelles in zona vallone, Zolder in quella fiamminga. Nel 1973, appunto, la spunta Zolder. Eppure, l’organizzazione lascerà alquanto a desiderare: l’asfalto si sgretola, la seconda sessione di prove è cancellata, piloti e organizzazione sono ai ferri corti. Si corre ai ripari in fretta e furia, riasfaltando intere porzioni di pista tra il venerdì pomeriggio ed il sabato mattina. Il 20 maggio 1973 si corre il XXXI Grote Prijs van Belgie (si noti la dicitura in olandese…); la corsa sul bel tracciato belga è vinta da Jackie Stewart su Tyrrell 006-Cosworth, al 2° posto François Cevert ancora su Tyrrell, al 3° Emerson Fittipaldi su Lotus 72E-Cosworth.
Nel 1974 si torna a Nivelles. 12 maggio 1974, Emerson Fittipaldi, su McLaren M23-Cosworth, si aggiudica il GP, precedendo la Ferrari 312B3-74 di Niki Lauda e la Tyrrell 007-Cosworth di Jody Scheckter. Nivelles non vedrà mai più un terzo GP di Formula 1.
Dal 1975 al 1982, Zolder si accaparra in “regime di monopolio” l’organizzazione del GP del Belgio di Formula 1. Niki Lauda si aggiudica le edizioni del 1975 (25 maggio) e 1976 (16 maggio), rispettivamente al volante delle Ferrari 312T e 312T2 (nel 1976 le rosse di Maranello fanno doppietta: 1° Lauda, 2° Clay Regazzoni). La pioggia che caratterizza l’edizione del 1977 (5 giugno) regala a Gunnar Nilsson (Lotus 78-Cosworth) la gioia della vittoria, l’unica per il pilota svedese, scomparso per malattia a soli 29 anni il 20 ottobre 1978. L’alfiere Lotus precede al traguardo Lauda (Ferrari 312T2) e Ronnie Peterson (Tyrrell P34-Cosworth).
Nel 1978 (21 maggio), è ancora festa Lotus. Mario Andretti (Lotus 79-Cosworth) e Ronnie Peterson (Lotus 78-Cosworth) precedono alla bandiera a scacchi la Ferrari 312T3 di Carlos Reutemann. Nel 1979, il circuito di Zolder vede trionfare la Ferrari 312T4 di Scheckter (13 maggio), nel 1980 (4 maggio) è la volta di Didier Pironi (Ligier JS11/15-Cosworth); il pilota francese si impone davanti alle Williams Fw 07B-Cosworth di Alan Jones e Carlos Reutemann. Nel 1981 (17 maggio), Carlos Reutemann, su Williams Fw 07C-Cosworth, domina in lungo e in largo il travagliato (sportivamente e politicamente parlando) weekend di gara: pole-position, vittoria (gara interrotta al 54° giro causa pioggia; la distanza originale di gara era pari a 70 giri), giro veloce in gara.
Zolder, 1982. Il GP del Belgio, svoltosi il 9 maggio, passerà alla storia per la morte di Gilles Villeneuve, lutto consumatosi nel corso delle qualifiche (8 maggio). La Ferrari 126C2 del canadese che impatta violentemente contro la March 821 di Jochen Mass nei pressi della curva Terlamenbocht, il decollo, lo schianto, il corpo senza vita scagliato contro le reti: scene crude a testimoniare la prematura fine di un pilota che, senza ombra di dubbio, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’automobilismo sportivo. La vittoria di John Watson (McLaren Mp4/1B-Cosworth), il 2° posto di Keke Rosberg (Williams Fw 08-Cosworth) ed il 3° posto di Eddie Cheever (Ligier JS17B-Matra) passeranno in secondo piano.
Il 1983 vede il ritorno di Spa-Francorchamps. Anno nuovo, circuito nuovo: dai 14 chilometri si passa ai 6,949 km. Ma nel 1984, si ritorna a Zolder per il XLII Grote Prijs van Belgie. È il 29 aprile 1984. Michele Alboreto e la Ferrari 126C4 suonano le danze, incontrastati. Pole-position e vittoria per il compianto pilota milanese, in testa dal primo all’ultimo giro. Alla bandiera a scacchi, precede la Renault RE50 di Derek Warwick e la Ferrari 126C4 di René Arnoux, partito col 2° tempo ed autore, in gara, di una straordinaria rimonta dopo essere precipitato suo malgrado in 13a posizione.
Il 15 settembre 1985 riapre con continuità, grazie al XLIII Grand Prix de Belgique, la seconda vita del circuito di Spa-Francorchamps. Da Senna a Hamilton, il tracciato delle Ardenne è ormai sede fissa del GP del Belgio di Formula 1. Zolder è definitivamente estromesso. Da allora, il circuito conosce una lenta ma inesorabile decadenza, alla quale, tuttavia, fa seguito una altrettanta lenta risalita, senza, tuttavia, poter riassaporare gli splendori degli anni che furono. Ruggenti, irripetibili.
Scritto da: Paolo Pellegrini