Nel 2001 e nel 2012, il Gran Premio della Malesia fu interrotto dopo pochi giri. In entrambi i casi, a vincere fu una Ferrari.
Ormai lo sanno tutti: quando si corre in Malesia il rischio di assistere ad un improvviso nubifragio c’è, ed anzi è piuttosto consistente. Ogni volta che le Formula 1 arrivano a Kuala Lumpur, capitale di questo piccolo stato, è inevitabile prendere in considerazione la possibilità di assistere ad una gara per larghi tratti bagnata, soprattutto quest’anno, in cui si spera nella pioggia per provare a spezzare la monotonia imperante targata Mercedes, che non perde una singola gara dal famoso patatrack interno di Barcellona, datato 15 maggio.
Tuttavia, nonostante il clima tipicamente tropicale, la tanto annunciata pioggia si è spesso e volentieri lasciata desiderare, non degnando il circus della sua presenza, anche saltuaria.
Dal 1999, anno del debutto del circuito nel Mondiale, è piovuto solo in tre domeniche: 2001, 2009 e 2012.
Solo tre volte dunque, che però hanno lasciato il segno, basti pensare che in tutte e tre le gare la pioggia, forte ed improvvisa, portò alla sospensione delle competizioni, e addirittura, nel 2009, la gara non fu più ripresa, così che i punti a disposizione vennero dimezzati (è questo l’ultimo caso sino ai giorni nostri).
Quell’anno a vincere fu Jenson Button, a bordo della tanto discussa quanto veloce Brawn GP, ma negli altri due casi, quando invece la gara riprese, a vincere fu sempre una Ferrari, anzi: in entrambe le circostanze la vittoria e il secondo posto furono appannaggio di un pilota motorizzato Ferrari, mentre al terzo gradino del podio si è sempre issata una McLaren pilotata da un pilota britannico.
Ma andiamo con ordine: nel 2001 le Ferrari monopolizzano la prima fila (che tempi lontani), ma la pioggia, giunta dopo pochissimi giri, le costringe a centro gruppo: alla ripartenza della gara Barrichello è decimo, davanti a Micheal Schumacher. Rimontare pare impresa ardua, quasi disperata, ma la Ferrari in quegli anni ha una superiorità talmente evidente sul resto del plotone, che in pochi giri, grazie anche alle soste ai box di alcuni diretti rivali, si riportano alle prime due posizioni, che terranno fino alla fine: primo Schumacher, secondo Barrichello, terzo David Coulthard.
Più palpitante fu l’edizione 2012: stavolta a occupare la prima fila ci sono le due McLaren di Hamilton e Button (pare incredibile), mentre le Ferrari sono a metà gruppo, alle prese con una vettura difficile da guidare e poco competitiva.
Come nel 2001, anche in quell’anno la pioggia arrivò molto presto, tanto che dopo appena nove giri fu decretata la sospensione della corsa. Alla ripartenza la strategia migliore fu adottata da Alonso, che si ritrovò incredibilmente primo, con ampio margine sul resto del gruppo meno un pilota: Sergio Perez, su Sauber motorizzata, allora come ora, dal propulsore si Maranello.
Il pilota messicano rimase attaccato alla Ferrari dello spagnolo per quasi tutta la corsa, insidiandolo ogni volta che si presentava un’occasione, fino a quando un errore alla curva che da sul rettilineo opposto a quello dei box non lo riportò a più miti consigli, accontentandosi di un prezioso secondo posto. Dietro di loro giunse il poleman Lewis Hamilton, terzo con la McLaren.
La sensazione è che, anche se la gara dovesse venir interrotta per pioggia, difficilmente vedremo un podio che ricalchi i due del 2001 e del 2012, ma si sa… con la pioggia in ballo mai dire mai.