La nostalgia è canaglia, dicevano. Ma spesso sa anche scherzare con il destino, sa prendersi gioco della realtà e dei suoi attori, per il solo gusto di mischiare ancora di più le carte ed i pensieri. Perchè spesso i rimorsi fanno più male dei risultati.
Per una volta però, tenersi stretti i rimpianti non lacera troppo il cuore, soprattutto se prendiamo i tanti “se” e “ma” e li confrontiamo con il mondo reale, quello che si basa sulla storia e sui numeri.
Il Gran Premio di Singapore ha visto ancora una volta una Mercedes tagliare per prima il traguardo, con Nico Rosberg che sembra avere tra le mani una grossa opportunità per scrivere il proprio nome tra i grandi di questo sport. La RedBull di Daniel Ricciardo si è dovuta accontentare del secondo gradino del podio e di una manciata di centesimi che bruciano ancora, mentre Lewis Hamilton non è andato oltre il terzo posto e gli otto secondi di distacco dal suo compagno di squadra.
Le Rosse lottano fino ai piedi del podio, ma la maturazione di questo risultato viaggia di pari passo con l’impensabile. Quarto Kimi Raikkonen, partito quinto e mai domo, nonostante le voci di chi lo dava per “demotivato”. Ma ciò che salta maggiormente all’occhio è la quinta posizione di Sebastian Vettel, scattato dalla casella numero ventidue. Una rimonta riuscita a pochi prima di lui, a dimostrazione di come il suo talento non sia mai andato in vacanza.
Con una prova di forza così però, il rimorso è d’obbligo. Cosa sarebbe accaduto se Seb fosse partito tra i primi cinque-sei? Ci sarebbe stata storia?
Chi vuole provare a scrivere un finale diverso affidandosi alle ipotesi sta imboccando una strada sbagliata. Perchè a volte è meglio immaginare un happy ending che doversi confrontare con la realtà.
Vittoria in solitaria, duelli con le Frecce d’Argento, inno tedesco e Fratelli d’Italia dal podio: è ciò che volevamo vedere domenica scorsa, con la nostalgia che ritorna labile e cinica da Singapore 2015 e dal trionfo della Ferrari. Conti alla mano, con lo straordinario risultato della Rossa numero 5 il pensiero di un finale simile – se solo la qualifica avesse aiutato – non sembra utopia.
Ma la realtà più cruda è che molto probabilmente non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò. Con i “se” e i “ma” – ancora loro – non si va da nessuna parte, è vero. I numeri, però, non possono essere discussi. Sono loro che fanno la storia, che decidono vincitori e vinti: passa tutto tra le loro cifre. Mercedes ancora una volta superiori e RedBull non imprendibili sì, ma ancora una volta costanti. Pensare di poter impensierire i leader del mondiale è anch’essa un’utopia, e a meno di un miracolo ultra sportivo il risultato non sarebbe stato diverso.
E’ giunta l’ora di accontentarsi di un quinto posto in rimonta? A quanto pare, sì. Aggrappiamoci all’immagine di un altro finale, irrealizzabile ed inatteso. Ad oggi, è l’unico modo per non guardare negli occhi la realtà.