Il Gran Premio di Singapore non può esser definito un appuntamento come tutti gli altri. Ieri infatti l’ottava edizione del Gp asiatico è passata alla storia per esser stato il primo appuntamento del mondiale con i nuovi padroni della F1 al comando:
gli americani del gruppo Liberty Media e del nuovo presidente del grande Circus Chase Carey, anch’egli statunitense.
Sono passate poco più di due settimane da quando Bernie Ecclestone, al termine di un’operazione miliardaria, ha ceduto le quote di maggioranza ai nuovi proprietari. Per assicurarsi il 18,7% delle quote, Liberty Media ha dovuto estrarre dal proprio portafoglio ben 4,4 miliardi di dollari, cifra destinata a salire nei prossimi tre anni. In questo periodo di tempo l’accordo prevede anche una parziale uscita di scena di Bernie Ecclestone, che rimarrà comunque Amministratore Delegato.
Che piaccia o no, in questi giorni abbiamo assistito ad un cambiamento epocale ai vertici della F1. La voce di un possibile cambio di gestione circolava già dal week-end di Monza (ovvero nei primi giorni di settembre), ma nessuno poteva immaginarsi un cambio della guardia in tempi così rapidi, specie se al comando di tutto c’è “Big Bernie”, a capo della F1 da più di quarant’anni.
Chi ha desiderato e desidera tutt’ora un’uscita di scena di Ecclestone, deve mettersi il cuore in pace ed accontentarsi di vederlo nei panni di CEO. Una cosa però è certa:
il grande padrone della F1 non è più lui.
Ora ci sono gli americani, Liberty Media e Chase Carey. Ma chi sono i nuovi signori della Formula 1? Quali sono le loro intenzioni? Quali cambiamenti vorranno apportare?
Il colosso Liberty Media che spaventa Murdoch
Prima di tutto, è necessario sapere di cosa si occupa il gruppo Liberty Media, colosso impegnato nel mondo dei mass media e delle telecomunicazioni. Nata nel 1991 in Colorado, la compagnia è sotto il costante controllo del presidente John Malone. Nel corso di tutti gli anni ’90 e 2000, il gruppo diventa sempre più grande ed interattivo, tanto da diventare il maggior concorrente dell’altro colosso televisivo americano: la Fox dell’australiano Rupert Murdoch.
Negli ultimi anni, ancor prima dell’acquisizione della Formula One Group, Liberty Media si è focalizzata sul mondo sportivo statunitense, trasmettendo gli incontri di MLB (Major League Baseball) e conquistando i consensi del pubblico anche grazie al continuo ricorso ai Social Network, con i quali è in corso un’operazione di “conquista” anche per quanto riguarda il pubblico della F1.
Chase Carey: chi è il nuovo presidente e quali sono i suoi obiettivi
Abbiamo detto che il presidente di Liberty Media è John Malone, ma il nuovo capo della Formula 1 è un altro americano, uomo di fiducia della stesso Malone: Chase Carey.
Il “baffuto” Carey, tra le altre cose anche vice-presidente di 21st Century Fox, si è quindi presentato ufficialmente nei panni di nuovo presidente a Singapore, all’età di 61 anni.
La sua figura, da sempre concentrata nel complesso mondo dell’entertainment televisivo e digitale, può essere quella giusta per portare a dei cambiamenti epocali in Formula 1, e renderla più spettacolare agli occhi del grande pubblico.
Non a caso, da quando è diventato presidente, sono circolate molte voci su possibili modifiche che fanno ben sperare: riduzione dei biglietti per assistere ai gran premi, più appuntamenti in Europa e semplificazione delle regole vigenti in Formula 1 (da tempo al centro di contestazioni e malumori).
Per ora nulla è confermato, e se così fosse ci vorrà senz’altro del tempo prima di poter attuare concretamente ogni modifica o cambiamento. In ogni caso, almeno per il momento, Carey tiene a precisare alcuni concetti: “Il potenziale della Formula 1 -spiega il nuovo presidente- è enorme, e tutto questo grazie al duro lavoro e alla dedizione portata avanti da Ecclestone in tutti questi anni. Ovviamente ci teniamo ancora con lui, e sappiamo entrambi che è possibile far crescere la F1 anche in futuro. Vogliamo sviluppare questo sport a totale beneficio prima di tutto dei tifosi, ma anche per i team, i partner e gli azionisti. Per riuscire in questo obiettivo miglioreremo la promozione e la commercializzazione a livello sia sportivo che di marketing. Vorremmo potenziare anche la distribuzione soprattutto attraverso i contenuti digitali, sui quali c’è ancora da lavorare e sistemare alcuni concetti. Anche gli sponsor meritano una particolare attenzione, ed è per questo che stiamo cercando di creare una rete più vasta per nuovi partner commerciali”.
Per concludere, Carey tende a precisare un concetto fondamentale: “Non vogliamo “americanizzare” la F1. Lo spettacolo è una componente essenziale di questo sport, e bisogna migliorare anche questo aspetto. Ma in ogni caso il nostro gruppo, ed il sottoscritto, rispetta quella che è l’origine e la cultura europea della Formula 1, la quale può avere un impatto maggiore anche negli Stati Uniti“.