Brembo e il GP degli Stati Uniti d’America di Formula 1
Ormai i Gran Premi dell’Oriente sono alle spalle e la Formula 1 si dirige verso il nuovo continente per tre settimane in giro per le Americhe. La prima tappa americana si trova nello stato più grande dei 50 che formano gli Stati Uniti D’America, ovvero il Texas. Il circuito nella capitale texana, Austin, è stato inaugurato nel 2012 proprio per la Formula 1 e per la MotoGP. Il Gran Premio degli Stati Uniti d’America è stato per molto tempo una tappa fondamentale nei mondiali di Formula 1, ma dopo aver corso in circuiti cittadini o in circuiti ovali appositamente modificati, negli ultimi 4 anni si è gareggiato su un circuito vero e proprio, adatto alla massima categoria motoristica.
Il circuito di Austin è molto impegnativo, già appena dopo la partenza si ha un allungo in salita e una curva molto stretta che mette in difficoltà i piloti. Vi sono poi serie di curve in successione, dove si richiede una vettura precisa, e anche lunghissimi rettilinei che sembrano non finire mai in cui la velocità di punta fa la differenza.
I tecnici Brembo, che utilizzano una scala che va da 1 a 10 per classificare i vari circuiti del mondiale di Formula 1, hanno classificato la pista texana con un punteggio pari a 5, quindi il Circuit of The Americas viene considerato mediamente impegnativo per i freni. La Brembo inoltre afferma che il tempo impiegato in frenata durante un singolo giro è pari al 17% del tempo totale e, a causa della tortuosità del circuito, mai nessuno è riuscito a raggiungere una velocità media sul giro pari a 200 km/h. La decelerazione media invece è abbastanza elevata visti i 4 g che i piloti sono costretti a sopportare ogni giro.
Delle 20 curve del circuito americano di 5.513 metri, sono 11 le frenate che vengono classificate in: 4 molto impegnative per i freni, 4 di media difficoltà e 3 invece leggere.
Un giro nel “ranch” texano
Utilizzando i dati forniti dai tecnici Brembo è possibile percorrere un giro di pista per analizzare le varie curva e le varie frenate del circuito di Austin.
Iniziamo dalla linea di partenza dove i piloti si trovano subito di fronte alla prima vera difficoltà di questo circuito, l’allungo in salita. Il dislivello è altissimo in quanto raggiunge i 41 metri e i piloti sono costretti a fare una partenza perfetta perché perdere velocità in salita è veramente facile e rischiare di trovarsi risucchiati dal gruppo è pericoloso vista la prima curva. La seconda difficoltà è curva 1, molto stretta, e si trova sulla sommità di questa specie di collinetta. I piloti vi giungono con una traiettoria larga, necessaria per avere miglior trazione in uscita, e con una velocità di 322 km/h. Dopo aver frenato per 125 metri e 1,37 secondi, le monoposto sterzano verso sinistra per affrontare la curva e andare soltanto a toccare il cordolo perché può essere insidioso. La velocità con cui deve essere affrontata questa curva è di 74 km/h, il carico sul pedale arriva ad una forza strabiliante di 176 kg e la decelerazione è la seconda più elevata di tutto il circuito con i suoi 5,3 g. Dopo aver “scollinato” le vetture si trovano nella parte più guidata di tutta la pista texana in quanto si richiede un anteriore molto reattivo perché vi sono una serie di S in successione che portano al termine del primo settore.
Usciti dalla curva 1, i piloti affrontano un lungo curvone verso destra che lancia le vetture verso le curve 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9, tutte in successione. Hermann Tilke quando ha progettato il circuito di Austin si è chiaramente ispirato alla Maggots, Becketts e Chapel del leggendario circuito di Silverstone in Inghilterra. La curva 3 è verso sinistra, la 4 è verso destra e la 5 è di nuovo verso sinistra e le vetture le affrontano in piena accelerazione.
Giunti alla curva 6 si ha una frenata breve ma impegnativa. Le monoposto infatti vi arrivano con una velocità iniziale di 290 km/h e frenano per 0,68 in soli 18 metri raggiungendo i 226 km/h, ma questa curva ad ampio raggio verso destra richiede una traiettoria particolare in quanto la vettura, una volta impostata la curva, deve immediatamente andare a prendere il cordolo, ma al centro della curva la traiettoria deve essere allargata, per poi tornare a prendere il cordolo alla fine della curva. La decelerazione è di 4,5 g e il carico sul pedale arriva quasi a 100 kg.
Subito dopo la sesta curva i piloti si trovano davanti alla curva 7 che ha un angolo di circa 90° verso sinistra. Anche questa curva richiede una frenata breve ma importante in quanto i piloti frenano per 0,74 secondi in 23 metri, passando da 269 a 195 km/h con una decelerazione di 4 g e un carico sul pedale del freno di 135 kg. La curva 8 è molto simile alla 6 sia come raggio che come percorrenza, ma vi sono due piccole differenze: in curva 8 la frenata viene fatta proprio al centro della curva quando la vettura è in piena percorrenza e i piloti sfruttano il cordolo soltanto alla fine della curva. Le monoposto passano da 224 a 178 km/h con una frenata di 0,70 secondi e uno spazio di 19 metri, la decelerazione è di 3,1 g e il carico che il pilota mette sul pedale del freno è di 92 kg. Dopo questa curva si ha la fotocellula che segna la fine del primo settore, senza ombra di dubbio il più guidato di tutto il circuito.
La curva 9 verso sinistra è subito dopo la fine della prima parte del circuito, anche questa ha un angolo quasi retto, ma richiede una frenata leggera. Le monoposto arrivano con una velocità iniziale di 205 km/h e con una frenata di 0,91 secondi in 61 metri raggiungono i 129 km/h necessari ad affrontare la curva, la decelerazione è tra le più basse del circuito, 2,7 g mentre il carico sul pedale del freno è identico a quello della curva precedente.
Dopo questa curva si entra nel tratto veloce della pista. Vi è un rettilineo con una curva da affrontare in piena e poi i piloti giungono alla curva 11, una curva ancora più stretta della prima e anch’essa verso sinistra. I 298 km/h con cui vi giungono i piloti, vengono ridotti a soli 78 km/h dopo una frenata di 1,55 secondi in 131 metri; la decelerazione è di 4,7 g e il carico sul freno è pari a 158 kg. Questa curva è ottima per fare i sorpassi, ma i piloti allargano la traiettoria per avere poi un’ottima accelerazione necessaria al lungo rettilineo di 1207 metri che non è perfettamente piano, ma presenta alcune cunette. In fondo a questo rettilineo che sembra non finire mai, i piloti si trovano davanti alla frenata più impegnativa, quella della curva 12 che gira verso sinistra. Le vetture passano da 337 km/h a 78 km/h frenando per 1,35 secondi in 127 metri. La decelerazione raggiunge livelli fuori dal comune con i suoi 5,7 g e il carico sul pedale del freno arriva quasi a 200 kg. I piloti devono uscire bene da questa curva perché il breve allungo che si trovano davanti porta alla fine del secondo settore.
Subito dopo la fotocellula che segna la fine della seconda parte di circuito, si hanno 3 curve con una percorrenza molto particolare. La curva 13 verso destra vede le vetture arrivare con una velocità di 202 km/h e, frenando in 1,03 secondi in 71 metri, le monoposto perdono poco più di 100 km/h. La decelerazione è la più bassa di tutto il circuito americano con i suoi 2,7 g e il peso sul pedale del freno è di circa 89 kg. In uscita dalla 13 le vetture allargano molto la traiettoria, percorrono la 14, e si dirigono verso la 15 e la 16. Queste due curve hanno una traiettoria molto particolare che ricorda molto la curva 10 del circuito del Bahrain. I piloti allargano tantissimo la traiettoria e iniziano a percorrere la curva 15, ma questa ad un tratto sterza in maniera “secca” verso sinistra (la curva 16). La frenata avviene soltanto nella prima delle due curve ed è poco impegnativa anche se si passa da 214 km/h a circa 77 km/h frenando per 0,90 secondi in uno spazio di 61 metri con una forza sul pedale pari a 95 kg e una decelerazione di 2,9 g. Dopo la curva 16 si hanno due curve molto veloci verso destra che richiedono un anteriore molto preciso e ben aderente alla pista perché è molto facile che le curve 17 e 18 possano creare del sottosterzo sulle vetture.
La curva 19 è molto stretta e le monoposto affrontano una frenata abbastanza impegnativa. I piloti arrivano alla penultima curva con 287 km/h e con una frenata di 69 metri in 0,89 secondi raggiungono la velocità si 172 km/h necessari ad affrontare la curva verso sinistra. La decelerazione è di poco sopra la media visti i 4,4 g e il carico sul pedale è di 145 kg. L’ultima curva anch’essa verso sinistra, è molto simile alla 19, ma è molto più stretta poiché le vetture perdono circa 155 km/h (da 252 a 97 km/h) in 103 metri e con un tempo di frenata pari a 1,31 secondi. La decelerazione è di 3,7 g e il carico sul pedale è di 124 kg. Quest’ultima curva è molto importante in quanto in uscita i piloti hanno bisogno di buona trazione per uscire lanciati verso il rettilineo e concludere al meglio il giro.