Sul circuito Hermanos Rodriguez, Lewis Hamilton ha tenuto aperte le speranze iridate dominando il week end di gara, mentre Nico Rosberg ha fatto un altro passetto in avanti verso il suo primo titolo mondiale, chiudendo alle spalle del compagno di team. Formula caos per il gradino più basso del podio: tolto prima a Max Verstappen, per un evidente taglio alla prima curva, e poi a Sebastian Vettel per “guida pericolosa o irregolare” ai danni di Daniel Ricciardo, confermato poi terzo.
Il Gran Premio del Messico non si è concluso ieri con lo sventolio della bandiera a scacchi e la festa sul podio. E’ proseguito sul tavolo dei commissari di gara che hanno “deciso” il terzo posto, assegnando prima una giusta penalità al bad boy Verstappen, e poi sradicando letteralmente la coppa alzata poche ore prima da Vettel, per consegnarla nelle “manone” di Ricciardo.
E gli strascichi polemici di queste decisioni continueranno probabilmente nelle due settimane che ci separano dal Gran Premio del Brasile.
Per la prima volta le luci dei riflettori post gara non sono state a favore del vincitore, delle Mercedes e della lotta per il mondiale, che è sembrata passata in secondo piano, ma per la lotta in pista, e fuori pista, per il terzo posto.
Quella in Messico è stata una delle tante gare senza spunti e senza emozioni, per almeno due terzi della sua durata. Quando Vettel e i due piloti della Red Bull hanno pensato di ravvivarla un po’ nel finale, la “Formula noia” ha fatto sentire la sua voce, sovvertendo di fatto l’esito voluto dalla pista.
E se la penalità inflitta a Verstappen era legittima, i dieci secondi a Vettel hanno suonato come un monito a non resistere ai tentativi di sorpasso o a non azzardare manovre che non siano “da ragioniere”.
L’olandese della Red Bull ha commesso infatti una grave irregolarità, non solo avvantaggiandosi per il taglio della curva, ma anche non dando strada al tedesco della Ferrari, consentendo così al compagno di team di completare una rimonta, già facilitata dalle mescole più morbide.
Vettel, invece, in occasione del tentativo di sorpasso di Ricciardo, ha semplicemente resistito in modo duro, rude, ma corretto. È vero che il pilota della Ferrari ha impercettibilmente cambiato direzione in frenata, spostandosi un po’ a sinistra, ma è altrettanto vero che ha lasciato tutto lo spazio a Ricciardo per entrare. C’è stato un lieve contatto tra le monoposto, che però non ha danneggiato nessuno dei due, e soprattutto non ha compromesso la loro gara.
Il paradosso è che il comportamento tenuto dal tedesco, che ha comportato la penalità, è lo stesso perpetrato da Verstappen in diversi Gran Premi, e che non è mai stato sanzionato.
Mantenendo inoltre la stessa rigidità applicata ai danni della Ferrari, il giovane pilota della Red Bull avrebbe dovuto essere sanzionato per la ruotata inflitta a Rosberg alla prima curva, subito dopo lo spegnimento dei semafori, cha avrebbe potuto compromettere seriamente non solo la gara, ma anche la lotta per il mondiale del pilota della Mercedes.
Così facendo sembra passare il messaggio che ad alcuni è concesso tutto, o quasi, mentre gli altri devono correre con l’occhio del “grande fratello” sempre puntato addosso.
Episodi e polemiche a parte il week end di gara della Ferrari è stato altalenante.
Negativo fino alle qualifiche, con le due Ferrari dietro anche alla Force India di Nico Hulkenberg. E un Vettel furioso e frustrato che, oltre ad essersela presa con chicchessia, e nello specifico con Fernando Alonso, reo a suo dire di averlo ostacolato, ha usato termini forti nelle interviste.
In effetti il tedesco, con le supersoft, non ha sostanzialmente migliorato le prestazioni ottenute in Q2 con le mescole più dure. Solo 4 millesimi rispetto ai cinque/sei decimi in meno ottenuti dalle Mercedes nel passaggio dalle gomme “gialle” a quelle “rosse”.
In gara il quattro volte campione del mondo ha trasferito la sua rabbia sul volante della sua rossa. E ha fatto una gara finalmente all’altezza della sua classe.
Un primo stint di gara allungato con le soft, che lo ha portato anche al comando della gara: e dopo il cambio gomme e il passaggio alle medie, una rimonta furibonda su Verstappen che, senza gli episodi già ampiamente discussi prima, gli avrebbe fruttato un podio assolutamente meritato.
Meno incisivo invece Kimi Raikkonen: una gara più anonima, senza infamia e senza lode che, grazie anche alla successiva penalizzazione del compagno di squadra, gli ha consegnato un onorevole quinto posto
Nelle interviste post gara il più amareggiato per la squalifica era il Team Manager Maurizio Arrivabene che, anche come mostrato dalle immagini televisive, aveva aspettato questo podio come la manna dal cielo. Per dare un po’ di serenità e un piccolo riconoscimento ad un ambiente che in questo periodo ne aveva proprio bisogno: “Oggi poteva essere una giornata dal sapore speciale, con un podio meritatissimo che ci è stato tolto dalla burocrazia. Tutta la squadra aveva dimostrato carattere rimanendo unita e concentrata in un momento difficile. La strategia ci aveva permesso di recuperare posizioni, i due piloti hanno fatto un ottimo lavoro. Purtroppo siamo stati penalizzati da una decisione inappellabile dei commissari che ritengo troppo pesante e, per certi versi, ingiusta.”
Lo stesso Vettel ha commentato la decisione, non nascondendo la delusione: “Rispetto moltissimo Ricciardo e non è bello quando due macchine si toccano. A mia difesa posso dire che stavo lottando con tutte le forze, ho cercato di lasciargli comunque un minimo di spazio e penso di averlo fatto.”
Sulla gara il quattro volte campione del mondo si è comunque dichiarato soddisfatto: “Penso che oggi non abbiamo sbagliato niente, avevamo un buon passo. Credo che avremmo potuto anche fare meglio con una migliore posizione in qualifica, ma non possiamo cambiare com’è andata ieri. Ci siamo preparati alla gara con atteggiamento positivo, sapevamo di essere veloci e siamo scesi in pista molto fiduciosi. Siamo riusciti a far durare le gomme più a lungo di chiunque altro. Eravamo più veloci ed abbiamo messo Verstappen sotto pressione: di sicuro non era facile passarlo, ma poi lui ha fatto un errore, ha tagliato la pista senza cedermi la posizione, anche se gli era stato comunicato di farlo.”
Kimi non ha rimpianti per la doppia sosta ai box che non ha portato alcun vantaggio: “La partenza è stata discreta e le cose si stavano mettendo bene. Dopo la prima sosta, però, facevo fatica ad avere abbastanza grip con le Medium: così abbiamo pensato di rientrare e montare un nuovo set della stessa mescola, ma onestamente non è servito, mancava aderenza al retrotreno. Era la prima volta che utilizzavo queste gomme, forse è la caratteristica della mescola. Con il senno di poi è facile dire che magari non è stata la cosa giusta da fare, ma sono contento di averci provato. Non è stato facile passare Hulkenberg, è complicato quando ci si avvicina ma non si ha aderenza. Non so dire se ci siamo toccati, l’ho solo visto andare in testacoda.”
Il Gran Premio del Messico ha ampiamente dimostrato che la mancanza di emozioni della Formula Uno moderna è dovuta non solo alle monoposto, alle gomme, al regolamento ecc., ma anche ad un eccessiva prudenza della burocrazia, che sanziona qualsiasi tipo di sorpasso che non sia fatto, in rettilineo, con l’ala posteriore aperta e con il sorpassato che inchina il capo in segno di sottomissione.
Proviamo ad immaginare il leggendario duello Villeneuve e Arnoux ai giorni nostri: sommando le penalità accumulate dai due campioni, gli stessi avrebbero dovuto essere frustati sulla pubblica piazza.
E invece è uno degli episodi simbolo, delle emozioni che il mondo delle corse è capace di regalare.