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Ci risiamo. Ancora una volta la Ferrari ha mostrato il suo lato oscuro nella strategia box, rendendosi protagonista di una mossa azzardata che ha compromesso la gara di Sebastian Vettel. Si poteva facilmente immaginare che dopo gli errori commessi in Canada ed a Singapore, forse il muretto box avrebbe imparato la lezione. E invece, le aspettative legate ad una maggiore attenzione dai box non è affatto arrivata, anzi. Suzuka è stato il palcoscenico dell’ennesimo flop strategico di questo 2016 che, lentamente, assume sempre più le sembianze della disfatta “rossa. Ma andiamo ad analizzare ciò che è successo, prendendo soprattutto in considerazione la gara del pilota tedesco, ormai sempre più deluso dalle scelte del team.
In effetti, i motivi per essere contrariati ce ne sono parecchi, specialmente se si considera come si stavano mettendo le cose a Suzuka. Già in qualifica le Ferrari avevano dimostrato di essere in grande forma, surclassando anche le due Red Bull e piazzandosi in seconda fila. Un risultato per certi aspetti inatteso, che aveva caricato l’intero ambiente di ottimismo in vista della gara. Poi però arriva la doppia mazzata, le quali scagionano team e piloti in termini di responsabilità oggettive. Vettel è infatti costretto a scontare la penalità di tre posizioni per i fatti di Sepang, mentre Raikkonen viene circondato da una sana iella. Tra le qualifiche e la gara si verificano alcuni problemi di natura tecnica sulla sua monoposto, che mettono alle strette i meccanici di Maranello. Dopo un primo intervento apparentemente riuscito, senza sostituzioni di componenti tecniche, il problema si ripresenta poco prima della corsa. A questo punto è necessaria la sostituzione del cambio, con il finlandese che deve rinunciare al terzo posto in griglia per retrocedere all’ottavo.
Sembra quasi che quando tutto sta procedendo per il verso giusto, qualcosa o qualcuno arrivi sempre puntuale per rovinare il risultato del week-end ferrarista. E per confermare la regola, la “nuvoletta dell’impiegato” (per ricorrere ad un termine tragicamente fantozziano) si abbatte sulle speranze di piloti e team anche in Giappone.
La nuvoletta infatti, dopo essersi presentata al termine delle qualifiche, si riaffaccia in gara a 19 giri dalla bandiera a scacchi. Fino a quel momento però, Raikkonen e soprattutto Vettel si sono resi protagonisti di una rimonta da applausi. Aiutati anche dal clamoroso errore in partenza di Hamilton, le due Ferrari hanno costantemente recuperato secondi e posizioni sugli avversari, portando a termine anche dei sorpassi spettacolari (su tutti quello di Vettel all’esterno del curvone veloce prima dell’ultima chicane).
Così facendo, il tedesco si porta saldamente in terza posizione, tenendo a debita distanza Hamilton ed iniziando a rosicchiare decimi su decimi a Verstappen, secondo in classifica. Per tentare l’affondo sul pilota olandese (cosa in seguito non riuscita ad Hamilton, con relative polemiche sul comportamento di Verstappen), e allo stesso tempo per difendersi da Hamilton, c’era bisogno di un’ultima sosta. Dopo il cambio gomme dell’inglese, il quale ha optato per una mescola dura come la stragrande maggioranza degli altri piloti in pista, tutti si sarebbero aspettati una strategia simile anche per Vettel.
E invece, come se la Ferrari fosse andata in panico per la mossa di Hamilton, il muretto box è andato in tilt. Mentre tutti si aspettavano la gomma dura per poter resistere al pilota della Mercedes, a Vettel vengono incomprensibilmente montate le gomme soft (gialle).
Così facendo, il tedesco non solo ha perso la posizione sull’inglese in seguito alla sosta, ma non è più riuscito a riprenderlo in pista. Con la mescola morbida infatti, le possibilità di sostenere un ritmo elevato si concretizzano nei giri immediatamente successivi dal rientro ai box, ma non certo per 19 giri. Hamilton invece, con la mescola dura (meno performante ma più resistente al degrado), si è quindi mantenuto tranquillamente la sua posizione, andando addirittura all’attacco di Verstappen. Vettel, dal canto suo, ha dovuto rinunciare ad una terza posizione che poteva conquistarsi tranquillamente. Se al tedesco avessero montato le gomme dure (siamo nella supposizione), probabilmente anche il secondo posto non sarebbe stata un’utopia. Il tentativo della Ferrari era quello di giocarsi tutte le carte a disposizione con l’utilizzo di una gomma effettivamente più veloce, ma il rischio dell’all-in non ha pagato. Addio quindi al podio, addio alla speranze di poter chiudere un fine settimana difficile ma comunque positivo sotto altri aspetti.
Al termine della gara il tedesco non spara a zero sulla scelta del suo team, anzi. Per Vettel la scelta del team, decisa in accordo con il pilota stesso, sembrava essere quella più giusta, ed è proprio il tedesco a difendere l’operato della sua squadra.
Una cosa però è certa: per quanto possa stare vicino al team, non si può ritenersi soddisfatti.
Ora tutti i pensieri sono rivolti al 23 ottobre, giorno in cui si disputerà il Gran Premio degli Stati Uniti (prima delle tre tappe consecutive nel continente americano e 18° appuntamento del mondiale). Un lungo periodo da affrontare discutendo su ciò che è andato storto per potersi riprendere definitivamente e per rincorrere le Red Bull almeno al secondo posto nel campionato costruttori.
A proposito del titolo riservato ai team: l’appuntamento giapponese non poteva concludersi in modo peggiore per la Ferrari. Per i vertici di Maranello, ad inizio della stagione, questo era l’anno giusto per poter puntare a qualcosa di davvero importante. Morale della favola:
ennesimo errore ai box, Red Bull attualmente seconda nel mondiale, team Ferrari allo sbando (con polemiche a riguardo), e Mercedes matematicamente campione del mondo 2016.
Peggio di così…