La Formula 1 di padre in figlio: da Keke a Nico… Rosberg!
Dopo la “Hill family” ecco la “Rosberg family”. Formula 1, terra di padri e figli d’arte. In questi casi, e solo in questi, persino campioni del mondo. Dapprima furono Graham Hill e Damon Hill: il primo iridato nel 1962 (BRM P57) e 1968 (Lotus 49 e 49B-Cosworth), il secondo nel 1996 (Williams FW18-Renault). Piloti straordinari i quali, a modo loro, hanno contraddistinto le rispettive epoche.
Keke e Nico, ancora un padre e un figlio. Così uguali eppure così diversi. Keijo Rosberg, classe 1948, finlandese nato a Solna (nei pressi di Stoccolma, Svezia) causa studi universitari del padre; Nico Erik Rosberg, classe 1985, nato a Wiesbaden (Germania), cresciuto in Italia, residente a Montecarlo e con doppio passaporto finlandese e tedesco. Una sorta di “cittadino del mondo”, privo, per così dire, di una vera patria e di una nazionalità ben marcata. Tedesco, secondo la propria licenza sportiva, ma capace di festeggiare in italiano il proprio titolo mondiale, con tanto di coro degli White Stripes in versione Berlino 2006. Un ragazzo genuino, spontaneo, vero, mai banale e che a noi italiani piace particolarmente.
Keke e Nico, padre e figlio, accomunati da un titolo mondiale di Formula 1. Che storia. Carriere diverse, epoche diverse, percorsi professionali diversi. Le prime apparizioni di Keke Rosberg in Formula 1 risalgono al 1978. In quella stagione, il finnico guiderà ben cinque auto differenti, tutte motorizzate Cosworth DFV: Theodore TR1, ATS HS1, Wolf WR3 e WR4, ATS D1. Ancora Wolf nel 1979 (WR7, WR8 e WR9), quindi è la volta del biennio (1980-1981) in Fittipaldi, al volante delle poco competitive F7, F8 e F8C. Il passaggio in Williams, nel 1982, produrrà un inatteso titolo mondiale, in una stagione tanto drammatica quanto sportivamente e tecnicamente vibrante ed equilibrata. Keke non è di certo il più veloce, ma è il più costante e regolare al volante delle sue Williams FW07C e FW08, motorizzate Cosworth. E in una simile annata, questa dote tornerà utile. Vince solo al Digione, in occasione del GP di Svizzera, ma cinque podi – unitamente ad altri piazzamenti a punti – gli valgono l’iride. Racimola 44 punti, un bottino sufficiente ad avere la meglio su Didier Pironi (Ferrari, 39 punti e due vittorie) – 2° nonostante la sua stagione finisca in quel di Hockenheim –, John Watson (McLaren, 39 punti e 2 vittorie), Alain Prost (Renault, 34 punti e 2 vittorie), Niki Lauda (McLaren, 30 punti e 2 vittorie), René Arnoux (Renault, 28 punti e 2 vittorie). Nel 1982, invero, altri piloti si aggiudicano almeno una vittoria: Tambay (Ferrari), Alboreto (Tyrrell), De Angelis (Lotus), Patrese e Piquet (entrambi su Brabham).
Keke Rosberg milita in Formula 1 sino al 1986, anno in cui, al volante della eccellente McLaren Mp4/2C-Porsche – iridata nelle mani di Alain Prost – è autore suo malgrado di una stagione non particolarmente felice. Indubbiamente veloce ma mai in grado di ripetere e rinverdire i fasti di quel clamoroso 1982. Vincerà altri quattro GP: Montecarlo 1983 (Williams FW08C-Cosworth), Stati Uniti 1984 (Williams FW09-Honda), Stati Uniti 1985 (Williams FW10-Honda), Australia 1985 (Williams FW10-Honda). 114 GP all’attivo (129 comprendendo anche le mancate qualificazioni), 5 vittorie, altrettante pole-position, 17 podi, 1 titolo mondiale: queste le cifre (che contano…) di Keke Rosberg in Formula 1. Un’icona degli Anni ’80.
Nico Rosberg vive una Formula 1 – per ovvie ragioni e logiche generazionali – assai diversa da quella conosciuta dal padre Keke ma, invero, non meno impegnativa. Quattro stagioni in Williams, dal 2006 al 2009, al volante delle FW28-Cosworth, FW29-Toyota. FW30-Toyota e FW31-Toyota. Anni in cui Nico riesce già a mostrare le due indubbie qualità (ottimi risultati ed una costanza imbarazzante). Nel 2010, il passaggio in Mercedes, team dalle grandi e palesi ambizioni mondiali. Michael Schumacher quale compagno di squadra. Le Mercedes del quadriennio 2010-2013 (MGP W01, MGP W02, F1 W03 e F1 W04) si rivelano monoposto sì veloci ma ancora particolarmente difficili e “rognose” da mettere a punto; lacune tecniche che non garantiscono la necessaria costanza di risultati. In occasione del GP di Cina 2012, ecco la prima vittoria (partendo dalla pole-position). Nel 2013, Nico Rosberg colleziona altre 3 pole e 2 vittorie (Monaco e Gran Bretagna), ma è nel 2014 che il pilota “tedesco” compie – anche grazie ad una vettura finalmente di primissimo livello (la Mercedes F1 W05) – il salto di qualità che lo porterà al titolo mondiale del 2016. Una maturazione crescente ed inesorabile. L’iride del 2016 è frutto di questo percorso: quest’anno, Rosberg si è imposto in nove GP, mancando la zona punti solo in quel di Montmelò, Grand Prix in cui i due piloti Mercedes sono venuti al contatto dopo pochi metri di gara. Lewis Hamilton (anch’egli su Mercedes F1 W07) si è rivelato – e non poteva essere altrimenti, del resto è l’inglese ad aver vinto nel 2014 e 2015 – avversario ostico, mai domo, capace di aggiudicarsi dieci GP, ma, suo malgrado, autore di una prima parte di campionato priva di vittorie (Rosberg, frattanto, inanellava quattro successi consecutivi) e di due GP a vuoto (Spagna e Malesia). Hamilton, nel complesso, ha ancora una volta dimostrato classe e forza fuori dell’ordinario, al contempo Rosberg ha giocato, oltre che una indubbia e innata velocità (otto pole-position e nove vittorie non piovono dal cielo…), la carta della saggezza (e, per sua fortuna, della… fortuna, elemento che, bando alle ciance, è sempre ben accetto). La matematica è spietata: 385 punti per Rosberg, 380 per Hamilton. Un epilogo, alla fine della fiera e di un campionato teso ed incerto sino all’ultima bandiera a scacchi in quel di Abu Dhabi (corsa, peraltro, assai gradevole), giusto e che premia un pilota tutt’altro che predestinato.
Nico Rosberg è campione del mondo di Formula 1. Ad oggi, egli vanta 206 GP all’attivo, 23 vittorie, 30 pole-position, 57 podi, 1 titolo mondiale. Numeri di altissimo profilo a testimoniare la forza di un pilota che si è saputo costruire con umiltà e pazienza e che, finalmente, ha coronato il sogno di una vita. Una bella storia di automobilismo lunga 34 anni.
Scritto da: Paolo Pellegrini
” L’iride del 2016 è frutto di questo percorso”
Quello che penso anch’io, vedo la sua vittoria proprio come il coronamento di un percorso, per me cominciato nel 2010.
“Rosberg ha giocato, oltre che una indubbia e innata velocità (otto pole-position e nove vittorie non piovono dal cielo…), la carta della saggezza (e, per sua fortuna, della… fortuna, elemento che, bando alle ciance, è sempre ben accetto). La matematica è spietata: 385 punti per Rosberg, 380 per Hamilton. Un epilogo, alla fine della fiera e di un campionato teso ed incerto sino all’ultima bandiera a scacchi in quel di Abu Dhabi (corsa, peraltro, assai gradevole), giusto e che premia un pilota tutt’altro che predestinato.”
Condivido dalla prima all’ultima parola, quindi vittoria meritata e ben costruita 🙂