Monza Rally Show 2016 | La F1, i rally e il profumo dei mandarini: intervista a Marco Zappa
Marco Zappa, ex ingegnere Pirelli F1 e marketing – event manager per MediainMotion, ci racconta questo mondo in occasione del Monza Rally Show 2016.
Milano, 09/12/2016 – Monza, autodromo, ore 10. Il paddock della trentasettesima edizione del Monster Monza Rally Show 2016 rimbomba dei primi vagiti ancora sommessi delle vetture nei box dove il lavorio dei meccanici è un crescendo, così come l’attesa di scendere in pista dei team e dei loro piloti, e l’affluire festoso e colorato del pubblico e dei fan.
Dal fondo box del team emiliano GB Motors, qui in gara con Tobia Cavallini – quarto nell’ultimo WRC italiano – e Andrea Rossetto su Ford Fiesta gommata Pirelli nel nutrito gruppo R5, l’incedere tranquillo e il sorriso aperto di Marco Zappa (ex ingegnere Pirelli F1, GP2 e GP3, oltre che Event Manager ed ingegnere al Monza Rally Show di Marco Bonanomi e Cavallini) quasi stridono col fermento di queste occasioni. In realtà, dopo i convenevoli di rito, traspare subito la passione e l’entusiasmo per un mondo, quello del Motorsport e dei rally in particolare, ancora genuino, divertente, da vivere appieno per il pubblico e, forse, come capita a volte per le ruote coperte, lasciato un po’ in penombra.
Marco partiamo dalla fine. Come sta andando questa kermesse monzese?
Marco Zappa: Alla grande! Ho la fortuna di seguire due equipaggi di primissimo livello. Bonanomi-Pirollo con la Citroen DS3 WRC con i quali stiamo lottando per la vittoria assoluta contro due fenomeni come Valentino Rossi (9 volte Campione del Mondo) e Daniel Sordo (pilota ufficiale Hyundai nel Mondiale Rally e uno degli attuali migliori asfaltisti al Mondo) e l’equipaggio Cavallini-Rossetto con i quali stiamo avendo ottimi risultati nella combattutissima e numerosissima categoria delle R5.
Il tuo è un profilo manageriale oltre che tecnico. Oggi quali di questi due aspetti incide di più sulla gestione e sui risultati di un team o di un pilota?
MZ: Direi assolutamente tutti e due. Oggi ogni competizione ai massimi livelli, soprattutto motoristica, non lascia nessun aspetto al caso. Il know-how tecnico è fondamentale per analizzare puntualmente tutti gli aspetti della vettura, del team e del pilota e lavorare in modo preciso e maniacale su di essi in particolare sui punti deboli. L’aspetto di gestione e conseguentemente di immagine aiuta ad essere ‘strutturati’, cosa necessaria per lavorare in grandi contesti e finalizza al meglio tutto il lavoro svolto. E’ come il vestito adatto per presentarsi all’evento più importante a cui uno possa essere invitato. Tradotto: ogni volta che si scende in pista siamo sotto gli occhi di tutti e ogni occasione va sfruttata al meglio.
Per lavoro vivi a contatto con i piloti, cosa pensi dell’uscita di scena di Nico Rosberg? Cosa passa per la testa di un pilota in certi momenti?
MZ: Nico mi ha davvero sorpreso. Diventare Campioni del Mondo di F1 è il sogno di tutti appena si impugna un volante. Nico non ha neanche potuto godere di questo immenso traguardo e ha lasciato il suo posto da numero 1, una vettura con prestazioni ‘extraterrestri’ e un contratto biennale da 30milioni l’anno. Capisco benissimo le sue parole quando dice che in F1 si hanno pressioni e stress titanici da sopportare, che la lotta con Hamilton è stata durissima anche sul piano relazionale. Lui afferma che una volta scalato l’Everest non ha più senso rimettersi in gioco in quanto la montagna più alta è già stata scalata. Decisione da rispettare. Personalmente io avrei affrontato altre sfide per dimostrare che su quella vetta non ci sono arrivato per caso e che un Campione del Mondo deve avere sempre fame di vittorie.
Cosa “ruberesti” alle formule a ruote scoperte, e alla F1 in particolare e, viceversa, quali elementi dei rally potrebbero rivelarsi utili ad una Formula che, a detta di molti, sembra a metà del guado?
MZ: La professionalità, l’affrontare un progetto tecnico e la strategia di gara con metodologia. I Rally si stanno avvicinando a questo ma solo con i team ufficiali. E non è una questione di budget ma di organizzazione del lavoro. Per il resto i rally hanno una grande ‘umiltà’ da insegnare alla F1, il contatto con le persone, con i piloti; quel ‘toccare con mano’ di cui l’appassionato ha bisogno come un motore ha bisogno dell’olio. Inoltre le vetture da rally hanno un rumore vero, fanno baccano, la F1 ultimamente non molto. E’ un po’ come se mancasse di anima.
Quali sono i progetti per il futuro?
MZ: Fortunatamente tanti. L’anno prossimo seguirò diversi piloti, primo fra tutti Matteo Cairoli, fresco Vice Campione della Porsche SuperCup e nel Porsche Motorsport Junior Programme come pilota ufficiale. Porterò al debutto per la prima volta in auto un pilota che ho seguito dal kart. Parteciperà al Campionato Mitjet Series e gli faccio un enorme in bocca al lupo. Sarò nel Campionato Italiano GT con Riccardo Agostini come pilota ufficiale Lamborghini e nel medesimo campionato avrò anche Stefano Gattuso. Non mancherò ovviamente al Monza Rally Show con Marco Bonanomi e ritorneremo per vincerlo, e con l’immancabile Tobia Cavallini. Sono aperto a nuove sfide, la mia passione per questo sport e per il mio lavoro è davvero travolgente.
Sullo sfondo il team continua a settare la Ford R5 azzurra mentre, in una pausa, il profumo intenso dei mandarini appena sbucciati dai meccanici si fonde con l’odore della benzina. Immagine immediata ed autentica di un ambiente ancora umano, e forse meno patinato di altri che riporta le competizioni più vicino al cuore dei tifosi, da quelli più incalliti ai neofiti.
L’urlo metallico di una mitica Lancia 037 – sì al Rally Show c’è spazio per anche per la storia – copre le nostre parole, è ora di scendere in pista.