La lunga storia della Ferrari in Formula 1 ha regalato ai propri tifosi momenti memorabili. E’ difficile trovare personaggi o campionati che si possano definire “migliori” rispetto ad altri, complice appunto questa lunga storia “Made in Maranello” così ricca di emozioni, sia positive che negative.
Per celebrare i settant’anni della Ferrari però, era forse doveroso dedicare questo primo articolo dedicato ai momenti di gloria di uomini e vetture ad una delle stagioni più belle di sempre: il 1979.
Era una Formula 1 diversa, quella, dove l’animo dei piloti e l’estetica delle monoposto non erano minimamente paragonabili a quello che viviamo oggi. Può sembrare una frase già fatta, ma non è così scontata come appare. Per rendersene conto, è sufficiente fare solo qualche nome:
Jody Scheckter, Gilles Villeneuve, Mauro Forghieri, Monza, Ferrari 312T4.
Tutti questi elementi messi insieme sono in grado di generare un’unica grande emozione, un comune denominatore da collocare nel 1979.
Le premesse di un anno da incorniciare
Il 1978 è un anno da dimenticare per la rossa di Maranello. La Ferrari, così come gli altri concorrenti, non può fare miracoli di fronte allo straordinario potenziale della Lotus, che proprio in quella stagione straccia gli avversari con le geniale soluzione aerodinamica dell’effetto suolo. Le vetture di Colin Chapman, così belle nella loro livrea nera, dominano il campionato, con l’italo-americano Mario Andretti che diventa così campione del mondo. Decisamente più sfortunato è il suo compagno di squadra Ronnie Peterson. Lo svedese, considerato come uno dei piloti più promettenti dell’epoca, muore infatti all’ospedale di Monza nel corso di un intervento chirurgico. Peterson era stato ricoverato in seguito ad un brutto incidente avvenuto proprio sul circuito brianzolo. Estratto cosciente dalla vettura, lo scandinavo era apparso sin da subito in condizioni tali da non considerarlo in pericolo di vita. Forse è anche per questo che la sua scomparsa resta una delle più dolorose di sempre.
Lo spettacolo, comunque, deve andare avanti. E’ la dura legge della Formula 1, costretta in quegli anni a dover sopportare l’enorme peso dei numerosi piloti morti in pista.
Nella stagione 1978 la Ferrari schiera la coppia di piloti formata da Gilles Villeneuve e Carlos Reutemann. Mentre il primo guida sempre al limite e fa innamorare i tifosi, il secondo è invece più attento e pensieroso. Enzo Ferrari ama la personalità del canadese, mentre è più infastidito da quella dell’argentino. Ad ogni modo, quando il 1979 è ormai alle porte, il Commendatore ingaggia dalla Wolf un pilota sudafricano veloce e rispettoso del mezzo: Jody Scheckter.
Con l’ingresso in squadra del lituano d’origine, Ferrari è costretto a dover fare a meno di uno dei due piloti. Inizialmente sembra Villeneuve a dover fare i bagagli, ma contro ogni aspettativa è invece Reutemann ad abbandonare Maranello. Sarà proprio lui ad approdare alla Lotus al posto di Peterson, con la speranza di ripetere una stagione ad alti livelli. Si sbaglierà.
La Lotus infatti ha dato il via ad una vera e propria evoluzione tecnica ed aerodinamica in Formula 1. Mentre nel 1978 era il team da battere, nel 1979 anche le altre squadre si adeguano, portando a compimento soluzioni di grande spessore.
Mentre la Renault fa debuttare il motore turbo, la magica penna dell’ingegner Mauro Forghieri disegna la nuova Ferrari 312 T4. Il mito di questa monoposto non inizia però sotto i migliori auspici.
Nel giorno in cui viene presentata al pubblico, la vettura salta subito all’occhio per la sua estetica tutt’altro che gradevole.
I commenti dell’opinione pubblica sulla nuova creatura di Maranello saranno presto messi a tacere proprio da Enzo Ferrari, il quale sintetizza con una delle frasi più celebri: “Non importa quanto sia bella o brutta o una macchina, l’importante è che sia vincente“.
Ancora una volta, il “Drake” dimostrerà di non essersi sbagliato.
L’amicizia tra i due piloti: l’ingrediente segreto per vincere
Ancor prima dell’inizio del campionato, in molti tra gli addetti ai lavori notano una sorprendente intesa tra Villeneuve e Scheckter. I due piloti, ora compagni di squadra in Ferrari, iniziano a stringere una forte amicizia basato sul rispetto reciproco.
Il canadese ed il sudafricano mantengono fedelmente questo buon rapporto non solo fuori dalle piste, ma anche e soprattutto in gara. Quella tra Villeneuve e Scheckter rimarrà sempre l’esempio più bello di come due piloti possano convivere pacificamente all’interno della stessa squadra, già composta da leader carismatici come Forghieri e da altri tecnici e meccanici ricchi di spirito modenese.
Segnali dal passato che indicano uno stile di vita non più esistente nella Formula 1 attuale.
Con tutte queste ottime premesse, il campionato 1979 può finalmente cominciare.
Lo spavento Ligier e la successiva ripresa
Nonostante tutti i buoni propositi, la stagione 1979 non inizia nel migliore dei modi per la Ferrari. In Argentina, dove si corre il primo gran premio del campionato, sia Scheckter che Villeneuve sono costretti al ritiro. Il sudafricano rimane addirittura coinvolto in un rocambolesco incidente che costringe i commissari a sospendere momentaneamente la gara. Alla ripresa è il francese Jacques Lafitte ad imporsi con la propria Ligier, portandosi a casa una vittoria al termine di un fine settimana perfetto.
Il Sud America sorride ancora una volta a Lafitte, che ripete la stessa performance anche in Brasile, teatro del secondo appuntamento stagionale. Dietro di lui la Ferrari fa ancora fatica, con Villeneuve 5° e Scheckter addirittura 6°. Contro ogni previsione, la Ligier di Lafitte si trova clamorosamente in testa al mondiale dopo due prove. E’ il segnale che qualcosa che deve cambiare, e così accade.
Al terzo appuntamento del campionato la Formula 1 fa tappa in Sudafrica, proprio a casa di Scheckter. La gara vede il lungo duello tra le due Ferrari e la Renault di Jabouille, favorita dalla potenza del proprio motore. La battaglia viene però interrotta a causa della pioggia, la quale costringe la direzione gara a sospendere la corsa.
Alla ripartenza è Villeneuve a prendere il comando della corsa, favorito anche da una scelta delle gomme più felice rispetto a quella del proprio compagno. In ogni caso il canadese vince, ma subito dietro di lui Scheckter completa la giornata perfetta con una doppietta.
Lo stesso risultato si ripresenterà puntuale a Long Beach, con la seconda doppietta e la seconda vittoria consecutiva di Villeneuve. In sole due gare, entrambi i piloti recuperano il terreno perso su Lafitte.
Scheckter supera Villeneuve, ma il meglio arriva a Digione
Con il canadese davanti al proprio compagno in classifica generale, i tifosi iniziano a pensare che il 1979 possa diventare davvero l’anno di Villeneuve. Il loro pensiero però inizia a cambiare molto presto. Dopo la vittoria della Ligier in Spagna, stavolta per mano dell’altro francese Patrick Depailler, la Ferrari subisce una piccola inversione di tendenza interna. Mentre in Belgio e a Monaco Gilles non va a punti, Jody conquista ben due vittorie.
Villeneuve è dunque chiamato a riprendersi dopo due brutte uscite, e l’occasione migliore si presenta al Gran Premio di Francia sul circuito di Digione. L’impresa di cogliere un risultato qui non è affatto semplice. La Ferrari deve giocarsela a viso aperto proprio in casa della Renault, che proprio per l’occasione presenta un motore turbo più avanzato. Le premesse però rimarranno tali, perché quella gara diventerà teatro del duello più memorabile mai visto su una pista di Formula 1.
Il primo posto finisce facile facile nelle mani di Jean-Pierre Jabouille, che con questo risultato segna la prima vittoria di un motore turbo in Formula 1. Paradossalmente, nonostante l’importanza dell’evento, il meglio accade alle sue spalle. Sia Villeneuve che la Renault di René Arnoux soffrono di alcuni problemi tecnici sulle rispettive monoposto. Le noie alle due vetture creano una sfida quasi ad armi pari per la conquista del secondo posto. A tre giri dalla fine, Arnoux tenta il sorpasso si Villeneuve, trovando una forte risposta del canadese che si difende.
E’ l’inizio del duello più bello di sempre, con ben tre giri fatti di sorpassi, controsorpassi e contatti al limite. Un gioco pericolosissimo che vede Villeneuve come vincitore, ma che consegnano entrambi i piloti alla storia in quel di Digione.
La Williams mette pressione, ma Scheckter resiste
Giunti a metà stagione, la battaglia per il titolo è una questione riservata ai due piloti della Ferrari, che nonostante l’enorme posta in palio continuano ad rimanere amici senza mettersi il bastone tra le ruote. E’ chiaro a tutti che la guida di Scheckter è più precisa e attenta, ma meno spettacolare. Con il suo stile può portarsi a casa più punti e più vittorie, anche senza entusiasmare.
Villeneuve è esattamente l’opposto. La sua spericolatezza lo fa entrare nel cuore degli appassionati, ma ciò non gli consente di essere costante in termini di risultati, perdendo parecchi punti per strada.
Quando la Formula 1 arriva in Inghilterra, la Ferrari deve fare i conti con un altro agguerrito rivale: la Williams.
A Silverstone Scheckter si piazza a punti in 5° posizione (Villeneuve addirittura 14°), ma a vincere è proprio un pilota del giovane team inglese, grande amico della Ferrari: Clay Regazzoni.
Lo svizzero sale sul gradino più alto del podio, regalando alla Williams una vittoria proprio in casa del team di Sir Frank.
Nei tre gran premi successivi (Germania, Austria ed Olanda) la Williams porta a casa addirittura un filotto di tre vittorie consecutive. Stavolta il protagonista della tripletta non è Regazzoni, ma il suo compagno di squadra australiano Alan Jones. La rimonta in classifica di Jones è notevole, tanto da recuperare parecchi punti su Villeneuve, che coglie solo un piazzamento a punti nei tre appuntamenti (giunge solo 2° in Austria). Nonostante la grande ripresa della Williams, Scheckter riesce a resistere conservando la prima posizione nel mondiale. Con due 4° posti ed un 2° posto in Olanda, il sudafricano si candida ad un posto nella storia, favorito anche dalle uscite a vuoto di Villeneuve.
Memorabile è il ritiro del canadese a Zandtvoort (Olanda), dove Villeneuve compie un intero giro su tre ruote a causa di una foratura e rientra ai box. Una volta in pit lane chiede ai meccanici di sostituirgli il pneumatico, che nel corso dell’ultimo giro aveva causato anche gravi danni alle sospensioni. L’episodio verrà poi ricordato da Forghieri con il sorriso sulle labbra, ma il forfait olandese metterà la parola “fine” sulle possibilità di vittoria iridata di Villeneuve per il 1979.
Il tripudio di Monza
In realtà per “l’aviatore” esiste un’ultima possibilità: vincere a Monza. La Ferrari però non può permettersi passi falsi. La Williams di Jones fa davvero paura, e sbagliare sul circuito amico in terra brianzola non sarebbe accettabile.
Vincendo, Scheckter potrebbe laurearsi campione del mondo. La consacrazione del titolo può verificarsi solo in due condizioni: Villeneuve non deve vincere e Jones non deve andare a punti.
A tre gare dalla fine del mondiale la Ferrari può dunque chiudere i giochi, ma in qualifica è ancora una volta Jean-Pierre Jabouille ad ottenere la pole position.
In gara però la musica cambia: Scheckter è autore di un’ottima partenza, a tal punto che il sudafricano balza subito in testa. Jones invece è vittima di problemi tecnici che lo risucchiano nelle retrovie. Anche Jabouille non è brillante al via, mentre Villeneuve ed Arnoux partono bene.
Il francese della Renault passa addirittura in testa superando Scheckter dopo qualche giro, salvo poi ritirarsi subito dopo per noie meccaniche.
A questo punto si concretizza il sogno di ogni tifoso della Ferrari: primo Scheckter, secondo Villeneuve. Con un risultato così, a Monza, iniziano i preparativi per la festa.
Teoricamente Villeneuve potrebbe superare il proprio compagno e riaprire il discorso mondiale, ma ciò non accade. Il canadese, senza seguire un ordine di scuderia, scorta fedelmente il suo compagno ed amico fino alla bandiera a scacchi, senza mai accennare un tentativo di sorpasso.
L’amicizia tra i due si consolida ancora di più, e Scheckter (che sarà sempre riconoscente a Villeneuve) si laurea matematicamente campione del mondo.
Il sudafricano ottiene così il suo primo titolo mondiale proprio all’esordio con la Ferrari, diventando anche il primo ed unico pilota africano a vincere in Formula 1.
Inoltre, grazie alla favolosa doppietta, la Ferrari aggiudica anche il titolo costruttori. La marea rossa che invade la pista sotto il podio di Monza resta l’immagine più emblematica di una stagione tra le più memorabili e romantiche dell’intera storia del “Cavallino rampante”.
Il campionato, per dovere di cronaca, si concluderà definitivamente con le due gare nordamericane.
Il neo-campione del mondo giunge quarto in Canada, dove invece Villeneuve arriva secondo nella gara di casa. Nell’ultimo appuntamento a Watkins Glen, negli Stati Uniti, Scheckter è costretto al ritiro. Villeneuve invece chiude nel migliore dei modi il campionato vincendo la corsa e dimostrando di essere un pilota all’apice della maturità in pista.
Ecco i numeri finali di un campionato da sogno:
Classifica piloti:
1° – Jody Scheckter (51 punti)
2° – Gilles Villeneuve (47 punti)
3° – Alan Jones (40 punti)
Classifica costruttori:
1° – Ferrari (113 punti)
2° – Williams (75 punti)
3° – Ligier (61 punti)
Pole Position:
Scheckter: Gran Premio di Monaco
Villeneuve: Gran Premio degli Stati Uniti Ovest (Long Beach)
Vittorie:
Scheckter: Belgio, Monaco, Italia (3)
Villeneuve: Sudafrica, USA Ovest, USA Est (Watkins Glen) (3)
Podi:
Scheckter: Sudafrica, USA Ovest, Belgio, Monaco, Olanda, Italia (6)
Villeneuve: Sudafrica, USA Ovest, Francia, Austria, Italia, Canada, USA Est (7)