Il mondo della Formula 1 deve affrontare per l’ennesima volta il fallimento di un team. Dalla giornata di ieri infatti, la Manor Racing è ormai una questione chiusa, viste le enormi difficoltà finanziarie dovute all’assenza di acquirenti e di bonus premi provenienti dalla federazione.
La triste vicenda della Manor, che dunque non parteciperà al campionato 2017, chiude una parentesi negativa della Formula 1 moderna: quella rappresentata dai team nati nel 2009 e che piano piano sono andati incontro allo smantellamento, al crack finanziario ed alle numerose problematiche di natura commerciale legate ad uno sport che, spesso e volentieri, presenta costi esorbitanti.
Il team inglese è di fatto l’ultimo caso di una lunga e sconfortante vicenda che ha visto tanti sogni infranti e tante bandiere bianche sventolate.
Ecco la breve storia ed il conseguente declino di tutte le squadre nate nel 2009 e scomparse dopo rapide apparizioni.
2009: dal tracollo della Toyota alla nascita di tre team
La stagione di Formula 1 2009 è senza dubbio una delle più strane e controverse mai esistite. In occasione di quel campionato vengono stravolti i regolamenti tecnici, e l’improvviso cambio di rotta manda in confusione parecchie squadre, anche quelle più quotate e competitive.
La Honda non c’è più, ma al suo posto fa la sua apparizione un team fondato da Ross Brawn, al quale inizialmente nessuno fa caso. La neonata Brawn Gp, particolarissima per la sua assenza di sponsor sulla livrea, sorprende l’intera concorrenza sin dai test invernali. Grazie ad una miglior interpretazione dei regolamenti (che causerà non poche polemiche scatenate dagli altri team), la Brawn diventa improvvisamente la monoposto da battere. Nella prima metà della stagione le vetture di Rubens Barrichello e Jenson Button volano, lasciando poche speranze agli avversari. Alla fine il mondiale lo vince proprio Button, per la prima ed unica volta in carriera.
Come se non bastasse, la Brawn cessa di esistere proprio al termine di quell’anno, facendosi assorbire da uno dei team più vincenti di sempre: la Mercedes.
Il 2009, salvo questa sorpresa sportiva, è però un anno da dimenticare. Il campionato è quasi sempre privo di spettacolo, e ad aggravare la situazione si presenta anche la crisi economica mondiale. Quest’ultima inizia a gravare pesantemente su uno dei colossi automobilistici come la Toyota. La casa automobilistica nipponica è presente in Formula 1 dal 2002, ma dalla stagione 2005 vive di alti e bassi. Il team giapponese, dopo un 2009 in trend negativo, intende partecipare inizialmente anche per la stagione 2010, ma la crisi economica fa rinunciare ad ogni piano, facendo così uscire di scena per sempre la Toyota dalla Formula 1.
Nello stesso anno però, nonostante l’addio di un team, la FIA vuole incrementare il numero di team partecipanti per la stagione 2010. L’obiettivo della Federazione è quello di portare il numero minimo di squadre da dieci a tredici, e le intenzioni verranno soddisfatte in pieno. In un primo momento arrivano ben 15 richieste di pre-iscrizione, ma poco prima della domanda ufficiale da presentare per poter gareggiare nella stagione 2010, due dei cinque nuovi candidati si ritirano.
I sogni del team serbo Stefan Grand Prix e dell’americana Team US F1 non si realizzano, ma al loro posto iniziano una nuova avventura altri tre nuovi elementi: la HRT, la Manor e la Caterham.
Gli spagnoli della HRT
E’ dunque alla vigilia del 2010 che l’ex pilota spagnolo Adrian Campos fonda l’Hispania Racing Team, più facilmente riconosciuta con l’acronimo di HRT.
La vita del team iberico in Formula 1 fu breve e priva di soddisfazioni, affrontata per giunta con numerose e costanti difficoltà finanziarie. Equipaggiata dal motore Cosworth, l’HRT debuttò nel 2010 con la coppia di piloti formata dall’indiano Karun Chandhok e dal brasiliano Bruno Senna, nipote d’arte del grande Ayrton. La prima stagione si chiuse senza alcun punto conquistato e con numerosi ritiri. Inoltre, proprio in quel 2010, Chandhok venne appiedato dalla scuderia, lasciando spazio ad altri due piloti: Sakon Yamamoto (per sette gran premi) e Christian Klien (in altre tre occasioni).
Nel 2011 il team decide di costituire una nuova coppia di piloti. Vengono quindi messi sotto contratto un altro indiano, Narain Karthikeyan, ed il nostro Vitantonio Liuzzi. Sarà proprio il pilota pugliese a regalare il miglior piazzamento della storia del team, classificandosi 13° in occasione del Gran Premio del Canada. Successivamente, quando la Formula 1 approda a Silverstone per il Gran Premio di Gran Bretagna, l’Hispania Racing cambia proprietà. Campos infatti vende il suo team ad un altro imprenditore spagnolo, Josè Carabante, che apporta subito delle modifiche alla squadra.
Karthikeyan viene escluso dal team (partecipando solo al Gran Premio d’India per motivi di sponsor), ed al suo posto fa quindi il suo debutto un giovane pilota australiano di grande talento: il suo sorriso, e le sue origini italiane, assumeranno presto il nome di uno dei piloti più quotati degli ultimi anni, Daniel Ricciardo.
Nonostante le diverse mosse imprenditoriale e gestionali, il team chiude ancora una volta il mondiale senza punti, migliorando però i piazzamenti in gara rispetto al 2010.
Con queste premesse poco rassicuranti, l’HRT si presenta regolarmente anche per il campionato 2012. Karthikeyan torna definitivamente in squadra, mentre Ricciardo e Liuzzi escono di scena. Al loro posto viene dunque chiamato il pilota di casa Pedro de la Rosa, ormai prossimo al ritiro dalla Formula 1.
Il campionato è nuovamente disastroso, addirittura peggiore rispetto alle precedenti stagioni. Se nel 2010 e 2011 l’HRT giunse almeno in 11° posizione nel mondiale, stavolta termina 12°.
Senza risultati concreti e di rilievo, l’Hispania Racing corse incontro ad inevitabili e numerose problematiche di natura economica che la terranno distante per sempre dalla Formula 1.
I malesi della Caterham e le polemiche sulla denominazione del team
Il 2010 è anche l’anno che vede il debutto di un team fondato dall’imprenditore malese Tony Fernandes. Quella che dal 2012 verrà riconosciuta come Caterham, nel biennio 2010/11 corse invece con il nome “Team Lotus”. Il marchio inglese infatti aveva concesso a Fernandes di applicare il proprio nome della casa britannica per le sue monoposto. Tutto andò per il verso giusto fino al 2011, quando la Lotus Racing ed il figlio di Colin Chapman, Clive, decisero di fare richiesta ufficiale per rimuovere il nome Lotus a favore di un altra denominazione. Non a caso, il team cambiò definitivamente nome nel 2012 in Caterham, battendo sempre bandiera malese.
Indipendentemente dalle dispute sui nomi, la storia della Caterham in Formula 1 durò fino 2014, anno in cui fu costretta a saltare alcune gare in calendario per problemi finanziari, i quali si protrassero fino al fallimento definitivo.
Prima di questa ingloriosa fine, il team malese aveva accolto moltissimi piloti (compreso il nostro Jarno Trulli, all’epoca a fine carriera), ma senza mai ottenere punti iridati.
In realtà la Caterham rischiò di scrivere la propria storia in due occasioni: nel 2012, giunti all’ultimo appuntamento della stagione in Brasile, il russo Vitalij Petrov giunse 11° in gara, sfiorando un clamoroso quanto epico piazzamento a punti.
Successivamente, nel 2014, fu invece l’attuale pilota della Sauber Marcus Ericsson a giungere 11°, ma sul più difficile tracciato di Montecarlo.
Tra i tanti piloti passati in casa Caterham vanno ricordati anche Kovalainen, Pic, Van der Garde, Kobayashi, Chandhok, Lotterer e Stevens. Nessuno di loro riuscì mai a portare la Caterham in zona punti, contribuendo, loro malgrado, a stabilire un record negativo: insieme all’Hispania Racing, il team malese è la squadra che ha disputato più gran premi senza mai ottenere un punto.
Il più glorioso tra i sconfitti: il team Manor
La doccia fredda del fallimento economico è giunta ieri anche per la Manor, ultimo dei team nati nel 2009 ed il più rappresentativo tra tutti. Il team inglese può comunque vantare di aver ottenuto dei punti (con il compianto Jules Bianchi a Monaco 2014 e con il più recente Pascal Wehrlein in Austria 2016) in sette stagioni di Formula 1 disputate ininterrottamente dal 2010 al 2016.
Anche se abbiamo visto la Manor con la sua denominazione ufficiale soltanto nella passata stagione, il team è comparso in questi anni con diversi nomi, tutti dettati da motivazioni commerciali e di sponsorizzazione. Prima ancora che diventasse definitivamente Manor Racing, la squadra aveva debuttato con il nome di Virgin Racing, e successivamente con la denominazione di Marussia F1 Team.
La storia del team britannico la potete trovare attraverso in questo nostro post.