La Formula E con la carica dell’italiana Francesca Valdani al muretto!
Francesca Valdani, già team manager nel mondiale turismo WTCC e da poco nella massima serie con vetture elettriche, ci racconta novità, sfide ed obiettivi con un occhio la Formula 1.
E’ italiana, donna, e giovane rispetto ai ruoli di responsabilità già ricoperti nel motorsport. Passando da quelli di direttore sportivo per il team ROAL nel WTCC (World Tour Car Championship) fino all’approdo più recente in Formula E, serie ancora agli albori e già molto competitiva, con la squadra cinese Techeetah. Perché partiamo da queste caratteristiche? Per non cadere subito nel più ovvio dei “pugno di ferro in guanto di velluto”. Anche se dietro al sorriso sincero e conciliante effettivamente sembra trapelare un carattere solido e tenace. E forse non potrebbe essere altrimenti se sei una delle poche presenze italiane a lavorare nel giro di questa Formula innovativa, e per di più donna in un ambiente per lo più al maschile come quello motorsport.
Francesca raccontaci a che punto siete coi vostri impegni in pista e delle prossime sfide che attendono il vostro team.
Attualmente siamo nel bel pieno del campionato della stagione 3 della Formula E. Un campionato che non segue l’anno solare, infatti abbiamo già fatto due gare negli ultimi mesi del 2016; quella di Hong Kong, la nostra gara di “casa” essendo il nostro un team cinese, e una in Marocco nel circuito di Marrakech. Tra meno di due settimane ci sarà la terza gara della stagione a Buenos Aires in Argentina, e in questi giorni stiamo finendo di mettere appunto gli ultimi dettagli e il materiale che verrà spedito con gli ultimi container.
Essere donna è stato un problema in un mondo principalmente fatto di uomini?
Sicuramente non è stata una passeggiata, soprattutto all’inizio ho dovuto faticare parecchio prima di avere la giusta considerazione. Purtroppo ci sono molte persone superficiali che si fermano all’apparenza e in un ambiente come il motorsport, che è prettamente maschile, ho dovuto fare i conti anche con l’immagine comune della ragazza ombrellina o segretaria del team. Purtroppo capita ancora oggi di dover convincere del contrario le persone, soprattutto fuori dall’Italia dove magari le persone non mi conoscono.
La Formula E rappresenta il futuro o rimarrà comunque un compendio alle competizioni più tradizionali?
Sicuramente è un campionato unico nel suo genere sia come format, sia come gestione, oltre che per il fatto di essere il primo campionato di auto elettriche. Molte case automobilistiche che ancora non partecipano hanno espresso il loro interesse, e il futuro è verso la direzione dell’ecosostenibilità per salvare il mondo in cui viviamo e noi stessi. Le case potranno trasferire gli sviluppi tecnici sulle loro vetture stradali e sicuramente questo agevolerà l’entrata di altri grandi marchi. Non credo che le competizioni più tradizionali andranno a scomparire in quanto il motorsport è rumore e benzina, caratteristiche che non ci sono in FE.
La durata della carica delle batterie è il tallone d’Achille di questo tipo di Formula costringendo il pilota al cambio vettura durante la gara. A quando la vettura unica?
Si parla di avere la batteria unica nel biennio 2018/2019 e quindi anche una vettura sola a pilota, questo rappresenterà un grande passo avanti per la FE e un obiettivo tecnologico raggiunto.
Quando vedremo un GP in Italia? Potrebbe essere utile secondo te per avvicinare il nostro pubblico a questo genere di gare?
La FE non è ancora molto conosciuta in Italia e un ePrix nel nostro paese gioverebbe al nostro motorsport e avvicinerebbe gli italiani a questa nuova categoria. Dopo aver visto un ePrix vicino alla Torre Eiffel, a Hong Kong, Long Beach, Londra, Pechino, Montecarlo e in altre grandi città del mondo, sarebbe interessante poter avere una gara di FE in Italia. Si era parlato di Roma, credo che potrebbe essere davvero affascinante vedere una gara di FE vicino al Colosseo dove i gladiatori si sono sfidati per anni, ma ovviamente ogni location deve essere studiata e scelta correttamente per permettere agli addetti ai lavori di trovare i giusti spazi e avere livelli di sicurezza adeguati allo standard del campionato. In Italia abbiamo tante belle città quindi nel momento in cui si deciderà per un ePrix nel nostro Paese credo che avranno molta scelta.
In F1 il recente cambio di proprietà, e la fine dell’era Ecclestone rappresentano più un rischio o un’opportunità? Come direttore sportivo ti sei occupata di regolamenti; dal tuo punto di vista la F1 soffre di un eccesso di regolamentazione?
Ogni cambiamento rappresenta un rischio ma anche una grande opportunità per apportare delle novità e dei miglioramenti. Ecclestone ha fatto la F1 e sicuramente avrà riflettuto prima di cedere in altre mani la sua creatura. La F1 forse dovrebbe limitare un po’ i continui cambiamenti nel regolamento per facilitare gli appassionati a capire meglio e avere più continuità.
Cosa “ruberesti” alla Formula 1 e, viceversa, quali caratteristiche della E potrebbero essere utili per il Circus?
Tutta l’organizzazione della FE sta facendo un lavoro eccezionale per avvicinare il pubblico alle gare, ha portato le gare al pubblico e non il pubblico alle gare, e il pubblico sta rispondendo molto bene. Ogni week end di gara propone diversi eventi e le tribune sono spesso gremite di famiglie con bambini al seguito, senza contare i molti appuntamenti che fanno da contorno in cui il pubblico è a diretto contatto con i propri beniamini. La Formula 1 è un castello invalicabile, bisognerebbe, entro i limiti, far avvicinare e coinvolgere di più il pubblico, magari offrendo anche biglietti più economici.
Non credo che la FE sia un campionato minore rispetto alla F1, non le manca nulla rispetto alla classe regina, è sulla strada giusta per diventare a tutti gli effetti il campionato di riferimento per il futuro dei giovani piloti e dei professionisti del settore.
Nel 2015 hai collaborato col team ROAL Motorsport in occasione della 24h di Spa in Belgio. Per la prima volta due piloti normodotati hanno guidato la vettura di un non normodotato, cosa ha rappresentato questa esperienza?
Collaborare con dei piloti professionisti del calibro di Bruno Spengler, Timo Glock e Alex Zanardi è stato e rimarrà uno dei momenti più emozionanti della mia carriera e della mia vita. Tutti, dal primo all’ultimo, ci sentivamo partecipi di un unico progetto, ed è stato davvero terribile quando la nostra vettura si è fermata a un ora dal traguardo dopo 23 ore. Le gare sono anche questo… Per la prima volta due normodotati (Glock e Spengler, ndr) guidavano la stessa vettura da corsa di un non normodotato. E’ stato un altro passo avanti tecnologico che in un futuro si potrà trasferire forse anche alle auto stradali. Sono quei momenti dove davvero pensi “Impossible is just a word”.
Marcello Onéri