La ricetta di Montezemolo per una nuova F1: piloti protagonisti e regolamenti più semplici
Da quando gli investitori americani di Liberty Media hanno comprato la Formula 1 e hanno tolto Bernie Ecclestone dal proprio trono, sono state tante le persone di rilievo all’interno del Circus che hanno in qualche modo voluto esprimere il proprio pensiero su questo grande cambiamento gestionale.
Mr. E. ha dovuto dire addio alla sua creatura, a ciò per cui ha dedicato 40 anni della sua vita, lasciandola ad altre persone e una figura che in un certo senso può essere paragonata a quella del manager inglese è Luca di Montezemolo.
Il dirigente italiano è stato al fianco di Enzo Ferrari fino al 1977, ma dopo la morte del “Drake” Montezemolo è tornato a Maranello e per 23 anni è stato presidente della Ferrari riportandola al successo e vincendo 6 titoli mondiali piloti e 8 titoli costruttori.
In questi giorni Montezemolo ha rilasciato un’intervista a “La Repubblica” in cui ha parlato dei vari cambiamenti, di alcune “vecchie” conoscenze e di ciò che si aspetta dal 2017.
“L’altro giorno abbiamo parlato (con Ecclestone, ndr) a lungo e mi ha chiesto se gli potevo dare una mano a trovare un lavoro”.
Dopo questa battuta iniziale, ha spiegato che quello che è successo secondo lui era inevitabile: “Per motivi principalmente naturali non si può chiedere ad un 86enne di essere l’uomo del cambiamento non a uno con quella personalità lì, […] E nemmeno si può chiedere ha un gruppo che a investito 8,5 miliardi di dollari di rinunciare di modernizzare un business che aveva bisogno di importanti cambiamenti”.
Successivamente, il giornalista Marco Mensurati, rivolge una domanda molto curiosa a Montezemolo, riguardo gli errori commessi da Mr. E. e l’ex presidente Ferrari risponde con due esempi: “Il principale secondo me è stato la vendita nel 2006 alla Cvc: a un fondo di investimenti, dello sport, non interessa nulla. Questa è stata la causa della mancata innovazione in Formula 1”.
Un secondo errore di Ecclestone viene subito in mente a Montezemolo: “Forse aver pensato di continuare a fare tutto da solo anche in un’epoca in cui questo è impossibile. […] mi chiesero di guidare la F1 al fianco di Ecclestone. Avevo in mente una struttura con tre teste: una dedicata al commerciale, una al regolamento e una finanziaria”.
Quella dell’ex presidente Ferrari è una struttura molto simile a quella che hanno proposto gli americani di Liberty Media e infatti commenta: “Hanno già dato prova di sapersi muovere, di essere intelligenti e in più, a differenza della Cvc, hanno tutto l’interesse a far rinascere la F1 come sport”.
La conversazione poi si sposta sulle due figure che hanno avuto il compito di rivoluzionare il Circus e questi due personaggi sono i principali, assieme a Michael Schumacher, artefici dei successi Ferrari degli anni 2000.
“Todt a modo suo non vedeva l’ora che arrivasse questo momento: ha sempre puntato a rinnovare la Formula 1 […] e adesso potrà accelerare”.
Parlando invece di Ross Brawn: “Molto dipende da cosa gli faranno fare. È un tecnico preparato. Lo vedo molto bene sul lato dei regolamenti e della tecnica”.
Nell’ultima parte dell’intervista, il giornalista Mensurati, chiede a Montezemolo come cambierebbe la Formula 1: “Vanno accorciate le gare, migliorata la comunicazione, semplificati i regolamenti e data loro continuità e va consolidato il concetto che la Formula 1 è uno sport con una tradizione nei circuiti storici europei. Basta sciocchezze come i GP in Corea e in India. Negli USA va bene, ma uno, due al massimo. Infine va coltivato il pubblico nei circuiti”.
Ma i piloti? “Sono un capitolo a parte: intanto gli va restituita la parola. Avete mai fatto caso che le conferenze stampa sono finte? Dicono tutti le stesse cose, cioè nulla e poi non fanno più la differenza: Enzo Ferrari diceva che la vittoria era per il 50% merito della macchina e per il 50% merito del pilota. Oggi è 80-20”.
Infine la domanda che viene spontanea da fare è che cosa si aspetta in questo 2017 dalla Ferrari: “La storia della F1 ci insegna che ad ogni grande cambiamento regolamentare c’è stata qualche sorpresa. Vediamo quale sarà. Intanto perfino Marchionne ha capito che lo sport non è come la Borsa e che gli annunci non influiscono, se non negativamente, sugli esiti. Quindi è rimasto prudente. Buon segno”.
Ci sono tanti spunti interessanti in questa intervista. Per prima cosa Ecclestone ha fatto un ottimo lavoro con la Formula 1 sponsorizzandola e facendo le giuste mosse commerciali, ma come ha detto l’ex presidente Ferrari non possiamo chiedere a un 86enne di fare una grossa rivoluzione, ci vogliono menti fresche con idee nuove e innovative.
Qui però è giusto citare Enzo Ferrari: “In una società, il numero di proprietari deve essere dispari e minore di 3”. Ecclestone aveva in un certo senso la mentalità del “Drake”, ma forse ha ragione Montezemolo affermando che, nell’epoca odierna, non è possibile fare tutto da soli.
Su una cosa però siamo tutti d’accordo: i piloti devono tornare ad essere protagonisti e i regolamenti devono essere più semplici.
Infine sulla Formula 1 di quest’anno si sono sentiti moltissimi pensieri, talvolta molto discordanti tra loro quindi penso sia giusto dire che tra poco più di un mese sapremo se quest’anno sarà davvero l’anno del cambiamento che farà tornare la Formula 1 quel bellissimo sport che tiene i tifosi incollati davanti alla televisione, citando un famoso film, “Ogni maledetta domenica”.
In tutti questi discorsi pieni di buone intenzioni mi sembra ci sia un malinteso di fondo. I regolamenti, sia tecnici che sportivi (primi imputati della crisi di popolarità della attuale F1), non li scrive né Ecclestone né Liberty Media, bensì la FIA. Ecclestone, anche in tempi recenti, ha criticato certe scelte regolamentari della FIA ma, nonostante la sua forza contrattuale, nulla è cambiato. Anche Montezemolo in veste di presidente della Ferrari aveva più volte criticato in varie interviste ( ma lo ha fatto nelle sedi ufficiali?) gli attuali regolamenti troppo vincolanti ( es. ” la F1 è l’unico sport in cui gli allenamenti e i test privati sono vietati”), ma nulla è cambiato. Dunque il vero cambiamento deve avvenire all’interno della FIA e per ottenere una netta inversione di rotta devono concorrere tutti i soggetti coinvolti, a cominciare dai costruttori.