Dieci anni fa debuttava in McLaren, con il numero due sulla monoposto, un giovane ragazzino britannico, campione di GP2, che si era fatto notare da Ron Dennis già in passato grazie al suo incredibile talento. Al suo fianco, a completare la line-up del team di Woking, c’era il due volte campione del mondo Fernando Alonso.
Oggi come allora, un giovane talento si affaccia al mondo della Formula Uno sotto l’insegna del celebre team anglosassone. Si tratta di un belga – di Courtrai, per la precisione -, 24enne, anche lui con il due come numero di gara: Stoffel Vandoorne.
Ed oggi come allora, è il campione spagnolo di Oviedo a stargli a fianco, con molti più anni di esperienza sulle spalle, una fame inestinguibile e forse – sono supposizioni, ma comunque verosimili – un po’ di amaro in bocca per aver riposto troppa fiducia nella McLaren per il suo terzo titolo mondiale.
Non è certo un’eredità facilmente gestibile, quella che il campione del mondo 2009 Jenson Button ha lasciato al giovane belga, specialmente considerato che la guerra civile tra Lewis Hamilton e Fernando Alonso è passata alla storia.
Vandoorne ha comunque dichiarato che “non si aspetta niente” dalla rivalità con lo spagnolo, ma anzi la considera in maniera positiva e riconosce l’importanza che hanno avuto i consigli di Alonso e Button durante il suo periodo come terzo pilota: guardando alla sua stagione da rookie, non si sente un novellino.
Infatti, ha già avuto a che fare con il suo futuro team e compagno di squadra durante il corso della passata stagione, a partire dal Gran Premio del Bahrein che ha segnato il suo battesimo in Formula Uno.
A seguito dell’incidente che aveva coinvolto Alonso nella gara d’apertura della stagione a Melbourne, il belga ha sostituito lo spagnolo, cambiando immediatamente il volo che lo stava portando in Giappone per un test del campionato che avrebbe intrapreso da lì a poco, la Super Formula, e sfruttando il solo viaggio in aereo per studiare il file contenente tutto ciò che dovesse sapere per poter guidare la MP4-31 – che non aveva mai provato prima di allora.
Tra lo stupore generale, quel weekend Stoffel Vandoorne non ha solo portato la macchina al traguardo, ma è arrivato in decima posizione, facendo così guadagnare il primo punto iridato al suo team, oltretutto battendo Button sia in qualifica che in gara (l’inglese si era visto costretto al ritiro a causa di un problema al motore).
La storia dell’incontro tra Stoffel ed il mondo dei motori profuma di destino. Il padre, un architetto, era stato contattato per realizzare il ristorante di un kartodromo. Stoffel lo seguì, il proprietario della pista gli fece fare qualche giro e da quel momento il suo talento l’ha portato ad essere dove è ora.
Entra nel programma per giovani piloti della McLaren nel 2013, diventa terzo pilota del team McLaren di F1 nel 2014, nel 2015 si laurea campione del mondo GP2 con ART Grand Prix e infine durante il weekend di gara di Monza 2016 arriva l’annuncio che ufficializza il raggiungimento della vetta.
Non è un mistero che goda di grande fiducia presso i piani alti del team. Il nuovo direttore Zak Brown ha affermato con decisione che Vandoorne “é della stessa categoria di Schumacher, Hamilton e Senna” e che “lui e Fernando come compagni di squadra sorprenderanno molti”.
Lo stesso Vandoorne dichiara di sentirsi pronto a “lottare per il titolo”, rivelando una personalità forte e la determinazione di chi non ha la minima intenzione di farsi sconfiggere facilmente. “Io sono Vandoorne, non Hamilton e darò tutto ciò di cui sono capace” risponde così a chi lo paragona al campione inglese.
Un pilota così giovane e così talentuoso non può che far bene ad McLaren che si barcamena cercando di uscire dal periodo di crisi che l’ha investita nel 2015 e che ha lasciato pensanti strascichi che si sono visti anche nella scorsa stagione. In una prospettiva a lungo termine, Vandoorne è una carta a favore, specialmente considerando da una parte un disilluso Alonso si trova di fronte al suo ultimo anno di contratto e dall’altra una McLaren dai piani alti totalmente stravolti, con le assenze pesanti di Ron Dennis e Jost Capito.
L’esperienza di Fernando Alonso rimane comunque fondamentale sia per lo sviluppo che per la gestione delle pressioni dentro e fuori la pista, che Stoffel deve ancora incontrare.
Certo è che, come suggerisce elespanol.com, “un progetto nuovamente fallito può evitare tensioni tra i piloti, ma anche provocare un ulteriore disincanto un Alonso a fine contratto con un giovane Vandoorne con la fame come impulso vitale”.