Ferrari70 | Monza 1988, un puntino rosso disegnato dal destino
La lunga storia della Ferrari, che quest’anno celebra il suo settantesimo anniversario, è ricca di trionfi, sconfitte, polemiche e sensazioni fortissime. C’è forse un gran premio che, più di tutti, ha saputo suscitare nel cuore di ogni tifoso ben più di una semplice emozione.
Quello che accadde a Monza, sede del Gran Premio d’Italia del 1988, non fu solo una doppietta insperata delle due Ferrari di Gerhard Berger e del compianto Michele Alboreto, ma anche e soprattutto un progetto disegnato dal destino. L’ingegnere in questione, invisibile ed incredibilmente presente allo stesso tempo, risponde al nome di Enzo Ferrari.
Per capire cosa accadde quel giorno, bisogna fare alcune doverose premesse, le quali non faranno altro che accentuare la leggenda di quell’indimenticabile pomeriggio brianzolo.
Il complicato 1988
Gli anni ’80 sono decisamente un periodo difficile per la Ferrari, soprattutto in termini di competitività in pista. I team inglesi, Williams e McLaren su tutti, dominano la scena dei mondiali di Formula 1, e per la scuderia di Maranello c’è ben poco da fare per contrastare il loro dominio.
Come se non bastasse, la situazione si complica ulteriormente nel 1988. Nel corso del campionato di quell’anno, le McLaren-Honda di Alain Prost ed Ayrton Senna si rivelano praticamente imbattibili. Nelle prime undici gare del calendario, la squadra di Woking coglie undici successi, suddivisi tra il pilota francese ed il brasiliano, i quali, proprio in quell’anno, danno inizio alla loro personale ed avvincente rivalità.
La Ferrari, pur contando su due piloti di assoluto livello come l’austriaco Gerhard Berger ed il milanese Michele Alboreto, cerca con fatica di limitare i danni. Ben presto però, la difficile situazione in pista va ad aggravarsi con le dure complicazioni aziendali.
In estate infatti, il fondatore della casa di Maranello, Enzo Ferrari, si ammala. Le sue condizioni di salute sono talmente gravi che a giugno, in occasione della storica visita di Papa Giovanni Paolo II a Maranello, il Commendatore (che ottenne anche una laurea honoris causa in fisica proprio nell’88) è costretto a rinunciare all’incontro con il Pontefice.
I due, comunque, riusciranno a parlarsi solo telefonicamente, con grande rammarico di Ferrari, che da tempo desiderava di ospitare il Papa.
Due mesi dopo, più precisamente il 14 agosto 1988, il “Drake” si spegne all’età di novant’anni.
L’intero mondo della casa modenese incassa il colpo, ma deve assolutamente riprendersi anche senza il suo leader, senza la sua guida, senza il suo fondatore. Per giunta, il 12° appuntamento della stagione di Formula 1, il primo dopo la scomparsa di Ferrari, è in programma proprio in Italia, sul circuito di Monza. E la Ferrari è chiamata ad una prestazione positiva per onorare la memoria del “grande vecchio”.
Gran Premio d’Italia 1988
Si arriva così al tanto atteso Gran Premio d’Italia, l’11 settembre 1988. L’autodromo di Monza, come sempre, accoglie sulle proprie tribune un gran numero di tifosi della rossa, e non mancano gli striscioni dedicati ad Enzo Ferrari, scomparso da poco meno di un mese.
La pista però, nonostante tutte le emozioni, mostra sin da subito la dura realtà dei fatti. In qualifica è ancora una volta la McLaren ad imporsi sugli avversari, con Senna che fa segnare il miglior tempo davanti al compagno di squadra Prost, staccato di tre decimi.
Le monoposto di Maranello fanno quello che possono, occupando interamente la seconda fila in griglia di partenza: terzo Berger, quarto Alboreto, quest’ultimo spinto dal calore del pubblico di casa.
Michele, amatissimo dai tifosi ferraristi, è infatti nato a Milano, ma è cresciuto a Basiglio, un piccolo paese della provincia meneghina non distante da Monza.
Le Williams, invece, sono protagoniste di una pessima sessione di qualifiche. Riccardo Patrese, altro pilota italiano seguito con attenzione dal pubblico connazionale, non va oltre il 10° posto. Da sottolineare invece la grande assenza di Nigel Mansell, anch’egli pilota Williams.
L’inglese è infatti alle prese con la varicella che lo costringe a saltare l’appuntamento di Monza. Al suo posto Frank Williams decide di puntare sul francese Jean-Louis Schlesser, pilota di assoluto rispetto nelle categorie prototipi ma privo di esperienza in Formula 1.
Sarà proprio lui uno dei protagonisti principali di questo gran premio.
Si arriva così al tanto atteso appuntamento con la gara. Sull’autodromo di Monza splende un caldo sole di fine estate, ma allo spegnimento del semaforo rosso la musica non cambia.
Senna si dimostra più lucido al via rispetto a Prost, che comunque mantiene la seconda posizione dietro al compagno di squadra. Oltre a cercare di attaccare il brasiliano, in vantaggio nella classifica mondiale, il francese deve tenere a bada anche le due Ferrari di Berger, sempre terzo, ed Alboreto, che non mollano la presa.
Il destino del Gran Premio d’Italia 1988 sembra ormai segnato, ed i tifosi presenti sugli spalti iniziano lentamente a rassegnarsi.
Enzo Ferrari, che odiava dover arrendersi, vedendo le sue creature in difficoltà sulla pista brianzola inizia ad orchestrare il suo progetto dall’alto. Il disegno dell’ingegnere inizia a prendere forma al 35° giro, quando Alain Prost è costretto al ritiro per problemi al motore.
In tutto il 1988, non era mai successo che la Honda accusasse un simile guasto.
Nel frattempo, Senna continua indisturbato a dominare il gran premio. Adesso però, con le due Ferrari virtualmente sul podio, l’entusiasmo del pubblico torna a farsi presente.
Il disegno del destino però, è ancora incompleto. Serve di nuovo una mano dal cielo, c’è bisogno della firma di Enzo Ferrari sul progetto della storia.
E così, quando mancano due giri al termine della corsa, Ayrton Senna si avvicina alla vecchia chicane della prima variante.
Vi ricordate di Schlesser, il sostituto di Mansell in Williams? Bene, perché è proprio in questo contesto che la sua inesperienza in Formula 1 esplode proprio a danno del malcapitato Senna. Il brasiliano deve infatti doppiare il francese. Quest’ultimo, in un primo momento, sembrerebbe lasciar passare la McLaren, salvo poi chiudere improvvisamente la traiettoria al termine della chicane. La ruota anteriore della Williams si tocca con quella posteriore di Senna, il quale finisce fuori pista ed è costretto al ritiro.
Con il brasiliano fuori dai giochi (ma che si laureerà comunque campione del mondo 1988 a fine stagione) le Ferrari di Berger ed Alboreto passano rispettivamente in prima e seconda posizione.
Adesso lo “scherzo” di Enzo Ferrari è compiuto, e la folla in delirio inizia a credere che la doppietta ferrarista sia frutto di un destino orchestrato da un’entità superiore.
C’è chi crede e chi resta scettico, ma sta di fatto che la Ferrari trionfa a Monza, davanti al suo pubblico italiano, con una doppietta davvero inattesa anche per il più ottimista tra gli ottimisti.
La vittoria, che emoziona e commuove, viene subito dedicata ad fondatore della casa di Maranello, quasi in segno di un ringraziamento inconscio per quella doppietta rossa che mancava da ben nove anni a Monza.
Al termine del campionato poi, si avrà modo di rendersi ancor più conto di quanto sia stato unico quel pomeriggio monzese. Le McLaren infatti vinceranno senza problemi le restanti gare in calendario. Il 1988 dunque riporta una curiosa statistica: la McLaren ottenne ben 15 vittorie su 16 gran premio in palio. L’unico in cui non vinse (con entrambe le vetture ritirate) fu il Gran Premio d’Italia, con una doppietta Ferrari.
Un unico puntino rosso disegnato dal destino. Un progetto realizzato dall’ingegner Enzo Ferrari, nonostante fosse fisicamente assente quel giorno.
Ecco perché il Gran Premio d’Italia 1988 resterà per sempre nella memoria come una delle gare più imprevedibili ed emozionanti di sempre.