F1 2017, Gran Premio d’Australia: l’Italia s’è desta!
La prima prova del mondiale 2017 ha visto finalmente tornare a sventolare il tricolore nella massima categoria del motorsport. E non solo per la vittoria della Ferrari, che mancava ormai dal settembre 2015. Ma anche per la presenza di un pilota italiano, Antonio Giovinazzi, sulla griglia di partenza.
Il Gran Premio d’Australia 2017, tappa inaugurale del mondiale “dei cambiamenti”, ha visto il ritorno dell’Italia tra le nazioni del circus iridato.
Innanzitutto perché dopo 553 giorni è tornato a suonare l’Inno di Mameli, come prologo di una gara che ha visto trionfare la Ferrari di Sebastian Vettel davanti alle due corazzate tedesche, le Mercedes, che quest’anno non sembrano imbattibili come gli anni scorsi.
Ma anche e soprattutto perchè, tra l’elenco dei piloti che hanno perso parte al Gran Premio c’era finalmente un nome italiano: Antonio Giovinazzi.
Il pilota di Martina Franca ha idealmente raccolto il testimone lasciato ben 6 anni fa da Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi, ultimi piloti del “bel paese” ad aver corso con una Formula Uno.
Dopo aver ben figurato in GP2, con un secondo posto in classifica finale, il “bell’Antonio” è stato scelto dalla Ferrari come scudiero dei due piloti titolari, Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen.
Dopo aver fatto il suo debutto sul Circuito di Fiorano, con la Ferrari SF15-T, Giovinazzi è stato scelto dalla Sauber, team con cui la Ferrari ha da sempre stretti legami, per partecipare ai test invernali a bordo della C36 al posto di Pascal Wehrlein, infortunatosi alla Race of Champions.
Una nona posizione nella seconda giornata, e i primi riflettori puntati su di lui.
In Australia il pilota italiano è stato letteralmente buttato nella mischia il sabato mattina, visto che Werhlein non era ancora pienamente recuperato. Si è trovato quindi al volante della Sauber per affrontare l’ultimo turno di prove libere e le qualifiche.
Un occasione importante che il pilota pugliese ha saputo cogliere al meglio. Nonostante non avesse mai girato all’Albert Park, è riuscito a sfiorare la Q2, ed a infilare la sua Sauber in 16° posizione, a soli due decimi dal suo più esperto compagno di squadra Marcus Ericsson.
Niente male Antonio!
Obiettivo della domenica era quello di vedere la bandiera a scacchi.
Per questo l’italiano ha optato per una condotta di gara prudente.
Partito dalla griglia di partenza con le mescole soft, le più dure portate da Pirelli in Australia, Giovinazzi ha avuto l’intelligenza di tenersi lontano dai guai: cosa che per esempio non ha fatto Ericsson con l’altra Sauber, a contatto con la Renault di Kevin Magnussen, dopo poche curve.
Il passaggio alle supersoft ha consentito al pilota della Sauber di andare un po’ più all’attacco, e di transitare sotto la bandiera a scacchi ai margini della zona punti.
Un dodicesimo posto che vale quasi come una vittoria, soprattutto se paragonato all’altro esordio avvenuto nella terra di canguri: quello del ben più celebrato Lance Stroll, che pur avendo a disposizione una monoposto nettamente più competitiva, ha avuto un week end di gara a dir poco difficoltoso.
E nel dopo gara non sono mancati di certo i complimenti.
In primis dalla Sauber, che ha visto salvato l’onore proprio dal pilota che ha ingaggiato con un SMS.
Riconoscimenti sono arrivati anche dagli avversari. Da Niki Lauda che lo ha incoraggiato con un: “Bravo Antonio più di così non potevi fare”. Dal Direttore Esecutivo della Mercedes Toto Wolf: “E’ stato bello vederlo andare così bene dopo essere entrato in competizione all’improvviso al sabato: chapeau”
Ma sicuramente i complimenti più graditi per Giovinazzi sono stati quelli del suo Presidente, Sergio Marchionne, che ha elogiato la gara del pilota, che ha voluto fortemente all’interno del team Ferrari.
E ora quale sarà il suo futuro?
A Shangai, al volante della Sauber, dovrebbe tornare Wehrlein. Lo stesso Antonio lo ha confermato: “In Cina è programmata la mia presenza, ma nel box Ferrari vestito di rosso.”
La gara australiana di Giovinazzzi però non è sicuramente passata inosservata, ed è servita allo stesso pilota italiano a costruirsi una credibilità tra gli addetti ai lavori.
Per quello che ha fatto vedere, prima in GP2, poi nei test invernali, e ora in Australia, il 23enne di Martina Franca si sarebbe guadagnato di diritto un sedile nel circus iridato. Ma il condizionale è d’obbligo. Perché i piloti italiani, lo sappiamo, nel mondo attuale della F1 non godono di particolare considerazione ed appoggi.
Che sia però un primo passo per rivedere sventolare il tricolore su tutti i circuiti del mondiale, e per sentire l’inno nazionale non solo per merito della Ferrari.