Formula 1 2017, il punto dopo i primi tre Gran Premi
La lotta Ferrari-Mercedes catalizza l’attenzione del pubblico appassionato. Red Bull più attardata. A centro gruppo regna l’equilibrio. E le prestazioni?
Sono stati sufficienti tre Gran Premi per leggere, decifrare i valori in campo e intuire l’andamento del Mondiale di Formula 1 2017. Il duello al vertice vede Ferrari e Mercedes lottare e contrapporsi all’arma bianca: distacchi contenuti, tanto in qualifica quanto in gara, esiti dei GP più che mai incerti. Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, in questo momento, costituiscono l’apice all’interno delle rispettive scuderie. Il tedesco, a proprio agio al volante della eccellente Ferrari SF70H, è reduce da due consistenti e convincenti vittorie (Melbourne e Sakhir) e da un altrettanto portentoso 2° posto in Cina; il pilota inglese della Mercedes F1W08, dal canto suo, ha sinora collezionato due secondi posti (Melbourne e Sakhir) ed un successo (Cina). 68 punti per Vettel, 61 per Hamilton.
Mercedes globalmente più veloce ed efficace in qualifica, prestazioni testimoniate dalle tre pole-position in altrettanti GP (Hamilton in Australia e Cina, Valtteri Bottas in Bahrain), Ferrari – ma solo con Vettel – più tenace e veloce in condizione gara, allorché il consumo degli pneumatici diventa fattore risolutivo e particolarmente importante. Difficile affermare quale sia la migliore vettura. Si tratta di una sfida tecnica e sportiva assai equilibrata e di altissimo profilo tecnico e umano (Vettel e Hamilton stanno incantando con la loro guida), ad armi pari, al momento decisa dalle strategie box e da episodi occasionali ma che, nei fatti, condizionano l’esito di una corsa e, chissà, di un intero campionato. La penalità comminata ad Hamilton – alla quale ha fatto seguito una furiosa rimonta a suon di giri veloci da parte del campione britannico – costituisce avvenimento determinante. Da archiviare (per ora) ma da tener presente in ottica Mondiale, quando ogni punto guadagnato o perso peserà come un macigno…
Fatto è che la Ferrari, sinora, punge solo con Vettel; Kimi Raikkonen, infatti, naviga in un anonimo limbo gelatinoso, alle spalle di Vettel, Hamilton e di un Bottas sì veloce ma – e non è un rimprovero – ancora non all’altezza del proprio compagno di team e del tedesco della Scuderia Ferrari. 38 punti per Bottas, 34 per Raikkonen. Il finlandese della Ferrari è ancora alla caccia del primo podio stagionale, al contrario di Bottas, per due volte sul gradino più basso (Australia e Bahrain) ma autore di un banale errore di guida – in regime di Safety Car – a Shanghai.
La Red Bull, in questi primi tre Gran Premi, ha recitato il ruolo di spettatrice privilegiata. Max Verstappen ha raccolto 25 punti, Daniel Ricciardo 22. La Red Bull RB13-Renault evidenzia carenze progettuali e interpretative: la pulizia delle linee, la semplicità aerodinamica e la spiccata configurazione a bassa resistenza (low drag) – finalizzate a compensare la cronica minor potenza della “power unit” Renault – non hanno, sinora, maturato i frutti sperati da Adrian Newey e dallo staff tecnico di Milton Keynes. Unico spunto degno di nota, la prestazione sfoderata da Verstappen a Shanghai, capace di rimontare dal 16° posto in griglia al 3° alla bandiera a scacchi. La Red Bull è già ad un bivio: proseguire con questa vettura e affinare un personale progetto che si discosta dalle rivali o studiare, per così dire, una versione “B” della RB13, seguendo le più elaborate vie tracciate da Ferrari e Mercedes, confidando, al tempo stesso, in un miglioramento del motore Renault? Una questione di non facile soluzione.
A ridosso di Ferrari, Mercedes e Red Bull, l’equilibrio regna sovrano. Williams-Mercedes (Williams FW40), Force India-Mercedes (Force India VJM10), Toro Rosso-Renault (Toro Rosso STR12) e Haas-Ferrari (Haas VF-17) sono racchiuse in pochi punti. Scuderie, queste, in grado di ambire costantemente alla zona punti in ogni gara. Renault (Renault R.S.17), nonostante i segnali di ripresa espressi in Bahrain, è ancora alle prese con un periodo di vacche magrissime. I primi punti sono sbocciati proprio a Sakhir grazie a Nico Hulkenberg, 9°. In ogni caso, il folto gruppo di vetture alle spalle di Ferrari, Mercedes e Red Bull sta dando vita ad accese lotte. Con buona pace di Carlos Sainz Jr, così funziona la Formula 1 ma, più in generale, nello sport e nella vita. Sauber-Ferrari (Sauber C36) e McLaren-Honda (McLaren MCL32) chiudono le classifiche Piloti e Costruttori a quota zero punti.
In particolare, quella della McLaren è una stazionaria involuzione che perdura dal 2015, anno della scesa in campo della Honda in qualità di motorista. Zero punti nelle prime tre corse del 2015, 1 punto nel 2016, ancora zero in questo 2017. E se nel 2016 la McLaren Mp4/31-Honda aveva evidenziato timidi ma indubbiamente incoraggianti segnali di miglioramento, in questo 2017 sembra esser ripiombati nei giorni bui del 2015. Fernando Alonso lotta (più in difficoltà Stoffel Vandoorne) sino allo stremo, ma le prestazioni gravemente insufficienti della “power unit” giapponese inficiano in modo determinate una monoposto che, al contrario, pare esser nata bene e che palesa soluzioni tecniche interessanti ed estreme. È un circolo vizioso perpetuo e che non trova soluzione di continuità: la “power unit” Honda lamenta un deficit di numerosi cavalli rispetto alle migliori motorizzazioni (si parla di un centinaio di cavalli complessivi) e, al contempo, si dimostra inaffidabile (la scuderia di Woking è già al limite circa il numero contingentato – pari a 4 a pilota nell’arco dell’intera stagione – di motori). Tale inaffidabilità fa sì che i motori Honda vengano ulteriormente depotenziati; ma ciò non basta e la moria di V6 nipponici – dovuta alle più svariate ragioni – non si arresta. Insomma, i tecnici Honda sono nel proverbiale pallone: la conferma che gli odierni V6 Turbo ibridi di F1 sono di complesse realizzazione e messa a punto e che non basta sfoggiare un nome altisonante (Honda) per primeggiare.
Capitolo prestazioni. Dopo i bagordi dei test invernali di Montmelò, in cui le nuove F1 avevano mostrato un enorme potenziale (i tempi fatti registrare sul circuito catalano, nettamente migliori rispetto al weekend di gara del 2016, erano anche merito delle mescole Supersoft e Ultrasoft, assenti nel 2016), ecco i primi, autentici riscontri. Vetture nuove, gomme nuove. E le prestazioni? In Australia, Hamilton segna la pole-position in 1:22.188 alla media oraria di 232,28 km/h. Nel 2016, lo stesso Hamilton firma il giro più veloce in qualifica in 1:23.837 alla media di 227,71 km/h. Il giro più veloce in gara, in questo 2017, è segnato da Raikkonen in 1:26.538, alla media di 220,60 km/h. Nel 2016, era Ricciardo a segnare il giro più veloce in gara in 1:28.997, alla media di 214,51 km/h.
In occasione del GP di Cina, le monoposto 2017 palesano incrementi prestazionali ancor più evidenti. Hamilton fa segnare la pole-position in 1:31.678 alle media di 214,04 km/h. Nel 2016, Rosberg conquistava la pole in 1:35.402 alla media di 205,69 km/h. Il giro più veloce in gara del 2017 è pari a 1:35.378 (Hamilton, media di 205,74 km/h), nel 2016 è di 1:39.824 (Hulkenberg, media di 196,58 km/h). In Bahrain, le F1 2017 hanno sì battuto – in questo confronto virtuale – le monoposto 2016, ma il divario risulta più risicato. Bottas ottiene la pole-position in 1:28.769 alla media di 219,48 km/h; nel 2016, Hamilton ferma il cronometro su 1:29.493, alla media di 217,70 km/h. È Hamilton a firmare il giro più veloce in gara in occasione del GP del Bahrain 2017: 1:32.798 alla media di 209,95 km/h. Nel 2016, è Rosberg a conquistare questo primato in 1:34.482, alla media di 206,21 km/h. Un margine, pertanto, circoscritto a pochi decimi in qualifica e a meno di 2 secondi in gara.
Come si evince, si tratta di dati “ballerini”, che dipendono da molteplici fattori. In alcuni tracciati, l’incremento prestazionale è stato e sarà più consistente, in altri è stato e sarà più ridotto e contenuto. E che dire delle velocità massime? Ecco cosa recitano i dati ufficiali.
A Melbourne, Daniil Kvyat fa segnare la miglior speed trap: 320,8 km/h. Nel 2016, Rosberg non va oltre i 315,6 km/h. In Cina, il dato ufficiale sorride alle monoposto 2016: 349,9 km/h per Ricciardo nel 2016, 336,4 km/h per Massa nel 2017. Egual responso per quanto riguarda il bollente tracciato di Sakhir, che vede ancora le monoposto 2016 più rapide limitatamente alla velocità di punta: 340,5 km/h per Hamilton nel 2016, 331,6 km/h ancora per il campione inglese nel 2017. Se da un lato le F1 2017 risultano più veloci in curva grazie ad un carico aerodinamico accresciuto (anche a fronte di un aumento del peso minimo regolamentare), dall’altro “peccano” in velocità di punta, pagando qualche km/h in meno rispetto alle vetture dello scorso anno proprio in virtù della maggior deportanza e di una sezione frontale anch’essa lievemente maggiorata (gomme più larghe e alte, auto più larghe). Questo andamento è stato riscontrato in Cina e Bahrain, ma non in Australia. Riteniamo che sarà così per tutta la stagione, in una danza di valori altalenanti (del resto, il valore della velocità massima è, come noto, “vacillante” e influenzabile da molteplici fattori). Particolarmente interessante sarà, in tal senso, il responso offerto dal tracciato di Monza, appuntamento durante il quale sarà stimolante vedere in che modo i tecnici andranno a scaricare le monoposto alla caccia di preziosi chilometri orari.
Prossima tappa, Sochi, Russia. La sfida continua…
Scritto da: Paolo Pellegrini