L’ultimo Gran Premio di Cina ha regalato diverse emozioni e spettacolo in pista, soprattutto grazie alle superlative prove di Max Verstappen e Sebastian Vettel. In tutto questo contesto c’è comunque un pilota ed un uomo che, pur non essendo continuamente inquadrato dalla telecamere, ha scritto un pezzo di storia di questo sport proprio domenica scorsa a Shanghai.
Il pilota in questione è il vincitore del gran premio: Lewis Hamilton. L’inglese infatti, oltre ad aver ottenuto il suo terzo Grand Chelem della carriera (pole position, vittoria senza mai perdere il comando della gara e giro più veloce), ha anche firmato un record personale di altissimo livello e prestigio.
Grazie alla vittoria conquistata in Cina, Hamilton è salito per la 106° volta sul podio nel corso di tutta la sua carriera, eguagliando una leggenda vivente come Alain Prost. Il “Professore” francese, ritiratosi dalla Formula 1 nel 1993 con in tasca quattro titoli mondiali, aveva appunto chiuso la sua esperienza nella massima serie con l’impressionante bottino di 106 podi. All’epoca del suo ritiro, il record di Prost era assoluto: nessuno aveva mai raggiunto una cifra simile in tutta la storia della Formula 1. Il pilota che più si avvicinò al francese fu l’acerrimo rivale Ayrton Senna, il quale si fermò a debita distanza dal “Professore”, a quota 80.
Il primo posto di Alain Prost nella classifica all-time resistette fino all’arrivo di Michael Schumacher, il quale, in particolare grazie ad il suo periodo magico con la Ferrari, spodestò il francese dalla leadership, volando a quota 155 podi. Ancora oggi questa cifra rappresenta il primato assoluto nella classifica dei podi conquistati.
Con lo strabiliante record del tedesco, Prost dovette così accontentarsi di scendere in seconda posizione, apparentemente in solitaria.
E invece, a dieci anni esatti di distanza dal suo debutto in Formula 1, oggi il secondo posto di Alain è condiviso proprio con Lewis Hamilton, autore di una carriera personale ricca di successi in questo sport.
Le differenze tra i due: carriere ed epoche diverse
Fare confronti da due epoche diverse è uno degli esercizi più complicati e meno attendibili per quanto riguarda la Formula 1, ma ci si può sempre provare con serenità. Quali sono le principali differenze tra questi due record identici in termini di numeri?
Per prima cosa va analizzato il periodo storico in cui questi primati sono stati realizzati. Alain Prost ha totalizzato 106 podi in tredici stagioni disputate (sarebbero state 14 se non avesse deciso, nel 1992, di prendersi un anno sabbatico).
Il francese debuttò nella massima serie nel 1980, al volante della connazionale Renault. Il primo anno del “Professore” in F1 fu avaro di successi, complice un rendimento non proprio ottimale del team in quella stagione. La musica iniziò a cambiare negli anni immediatamente successivi, con risultati di tutto prestigio tra il 1981 ed il 1983, sempre al volante della Renault.
La vera svolta della carriera di Prost avvenne però a partire dal 1984, anno in cui venne ingaggiato dalla McLaren. Con il team inglese, vera e propria rivelazione degli anni ’80, il francese collezionerà tre dei quattro titoli mondiali vinti in carriera, vincendo e salendo spesso sul podio grazie alla strepitosa affidabilità della monoposto di Woking.
Inoltre, complice una fortissima ed entusiasmante rivalità con il compagno di squadra Ayrton Senna, Prost finì spesso sul podio nel tentativo di arginare la minaccia del brasiliano.
Con un record personale di podi già consistente, negli anni ’90 Prost passò alla Ferrari, sfiorando il titolo mondiale alla prima stagione a Maranello, proprio nel 1990.
L’anno successivo però la competitività del “Cavallino Rampante” calò bruscamente, costringendo Prost ad interpretare il ruolo del “pilota-comparsa”. Rimasto lontano dalle piste per il 1992, il francese tornò in Formula 1 nel 1993 al volante della Williams-Renault, per disputare il suo ultimo campionato prima del ritiro definitivo. Grazie ad una monoposto velocissima e tecnologicamente all’avanguardia, Prost vinse il suo quarto titolo mondiale, ampliando il suo record di podi conquistati proprio in occasione della sua ultima corsa:
il Gran Premio d’Australia 1993. Quello del famoso abbraccio pacifico con il rivale Senna, quello del suo 106° podio da record. Un primato che rimarrà tale fino al Gran Premio di Gran Bretagna 2002, quando Schumacher sconfisse il record di Prost.
Oggi il secondo posto del “Professore” non è più solitario, ma è appunto condiviso con Lewis Hamilton da domenica scorsa. E’ facile immaginare che questa “convivenza” durerà poco, visto l’ottimo periodo di forma di Hamilton che potrebbe volare in solitaria già a partire dalla prossima gara in Bahrain (prevista per domenica 16 aprile).
Indipendentemente da questa considerazione, e senza trascurare il talento del pilota inglese, Hamilton ha potuto godere di una carriera più “agevolata” rispetto a quella di Alain Prost.
Diversamente dal francese, che dovette faticare al suo primo anno in Formula 1, il britannico ha avuto la grande occasione di competere sin da subito per il titolo mondiale già a partire dal 2007, anno del suo debutto in McLaren. Oltretutto, i calendari di Formula 1 degli ultimi anni hanno sempre proposto un numero molto più elevato di gare in programma rispetto ai campionati disputati da Prost, che prevedevano meno prove in calendario. Inoltre, grazie ad altissimi livelli di competitività espressi quasi da Hamilton, la sua carriera si è arricchita in maniera rapida e costante di podi, per poi esplodere dal 2014 in Mercedes.
Nella nuova era delle power unit infatti, Hamilton è stato quasi sempre l’uomo da battere, venendo ostacolato soltanto dal compagno di squadra Nico Rosberg nella passata stagione. Il vero e proprio dominio della Mercedes ha consentito al tre volte campione del mondo di vincere a ripetizione e di salire molto spesso sul podio, arrivando fino al record di 106 gare concluse tra i primi tre.
A 32 anni compiuti Hamilton ha così intascato un record personali di podi conquistati assolutamente invidiabile, ed ora può guardare più concretamente al primato assoluto. L’impresa non sarà facile, perché tra lui e Michael Schumacher ci sono ancora 49 podi di distanza. 49 lunghezze per entrare definitivamente nella leggenda. Di questo passo, forse, l’impresa potrebbe tramutarsi in qualcosa di realmente fattibile.
Il tempo per scrivere di nuovo la storia c’è in abbondanza, così come quello che l’inglese ha a disposizione per avvicinarsi ad un altro record:
quello del maggior numero di pole position conquistate.
L’inglese, grazie al miglior tempo registrato in Cina, è attualmente fermo a quota 63, e vede ormai vicinissimo il record personale di Ayrton Senna, secondo nella classifica all-time a quota 65.
Al primo posto di questa speciale statistica c’è, ancora una volta, Michael Schumacher. Il tedesco guarda tutti dall’alto con 68 partenze dal palo.
Anche in questo caso, il suo primato è seriamente a rischio.