Nuove regole, nuove macchine, nuovi duelli, tutti più vicini.
Beh, l’obiettivo dei nuovi regolamenti 2017 era proprio questo, riuscire ad avvicinare e ridurre il gap tra i vari team; un distacco che nel 2016 era diventato talmente ampio da poter permettere alla Mercedes non solo di qualificarsi in Q2 con una mescola di vantaggio in diverse occasioni, ma anche di riuscirci agevolmente. L’obiettivo del cambio regolamentare non era solo quello di fermare il dominio delle “Frecce d’Argento”, ma anche proporre più spettacolo aumentando i duelli e mischiando le forze in pista.
Un successo a metà perché è pur sì vero che davanti il gap tra Mercedes e Ferrari si è ridotto rispetto alla passata stagione, con la Rossa che si è addirittura dimostrata più competitiva del team di Stoccarda in molteplici situazioni, ma dietro le due protagoniste del campionato il distacco è aumentato in maniera considerevole: tanto per fare un esempio, nelle ultime qualifiche del Gran Premio di Russia, Red Bull ha accusato un distacco di quasi due secondi dalla pole di Vettel. Indubbiamente quello di Sochi non era una pista favorevole per il team anglo-austriaco, ma al contempo arrivare a prendere un distacco di quasi due secondi dalla vetta, ponendoti come terza forza del mondiale, lascia intendere come questi nuovi regolamenti non solo non abbiano ridotto il gap rispetto alla passata, soprattutto tra i team principali e quelli di seconda fascia, ma come esso sia anche cresciuto nel corso dell’inverno. Se negli anni passati potevamo aspettarci exploit da scuderie di secondo piano come Force India o Williams, anche con alcuni podi conquistati, indubbiamente durante questa stagione sarà molto difficile rivederli compiere tali imprese e sarà anche difficile vedere lotta a centro gruppo, visto che le gerarchie anche a metà classifica sembrano essere piuttosto delineate già dopo qualche gara.
Ma tutto questo era ampiamente pronosticabile, come la diminuzione dei sorpassi, altro motivo per cui si è deciso di introdurre un cambiamento radicale per questa stagione: maggior carico, più libertà progettuale, più spazio di intervento. Ovviamente lo spazio su cui fare la differenza con queste nuove regole è diventato maggiore e si sa, in questa Formula 1 chi ha più soldi può investire maggiormente, mettendo più risorse nella ricerca e nello sviluppo. comprando macchinari avanzati che permettono di prevedere il comportamento della pista o come un solo grado di temperatura in più possa influenzare il rendimento delle gomme, simulatori sempre più dettagliati e via dicendo. È ovvio che chi può investire di più, soprattutto all’ala di un cambio regolamentare, possa riuscire ad avere quello sprint in più di team che già ora vivono con budget risicati a causa dell’aumento esponenziale dei costi.
E al contempo c’è da sottolineare come questi nuovi regolamenti abbiano favorito l’accentuarsi della differenza in termini di performance tra le varie Power Unit, un po’ il contrario di quanto invece era strato pronosticato: dare meno importanza ai motori e far tornare l’aerodinamica ad avere un ruolo predominante. Invece abbiamo visto Ferrari e Mercedes ancora più o meno sullo stesso livello, ma con Renault e Honda alle prese non solo con problemi di potenza, ma anche di affidabilità. Ovviamente, con il maggior carico aerodinamico garantito dai regolamenti 2017, i piloti a centro curva riescono a spingere di più, potendosi permettere di tenere la farfalla aperta e fare in pieno quelle curve che l’anno scorso era inimmaginabile fare: tutto ciò amplifica le differenze di motore e al contempo mette maggiormente sotto stress ogni singola componente della Power Unit, aumentando i rischi per l’affidabilità. Chi, come Renault e Honda, l’anno scorso era già in difficoltà non ha potuto far altro che constatare come questi cambiamenti abbiano portato a rendere il motore ancora più importante, tanto che Red Bull è costretta a girare con una vettura aerodinamicamente scarica per non perdere troppo soprattutto in rettilineo. Su questo fronte ha fatto discutere anche la notizia data della FIA qualche giorno fa, la quale quantifica il distacco tra Mercedes, Ferrari e Renault a livello di motore in meno di tre decimi sul giro: dati che in realtà hanno lasciato perplessi in molti, perché pare evidente dalle prime gare, considerando non solo i team ufficiali ma anche i clienti, di come in realtà questo gap sia nettamente più ampio. Quindi viene spontaneo da chiedersi: il divario è realmente quantificato in meno di tre decimi o è semplicemente la FIA che non sa come intervenire e preferisce lasciare le cose come stanno? E a sottolineare come le Power Unit avessero un ruolo fondamentale per questa stagione, era stato anche anche Franz Tost, team principal della Toro Rosso, che aveva ventilato addirittura la possibilità di richiedere un stop nello sviluppo degli avversari per riuscire a ricucire lo strappo: “Spero che prima o poi ci sia una parità tra power unit, perché al momento non esiste. Abbiamo bisogno che almeno Red Bull, Mercedes e Ferrari siano in lotta per il campionato. Se non si realizzerà questa parità, allora dovrebbe intervenire la FIA con una norma per congelare lo sviluppo Mercedes, permettere agli altri di recuperare e poi bloccare per tutti ogni intervento”.
Insomma, con questi regolamenti la Formula 1 ha in un certo senso “toppato” alla grande: verissimo, abbiamo macchine più belle, più prestazionali di sempre, il che è assolutamente ben accolto da chi vi scrive, ma il vero l’obiettivo non era questo. L’obiettivo era soprattutto quello di dare la possibilità a tutti di avvicinarsi e ridurre l’importanza delle Power Unit. Invece, alla fine, è avvenuto quasi il contrario.