Ferrari70 | Le lotte più celebri tra compagni di squadra Ferrari
Negli ultimi giorni i rumors di mercato hanno aperto uno scenario fantascientifico: in seguito ad una dichiarazione di Fernando Alonso, che avrebbe riferito di non essere affatto dispiaciuto dall’idea di tornare in Ferrari, si è sollevato subito un polverone di teorie e di prospettive in vista del mercato piloti 2018. In tutto questo emerge una curiosità, e per alcuni anche un grande desiderio: E se davvero Alonso tornasse in Ferrari?
E’ chiaro che si sta parlando di una scelta e di un ritorno che avrebbe del clamoroso, ma se questo dovesse accadere sul serio, lo spagnolo potrebbe prendere il posto di Kimi Raikkonen, arrivando così al fianco di Sebastian Vettel.
Oltre ad essere un’ipotesi difficilmente realizzabile, c’è anche da considerare l’eventuale nuova coppia di piloti. Vettel ed Alonso insieme, potrebbero dar vita ad una convivenza per nulla pacifica e serena all’interno della stessa squadra.
Nel corso della sua lunga storia, la Ferrari ha già vissuto sulla propria pelle delle situazioni scomode, gestendo con grande difficoltà il classico scenario dei due galli nello stesso pollaio.
Se si guarda l’intera cronologia della coppia di piloti scelta dalla casa di Maranello, emerge un dato significativo: la filosofia ferrarista, prima e dopo Enzo Ferrari, è quasi sempre stata quella di stabilire una prima guida certa, sostenuta da una seconda guida utilissima per la lotta al titolo costruttori.
A volte, anche a causa di operazioni di mercato quasi obbligate, la Ferrari ha dovuto far affidamento a due piloti di altissimo livello, i quali, al posto di aiutarsi reciprocamente, hanno fatto scoppiare un’aspra rivalità, danneggiando sé stessi e le ambizioni della squadra.
Prendendo spunto dalla teorica ed improbabile line-up costituita da Vettel e Alonso, in Ferrari si sono verificati due casi in cui i compagni di squadra, senza una chiara definizione dei ruoli di prima e seconda guida da parte del team, hanno dato vita a lotte fratricide.
1 – Gilles Villeneuve e Didier Pironi (1982)
Sotto la lunga gestione di Enzo Ferrari, durata in Formula 1 dal 1950 al 1988, la scuderia di Maranello ebbe spesso a che fare con piloti di ottimo calibro ingaggiati nell’arco di una stagione, ma in nessun caso si verificò la classica “rottura” all’interno di una coppia. In realtà, l’unica occasione in cui nacque una situazione conflittuale tra due piloti si presentò nel 1982, in una delle stagioni più tragiche per il Cavallino Rampante. I piloti scelti dal “Drake” per quell’anno furono il canadese Gilles Villeneuve, amatissimo dal pubblico ed in Ferrari dal 1978, ed il francese Didier Pironi, confermato dopo le sue buone prestazioni del 1981. Complici la stessa madrelingua ed una spregiudicatezza in comune, i due piloti divennero subito ottimi amici, tanto che lo stesso Villeneuve non soffrì l’assenza dell’altro amico e compagno di squadra Jody Scheckter, ritiratosi dalla Formula 1 nel 1980.
Tutto sembrava procedere bene, sia in pista che fuori, ma questa convivenza serena si spezzò improvvisamente in occasione del Gran Premio di San Marino. Il tutto si verificò in circostanze più uniche che rare. Nel week-end di Imola infatti, i team britannici aderenti alla FOCA decisero di boicottare la gara in segno di protesta contro la FIA. Sul circuito si presentarono quindi solo le squadre non britanniche (ad eccezione di Tyrrell ed Arrows, presenti ad Imola in quanto legati a sponsor italiani), presentando quindi un’inedita sfida faccia a faccia tra le favoritissime Ferrari e Renault. Le monoposto francesi di Alain Prost e René Arnoux dimostrarono la loro superiorità, ma nel corso della gara furono entrambe costrette al ritiro, lasciando così spazio agli increduli ferraristi. Al momento dell’uscita di scena delle Renault, Villeneuve si trova in testa alla gara, seguito dal compagno di squadra.
In queste circostanze, i piloti sono a conoscenza di una regola chiarissima: congelare le posizioni, vietato attaccarsi.
Villeneuve procede tranquillo verso la vittoria, ma a tre giri dalla fine Pironi affonda improvvisamente il sorpasso, prendendo il comando della corsa. Il canadese, inizialmente, pensa ad una manovra fatta soltanto per creare spettacolo ed entusiasmare il pubblico, e nel giro successivo riesce a riprendersi la testa della corsa. All’ultimo giro Gilles è di nuovo al comando, ma anche qui, inaspettatamente, Pironi lo supera una seconda volta, andando a vincere la gara e tradendo l’amicizia con Villeneuve. A fine gara il volto del canadese è tutto un programma:
si sente tradito da colui che riteneva un amico, e gli dichiara guerra da lì alle prossime gare. In realtà, il confronto tra i due compagni di squadra non si mise mai in atto. Nel Gran Premio del Belgio, ovvero l’appuntamento successivo a quello di Imola, Villeneuve vuole a tutti i costi battere Pironi in qualifica, ma la sua Ferrari prende tragicamente il volto in seguito ad un contatto con Jochen Mass.
Il canadese perde la vita l’8 maggio 1982, lasciando Pironi come unica guida. Anche il francese andrà incontro ad un triste destino, sempre in qualifica. In seguito ad un incidente, avvenuto ad Hockenheim, Didier subirà un grave infortunio alle gambe, costringendolo ad un prematuro ritiro dalla Formula 1.
2 – Nigel Mansell e Alain Prost (1990)
Il decennio degli anni ’90 è il primo che si apre senza Enzo Ferrari, ed è subito protagonista di una grande novità. Il campione del mondo 1989, il francese Alain Prost, lascia la potentissima McLaren-Honda per approdare a Maranello. Il “Professore”, stanco della convivenza tesa e complicata con Ayrton Senna, lancia la sfida al brasiliano al volante del Cavallino Rampante. C’è solo un dettaglio da non trascurare: il compagno di squadra di Prost non sarà infatti un pilota qualunque, bensì il “Leone d’Inghilterra” Nigel Mansell, uno dei piloti più talentuosi della Formula 1. Per l’allora team principal della Ferrari, Cesare Fiorio, si prospetta una stagione complicata, e così sarà.
Sin da subito infatti, Prost si rivela molto competitivo, riuscendo a portare la Ferrari sul gradino del podio e a lanciare la sfida a Senna in chiave mondiale. Mansell invece, dal canto suo, è spesso costretto al ritiro, ed inizia a soffrire la rivalità con il quotato compagno di scuderia. Per l’inglese, già sofferente per questa situazione, il vaso trabocca in occasione di due gare: in Francia è costretto a vedere da lontano la vittoria in casa di Prost, con un primo posto che coincide con la 100° vittoria della Ferrari in Formula 1.
La seconda tegola arriva invece a casa di Mansell, a Silverstone. L’inglese è vittima di un ritiro per noie al cambio, mentre Prost sale ancora una volta in cima alla classifica. Al termine della corsa, con il morale sotto i tacchi e stressato psicologicamente dal confronto con il proprio compagno, Mansell annuncia addirittura il ritiro dalla Formula 1 a fine stagione. La notizia verrà poi smentita qualche giorno più tardi, grazie alla firma del contratto con la Williams per il 1991, ma il 1990 è tutta un’altra storia.
Prost gode quasi sempre di una vettura più affidabile e più performante rispetto a quella di Mansell, il quale è protagonista di continue delusioni. La frustrazione dell’inglese tocca il suo apice in occasione del Gran Premio del Portogallo. Ad Estoril la Ferrari occupa la prima fila in griglia di partenza, con Prost in piena lotta per il titolo mondiale a quattro gare dalla fine del campionato. Alla partenza però, i sogni di gloria del francese si trasformano in un incubo proprio per una mossa di Mansell. Allo spegnimento del semaforo rosso, il britannico stringe clamorosamente Prost verso il muretto, favorendo così il sorpasso delle McLaren-Honda di Senna e Berger. Il brasiliano terminerà la corsa al secondo posto, dietro al vincitore Mansell e davanti al francese, ricevendo così un clamoroso assist per la vittoria del mondiale, cosa che accadrà a Suzuka al termine di un discusso incidente proprio con Prost.
Con i due piloti pronti a mettersi i bastoni tra le ruote, la Ferrari perse la concreta occasione di portarsi a casa il titolo mondiale con Alain Prost, fatto che non accadeva da ben undici anni. Senza quegli impedimenti tra compagni di squadra, forse Prost sarebbe stato il primo campione del mondo con la Ferrari dopo Scheckter, ma il destino aveva già in serbo questo onore per un altro grande campione: Michael Schumacher.