Ad inizio anno molti la davano per favorita, dopo le prime gare nessuno credeva più in lei, ma adesso sembra essersi leggermente ripresa e forse non è poi così lontana.
Come avrete ben capito dal titolo e dalla breve introduzione, in questo articolo parleremo di Red Bull e non soltanto a livello di ciò che si è sentito dire nel paddock e di quello che si è visto in pista, ma analizzeremo tutta la situazione Red Bull a partire dalla nascita della RB13, dai risultati sperati a quelli reali e dal confronto con le altre vetture sia in termini di sviluppo che in termini di prestazione. Avremo tanti argomenti di cui parlare quindi iniziamo subito, partendo dagli albori di questa stagione e da prima che la RB13 fosse presentata.
La prima notizia arrivava proprio da Chris Horner che aveva chiaramente affermato che Adrian Newey, progettista Red Bull, aveva iniziato a lavorare alla nuova vettura già a metà del 2016.
Il regolamento del 2017 era praticamente un regolamento pro-Newey, ma non perché l’obiettivo della FIA era quello di favorire la Red Bull, ma semplicemente perché l’ingegnere inglese viene considerato un mago nel campo dell’aerodinamica e tutto sembrava a suo favore.
La prima stangata però arriva dalla Ferrari. Simone Resta, verso fine dicembre del 2016, chiese chiarimenti alla FIA in merito alle sospensioni Red Bull che modificavano l’assetto della vettura durante la gara. La Federazione prese subito in mano la situazione e decise di bandire queste sospensioni che ormai erano pronte per la RB13. Da questo momento in poi tutto è cambiato, anche se i membri della scuderia anglo-austriaca non ammetteranno mai che la loro vettura si basava su quel tipo di sospensioni.
Le voci sulla RB13 diminuirono e alla presentazione molti rimasero senza parole.
La vettura era semplice, poco studiata e non molto diversa da quella della stagione precedente. Anzi sembrava proprio che la RB12 fosse stata presa e adattata al regolamento del 2017. Però la pista doveva ancora parlare e quindi molti aspettarono per esprimere un proprio giudizio.
Dopo i primi test l’incredulità aumentò. La vettura non presentava soluzioni innovative se non per quello strano muso con il foro, ma la monoposto, oltre ad avere una power unit Renault decisamente inferiore a quella delle concorrenti, si era mostrata nervosa, ingestibile, con un continuo pattinamento al posteriore e con uno strano comportamento sulle gomme visto che l’usura era elevata.
I piloti iniziarono piano piano a fare passi indietro riguardo al titolo, ma tutto il team Red Bull affermò che dopo le prime gare avrebbero sicuramente battagliato per il campionato.
Insomma bisognava solo aspettare le prime gare e la monoposto sarebbe diventata competitiva, anzi si parlava di una vera e propria versione B in vista del Gran Premio di Spagna che non solo avrebbe raggiunto la concorrenza, ma di li a poco sarebbe pure diventata la macchina da battere.
Dopo vedremo bene i distacchi nei vari Gran Premi e quindi ci faremo un’idea ben precisa, ma per ora è giusto continuare ad avere un quadro completo della storia e quindi continuiamo a parlare della situazione che c’era e c’è tutt’ora nel box Red Bull.
Arrivati in Spagna la RB13 presentò alcune novità, ma nulla di interessante, erano normali sviluppi di una vettura. La notizia strana arrivò però dal box, più precisamente da quello che era considerato il padre della monoposto.
Adrian Newey dichiarò apertamente che la RB13 non era una sua creazione e lui aveva iniziato a lavorarci soltanto dal Gran Premio di Australia. Sembrano parole senza senso e buttate al vento e vanno contro a ciò che Horner aveva detto a riguardo del lavoro di Newey, ma vediamo la cosa sotto questo punto di vista:
La mancanza di aderenza sul posteriore è uno dei problemi più grandi nella Formula 1 odierna perché se il retrotreno non è ben incollato al suolo le ruote non riescono a scaricare bene la potenza del motore e quindi si perde prestazione.
La RB13 manifestava questo evidente problema, ma ciò che suona strano è che tutte le vetture passate di Newey sono famose per il forte grip sul posteriore e per l’ottima gestione della gomma. La Red Bull del 2017 ha questi problemi e sicuramente, ai tifosi più esperti, il dubbio sul fatto che quella fosse o meno una vettura nata dalla matita di Newey ha iniziato a prendere forma, ma perché Horner avrebbe detto una cosa falsa?
Dopo le parole di Adrian non si è più sentito parlare di vittoria in casa Red Bull, nessuno ha più parlato di campionato o di possibilità di raggiungere Ferrari e Mercedes, ma soltanto dopo alcune critiche alla Renault per la mancanza di potenza, il primo che è tornato a parlare della questione vittorie è stato il diretto interessato.
“Soltanto a Singapore avremo qualche chance di vincere, prima sarà molto dura”.
Queste furono le parole che l’ingegnere inglese rilasciò in un’intervista e che in un certo senso segnano la resa definitiva della Red Bull per la corsa al titolo.
Quindi un progetto che ha illuso un’intera squadra e tutti i tifosi si è mostrato un fallimento.
Questo è quello che fino ad adesso è accaduto in Red Bull, ma ora proviamo a vedere cosa dice la pista guardando i tempi e i risultati confrontandoli anche con il 2016.
Nella tabella qua sotto sono riportati i tempi che il miglior pilota Red Bull ha fatto segnare in questa e nella passata stagione nella terza sessione di qualifica con i rispettivi distacchi dalla pole-position, inoltre abbiamo riportato anche i distacchi che le Red Bull hanno subito in gara.

Osservando bene i dati riportati ci accorgiamo che le prestazioni velocistiche della RB13 e della RB12 non sono poi così diverse. Soltanto la Cina e il Bahrain presentano dati molto diversi a livello di qualifiche e sorprende soprattutto in negativo il fatto che la Red Bull abbia rimediato, nel 2017, 1.3 secondi contro i 5 decimi dello scorso anno sul circuito di Shanghai, mentre per la pista di Manama si vede un grande miglioramento anche a livello di distacco in gara. Per distacchi in gara la differenza non è poi così marcata, ma si deve tener conto di una riduzione di gap in Canada e in Bahrain, mentre il tracollo vero lo si è avuto in Spagna con ben 75 secondi presi da Daniel Ricciardo che è arrivato terzo, ma rischiava di essere doppiato.
I distacchi in gara però sono meno veritieri perché possono esserci situazioni come Safety Car o doppiati che possono farti perdere o guadagnare tempo.
La situazione Red Bull quindi non sembra poi così diversa dallo scorso anno, ma perché nel 2016 tutti erano fiduciosi di una possibile rimonta e nel 2017 dopo 7 gare nessuno ci crede più?
La risposta è semplice, nel 2016 la Ferrari si trovò subito a che fare con una vettura che presentava un problema dopo l’altro e questo consentì alla Mercedes di guadagnare i punti necessari al fine di interrompere lo sviluppo molto in anticipo. Addirittura, secondo alcune voci, la Mercedes abbandonò lo sviluppo della W07 prima della pausa estiva, consentendo agli avversari di avvicinarsi ulteriormente, quindi la Red Bull aveva un ampio margine di miglioramento e la Renault, tornata come scuderia, aveva molto più interesse nello sviluppo del motore. Quest’anno Mercedes e Ferrari hanno investito enormi risorse sullo sviluppo della vettura e per questo in Spagna quando nonostante gli aggiornamenti, la Red Bull ha capito che ormai erano diventate imprendibili hanno in un certo senso rinunciato al progetto.
Altro fattore determinante è stato il fatto che la RB13 ha presentato fin da subito evidenti problemi strutturali che richiedono ben più di un semplice alettone o di un nuovo fondo per essere risolti e quindi questo ha rallentato lo sviluppo, ma in Canada le novità sono arrivate e sono molto interessanti.
In una pista dove Max Verstappen e Daniel Ricciardo avrebbero dovuto subire distacchi imponenti, si sono viste fuori due ottime prestazioni in qualifica e anche se in gara l’olandese è stato costretto al ritiro, l’australiano ha conquistato un podio di tutto rispetto.
Vero è che i contatti ad inizio Gran Premio hanno aiutato, ma tutto sommato la vettura si è comportata bene.
La macchina sta migliorando e nelle novità portate in pista si vede la mano di Adrian Newey visto il soffiaggio sul fondo vettura, con ben 11 slots che servono a convogliare i flussi che “colpiscono” la gomma, oltre a un’ala leggermente più elaborata e dei piccoli generatori di vortici sulla zona superiore della bocca di raffreddamento.
Lo sviluppo quindi prosegue ma è probabile che serva soltanto come test per la creazione della vettura del prossimo anno.
Concludiamo parlando del problema più grande che attanaglia questa vettura: la Power Unit Renault.
I motori della casa francese non sono ancora al livello della Ferrari e della Mercedes e quello che manca alla Red Bull è proprio un motore proprio, al fine di poterlo sviluppare come vogliono e senza vincoli di costrizione per quando riguarda l’affidabilità e la potenza.
Negli ultimi giorni c’è stata una sorta di “Botta & Risposta” tra Cyril Abiteboul e Chris Horner.
Il francese della Renault ha detto che gli aggiornamenti arriveranno soltanto nel 2018, quando raggiungeranno Ferrari e Mercedes, mentre per quest’anno sono previsti soltanto piccoli aggiornamenti a livello dell’affidabilità e della potenza.
Tutto il contrario rispetto a quello che aveva detto Chris Horner che aveva chiaramente affermato che a Baku il motore sarebbe stato completamente stravolto. In un’intervista degli ultimi giorni il team manager Red Bull ha risposto al rappresentante della Renault.
“Niente mi sorprende in questi giorni. Continueremo a spingere il meglio che possiamo. Siamo molto fiduciosi che il nostro nuovo partner ExxonMobil aiuterà in termini di prestazioni da quel lato. Le ultime tre gare sono state promettenti, quindi vediamo cosa ci riserva Baku”.
L’aiuto a cui si riferisce Horner riguarda i carburanti, perché come ben sappiamo in Formula 1 ogni cosa fa la differenza. Per il resto, il team manager ReBull ha affermato di non capire la decisione della Renault e che loro continueranno con i loro progressi, anche se la mancanza di cavalli che spingono la vettura fa una grande differenza. Aggiungiamoci le parole di Mark Webber che la scuderia anglo-austriaca la conosce bene, in cui dice che la sua ex squadra non è mai spacciata e forse uno spiraglio c’è.
Realisticamente l’incremento prestazionale sembra esserci, anche se le speranze di un titolo mondiale sono più lontane che mai. La Red Bull può sperare di sfruttare qualche occasione favorevole e andare a vincere una o due gare, ma il campionato ha già preso un’altra strada, che però a sua volta è divisa da un incrocio e sui cartelli direzionali ci sono due località note: Stoccarda e Maranello, ma quale strada prenderà?