Hamilton vs Senna: confronto tra due generazioni di campioni F1
Lewis Hamilton e Ayrton Senna! Due campioni di epoche diverse: due fenomeni del volante che hanno appassionato e appassionano i tifosi del Motorsport. Ma chi è il migliore tra i due? Difficilissimo stabilirlo. Noi ci abbiamo provato, dati alla mano.
Spesso gli appassionati della Formula 1, come quelli degli altri sport, tendono a mettere a confronto campioni appartenenti ad epoche diverse. Un parallelo che ovviamente non può essere veritiero. Se consideriamo che, solo tra il 2016 e il 2017 il regolamento tecnico è stato sostanzialmente modificato, così come le monoposto che risultano più veloci anche di 3 – 4 secondi al giro, figuriamoci in oltre sessant’anni di storia del Motorsport, quali mutamenti tecnici e sportivi possono essere intervenuti.
Difficilissimo quindi accostare gli eroi su quattroruote del passato (si proprio eroi…visto le monoposto fragili e insicure che si guidavano fino agli anni 90) con i fuoriclasse “tecnologici” del ventunesimo secolo. Ci vorrebbe una macchina del tempo che portasse Michael Schumacher a duellare con Juan Manuel Fangio, o Fernando Alonso ad sfidare a ruotate Gilles Villeneuve.
Non avendone una a disposizione dobbiamo limitarci ad confronto basato sui dati e sui numeri, tenendo conto del contesto nel quale gli stessi sono maturati.
Nel Gran Premio di Monaco Lewis Hamilton ha avuto la possibilità di eguagliare il suo idolo, Ayrton Senna, come numero complessivo di pole position (65). Traguardo rimandato ai prossimi appuntamenti causa inguidabilità della sua Mercedes.
E’ presumibile comunque che entro la fine della stagione l’inglese non solo raggiunga questo traguardo, ma anzi superi il record assoluto di partenze al palo detenuto da Michael Schumacher con 68.
Il dato numerico letto senza alcuna contestualizzazione, spingerebbe a pensare che Lewis Hamilton è il pilota più forte di tutti sul giro secco.
Proviamo invece a mettere a confronto l’inglese con Senna, entrambi a quota tre titoli mondiali, analizzando diversi fattori che possono incidere sulle semplici cifre.
Innanzitutto il rapporto pole-position/gran premi disputati, che vede in netto vantaggio il campione brasiliano con 40,37% (65 pole position su 161 Gran Premi disputati), contro 32,99% (64 pole position su 194 Gran Premi disputati). Adottando questo criterio Michael Schumacher non si troverebbe in cima alla classifica, ma ben lontano dai due “contendenti”, con una percentuale del 22.15%, con 68 pole position su 307 partenze.
Ayrton Senna, dunque, ha fatto meglio di Lewis Hamilton, pur avendo disputato meno gare, e quindi avendo meno possibilità di stampare il miglior tempo in qualifica. Questo nonostante che, ad oggi, i due piloti abbiano disputato lo stesso numero di mondiali, 11. Infatti dal 1984 al 1994, periodo in cui ha corso l’asso paulista, il calendario del mondiale prevedeva 16 gare. Hamilton, invece può contare su una media di 19 gran premi annuali, oscillanti tra i 17 dell’esordio nel 2007, e i 21 della stagione 2016.
Con questi numeri risulta ancora più evidente la capacità unica di Senna di sfruttare al meglio ogni occasione a disposizione per partire davanti a tutti.
L’altro fattore che vogliamo esaminare per cercare di rendere più veritiero il confronto tra i due fenomeni della Formula 1 è il rapporto tra i risultati ottenuti e le monoposto guidate. E anche qui il brasiliano svetta sul suo rivale. Infatti mentre Senna è partito dalla gavetta, esordendo nella massima categoria del Motorsport con la “cenerentola” Toleman, per poi passare alla Lotus, alla corte di Colin Chapman, raccogliendo 16 pole su 64 gare per una percentuale del 25%, Hamilton ha iniziato la sua carriera nel circus iridato con un top team, la McLaren, con cui ha corso per 6 anni, scattando davanti a tutti in 26 casi su 110, con una media del 23.63%.
Anche in questo caso è lampante come il pilota abbia fatto la differenza, visto che la Lotus poteva considerarsi una monoposto terza, se non quarta, forza del campionato: mentre la McLaren di Hamilton nel 2007 ha lottato per il mondiale, vinto poi da Kimi Raikkonen con un punto solo di scarto sull’inglese e sul suo compagno di squadra Fernando Alonso.
Nel 1988 Senna approda alla McLaren, e alla prima stagione con la monoposto di Woking conquista già il titolo iridato. Senna correrà con la scuderia di Ron Dennis per sei stagioni portando a casa altri due mondiali.
Hamilton nel 2013 passa alla Mercedes, vettura che ha monopolizzato il mondiale per un triennio e con la quale l’inglese ha vinto due titoli ed è stato vicecampione nel 2016.
Confrontando le prestazioni dei due campioni nei rispettivi top team, il brasiliano ne esce un’altra volta trionfante. Infatti Hamilton, su 80 corse con la Mercedes, è partito 37 volte al palo (46.25%), grazie anche alla egemonia imposta dalla Mercedes, che su 61 gare ha piazzato una sua monoposto in pole position ben 58 volte. Senna considerando i sei anni in McLaren e i soli tre week end di gara affrontati con la Williams, prima della sua tragica morte, ha collezionato 47 pole-position su 67 gran premi, con una percentuale del 70.14%.
Quindi, numeri alla mano, a parità di situazioni, Senna ha sempre fatto meglio di Hamilton. Se poi si considera che nella monoposto guidata dal brasiliano c’era molta meno elettronica rispetto alle F1 attuali, e quindi l’abilità del pilota doveva compensare maggiormente i limiti o le mancanze della vettura, è ancora più chiaro il perché Senna sia considerato uno dei piloti più veloci di sempre.
Un ultimo dato che conferma la grandezza dei due campioni sul giro singolo: entrambi a parità di vettura hanno sempre battuto il compagno di team, realizzando più pole-position. Solo nel 2014 Hamilton, pur laureandosi campione del mondo, ha dovuto cedere il passo a Nico Rosberg per quanto riguarda le partenza dalla prima casella.
In questo caso però l’ago della bilancia pende un po’ di più dalla parte dell’inglese, che ha avuto nello stesso team avversari più competitivi, che sono stati anche campioni del mondo (Alonso, Button, Rosberg), rispetto a Senna, che ad eccezione di Alain Prost, ha avuto sempre al suo fianco piloti di minor livello (Ceccotto, Dumfries, Nakajima).
Hamilton e Senna: due campioni che, al di la dei banali dati numerici, sono dotati di un talento per la guida fuori dal comune. Piloti e uomini che hanno dato, e danno, emozioni uniche a chi li guarda in azione, che sia davanti allo schermo di una TV o su una tribuna. Capaci di imprese uniche, facendole apparire come normali azioni di gara. Piloti che hanno contribuito e contribuiscono a rendere la Formula 1 lo sport avvincente che appassiona e unisce milioni di tifosi in tutto il mondo.
Io non avrei nemmeno azzardato l’idea di paragonare Hamilton a Senna, poi addirittura dire di Hamilton “FENOMENO”.
Mi dispiace ma la penso esattamente così.
Ciao a tutti
Giuseppe