La reale entità del danno ad ala e barge boards sulla Ferrari di Vettel in Canada
Il Gran Premio del Canada non è stato certamente semplice per la Ferrari, alle prese con una gara in cui tutto quello che poteva andare storto, alla fine è andato storto.
Eppure fino allo start, il weekend della Rossa non era stato assolutamente negativo, grazie alla prima fila conquistata da Sebastian Vettel, pronto a sfruttare un’occasione in partenza per mettersi davanti e chiudere al comando il suo 10000° giro in gara della sua carriera. Una corsa rovinata, però, da una partenza caotica, che ha visto il tedesco della Ferrari costretto a guardarsi da Valtteri Bottas e Max Verstappen, probabilmente un po’ troppo “garibaldini” all’entrata della prima curva: il finlandese della Mercedes è arrivato lungo allargando la traiettoria, mentre il giovane pilota della Red Bull, dall’altra parte, ha chiuso in modo secco, non lasciando scampo a Vettel, stretto a sandwhich tra le due vetture. Vista la situazione, per il quattro volte campione del mondo era impossibile evitare il contatto con Verstappen, con la conseguente rottura dell’ala anteriore.
Era evidente sin dal primo momento dopo il contatto che l’ala stava pericolosamente “ballando”, con il rischio di una possibile rottura definitiva sempre più probabile: sfruttando la Safety Car per il team del Cavallino avrebbe potuto tornare ai box ed uscire certamente ultimo, anche se grazie alla vettura di sicurezza avrebbe potuto subito chiudere il gap ed iniziare la rimonta. Indubbiamente sarebbe stata una scelta saggia, quella più sicura, ma ci sta anche pensare che, visti i dati a disposizione della Scuderia e visti che pivelli di certo non sono, abbiano fatto le loro scelte e i loro calcoli e, in accordo con il pilota, abbiano deciso di rimanere in pista sperando che il pezzo reggesse ai carichi aerodinamici che le fasi di gara comportano sull’ala anteriore. Una situazione che a molti, tranne per la Safety Car, ha ricordato quella di Alonso nel 2013, quando in Malesia la Ferrari fece rimanere fuori lo spagnolo nonostante avesse ceduto un pilone dell’ala anteriore, in modo da risparmiarsi il tempo di un pit stop che sicuramente sarebbe arrivato dopo 5/6 giri, quanto tutti i piloti avrebbero cambiato gomme per passare alle slick. Chiaramente, così accaduto per Alonso, l’ala anteriore non ha retto, sfortunatamente proprio nelle fasi in cui la vettura di sicurezza era appena rientrata: come potete vedere dalla foto sottostante, catturata in curva 1 del giro successivo alla rottura definitiva, l’unica cosa integra a fine dei conti è rimasto il mainplane, con tutta la zona dei flap, del tunnel e dell’endplate rovinata ed essenzialmente inutile. La sosta è ormai obbligata, in quanto la vettura a quel punto è chiaramente sbilanciata aerodinamicamente, ritrovandosi quasi senza carico nella zona delle rottura. Come si può apprezzare, il bargeboard (l’elemento bianco con il logo Santander), nonostante qualche piccolo danno è ancora intatto, anche prima della sosta ai box.

L’ala collassata sulla vettura di Vettel
Ciò che è ancor più impressionante è come, pochi giri dopo, a cedere sia anche tutta la zona dei barge boards, con un danno piuttosto ingente. Molto probabile che il cedimento sia stata una conseguenza della rottura dell’ala, con alcuni pezzi della stessa che proprio nelle fasi antecedenti alla ripartenza avevano impattato la zona dei deviatori di flusso: come si può vedere dalle immagini, l’andatura della “frattura” è compatibile con il danno derivante subito che si è potuto apprezzare nella prima immagine. Possiamo quindi supporre che, dopo il pit stop, la zona dei barge boards abbia ceduto spontaneamente, portandosi via anche parte della zona dei barge boards inferiori, oppure che Vettel abbia preso un ulteriore detrito: quello che è certo è che la rottura è avvenuta immediatamente prima della VSC causata dallo stop di Verstappen, confermato anche dal team radio dello stesso tedesco in cui chiedeva agli ingegneri ai box di controllare i dati della telemetria perché sentiva di aver perso un ulteriore pezzo. Sappiamo, inoltre, che ad essere danneggiati sono stati anche i turning vanes, come dichiarato anche da Maurizio Arrivabene a fine gara.

Il danno alla zona dei barge boards sulla vettura di Vettel. Sulla sinistra come si presentava, mentre sulla destra in condizioni ideali
Indubbiamente è difficile valutare quanto il danno possa aver inciso a livello di prestazione, solamente la Ferrari con i dati della telemetria può dare una cifra precisa, ma ipotizzando l’importanza dell’aera e che comunque quello di Montreal è un circuito dove l’aerodinamica non è particolarmente importante, tanto che i team hanno portato ali e configurazioni a basso carico, azzardando si potrebbe pensare che Vettel abbia perso almeno circa 3 decimi per giro, per un totale di circa 18 secondi sul tempo complessivo di gara.
Mi piace pensare che, a parte la sosta iniziale che in regime di safety car sarebbe stata più fruttuosa, la gara della ferrari di vettel sia stata strategicamente una buona gara, non dimenticando le bandiere gialle negli ultimi due giri, che hanno impedito il tentativo su ricciardo. Molto più da analizzare la gara di raikkonen, sia per il suo errore, sia per il danno effettivo all’ auto, sia per il decadimento prestazionale negli ultimi giri.
L’errore del muretto mi sembra evidente, anche in assenza di dati; l’episodio di Alonso, riportato da Gianluca, avrebbe dovuto far riflettere sulla reale capacità delle strutture dopo un collasso parziale.
E’ una norma di buon senso e di precauzione; personalmente avrei fermato subito Vettel e tentare una rimonta perché in un ngran premio come quello del Canada può capitare di tutto.
Quando a Kimi, non credo ci sia stato solo il danno e a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia.
Giuseppe