Nella primavera del 2012 esce nelle sale cinematografiche uno degli ultimi film di Tom Hanks, dal titolo “Molto forte, incredibilmente vicino”. E’ lecito chiedersi quale sia l’elemento in comune tra questa pellicola e la storia di Elio De Angelis, il compianto pilota di Formula 1 italiano scomparso 31 anni fa in un incidente che fa ancora male al cuore.
Eppure, giocando con la fantasia del titolo del film, qualcosa può saltare fuori. Il comune denominatore di questo paragone è, probabilmente, il Gran Premio d’Austria 1982, una gara che consegnò De Angelis alla storia di questo sport grazie ad una performance coi fiocchi, resa ancor più celebre da un finale pazzesco e memorabile.
Alla vigilia dell’appuntamento sul circuito Red Bull Ring, che nel 1982 era conosciuto come “Osterreichring”, ripercorriamo la storia di quella corsa, rivivendo la figura di un pilota e di un uomo che, a distanza di così tanto tempo, merita ancora una volta di essere ricordata.
“Molto forte”
Ma allora, perché “Molto forte” ed “incredibilmente vicino”? Nel primo caso, il termine “molto forte” indica le qualità di pilota ed umane di Elio De Angelis, uno dei personaggi più amati e rispettati dell’intero circus degli anni ’80. Nato a Roma il 26 marzo 1958, De Angelis debuttò in Formula 1 nel 1979 al volante della Shadow, non senza aver prima attirato il grande interesse dei top team di Formula 1 in seguito agli ottimi risultati ottenuti nelle categorie minori. Nella stagione d’esordio coglie un 4° posto in occasione dell’ultimo appuntamento del campionato, convincendo Colin Chapman ad ingaggiarlo alla Lotus. Passato quindi nel team inglese nel 1980, De Angelis strinse un ottimo rapporto professionale ed umano con lo stesso ingegnere britannico, che già iniziava ad avvertire un calo di competitività delle sue vetture. Il romano giunse subito 2° in Brasile, e nel biennio 1980/1981 sfiorò più volte il podio, stabilendosi con costanza in zona punti.
Ma il giorno della consacrazione da pilota a campione arriva con il Gran Premio d’Austria 1982. In quell’occasione infatti, De Angelis vinse la sua prima gara della carriera in F1, regalando l’ultimo successo allo stesso Chapman, che morirà a dicembre dello stesso anno. Nel 1983, con i diversi cambi ai vertici della scuderia, e con una preoccupante fase calante di risultati, il pilota capitolino non riuscì a dimostrare la sua stoffa, pur suscitando le simpatie e la stima di tifosi e colleghi. Molto rispettato da piloti campioni del mondo e dagli altri protagonisti del circus di nazionalità italiana, De Angelis legò amicizie “molto forti” nel paddock e fuori, dato che lo stesso campione delle quattro ruote non aveva mai nascosto le sue passioni per altre discipline. Nel panorama calcistico degli anni ’80, ad esempio, ebbe buoni rapporti anche con Diego Armando Maradona.
Ad ogni modo, dopo la delusione del 1983, la Lotus evidenziò segnali di forte ripresa già dal 1984. Proprio in quella stagione, il romano salì più volte sul podio, arrivando 3° nella classifica finale del campionato e stabilendo il miglior risultato della sua carriera. Anche il 1985 fu buono, e proprio ad Imola colse la sua seconda ed ultima vittoria della carriera. In quel caso però, tagliò il traguardo in seconda posizione alle spalle di Alain Prost, ma una successiva verifica di peso sulla McLaren del francese stabilì un’irregolarità. Per questo motivo Prost fu squalificato dalla FIA, e la vittoria finì nelle mani del pilota della Lotus.
Nel 1986 De Angelis venne ingaggiato dalla Brabham, dove trovò come compagno di squadra il connazionale ed amico Riccardo Patrese. Le prestazioni della monoposto britannica, sempre più avviata verso la conclusione della sua storia leggendaria, delusero sin da subito la coppia di piloti “tricolore”.
Il 15 maggio 1986 De Angelis, che stava testando la propria vettura in una sessione di test privati a Le Castellet, fu vittima di un incidente che gli costò la vita. Dopo il contatto con le barriere, la sua Brabham prese fuoco, causando la morte del pilota.
La notizia della scomparsa di Elio, insieme alle polemiche sui sistemi di sicurezza molto scarsi dell’autodromo, generò un dolore “molto forte” in tutto l’ambiente dello sport e della Formula 1.
De Angelis, che non ebbe mai la seria occasione di poter lottare per un titolo mondiale, è ancora oggi ricordato per il suo talento e per la sua correttezza in pista. Elementi e qualità umane che piacquero a molti, tanto che la sua scomparsa lasciò un vuoto incolmabile nel cuore e nella memoria degli appassionati, italiani e non.
“Incredibilmente vicino”
Sono dunque trascorsi 31 anni dalla morte di Elio, ma l’affetto dimostrato da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo fa sentire De Angelis ancora “incredibilmente vicino” al nostro cuore ed ai nostri ricordi.
Vicino, quindi, non solo per una questione emotiva, ma anche sportiva. Per spiegare meglio questo secondo punto, è necessario fare un salto indietro (ancora una volta) al Gran Premio d’Austria 1982.
La prima fila dell’Osterreichring è interamente occupata dalle due Brabham, con Nelson Piquet (anch’egli amico del pilota romano) che scatta in pole position proprio davanti al compagno di squadra Patrese. Più indietro, tra i protagonisti per la lotta al titolo, ci sono Alain Prost (3° con la Renault) e Keke Rosberg (6° con la Williams), mentre De Angelis non si classifica oltre il 7° posto.
Giunti all’appuntamento con la gara, i piloti che occupano le posizioni di vertice sono tutti colpiti da problemi tecnici di diversa natura. Così facendo, sia De Angelis che Rosberg riescono a rimontare posizioni, tanto che il romano si ritrova addirittura a condurre la corsa proprio davanti al finlandese a pochi giri dalla fine. Le potenzialità della Lotus sono però inferiori a quelle della Williams di Rosberg, il quale si trova però a più di un secondo di distanza dal pilota romano. Proprio all’ultimo giro però, forse a causa della pressione e dell’emotività dell’italiano nel trovarsi per la prima volta al comando di un gran premio, De Angelis sbaglia ad inserire la marcia, facendo recuperare terreno al finlandese.
Per tutta la durata del giro, Rosberg cerca a più riprese di prendersi disperatamente la leadership della gara, ma il pilota della Lotus è eccezionale ad impedire ogni tentativo di sorpasso, difendendosi strenuamente dagli attacchi di colui che, successivamente, vincerà il mondiale di quell’anno.
All’uscita dall’ultima curva De Angelis è ancora avanti, ma Rosberg prende tutta la scia della Lotus, affiancandola proprio in prossimità del traguardo. Alla fine Elio riuscirà a vincere il suo primo gran premio per un soffio, con un distacco “incredibilmente vicino”.
La Lotus riuscì infatti a tenere testa alla Williams di Keke per soli 5 centesimi di secondo. Ancora oggi, questo risultato rappresenta il 4° distacco più ridotto tra il vincitore ed il 2° classificato nell’intera storia della Formula 1.