Il giro di boa, i primi bilanci, le impressioni che diventano sempre più certezze. Dalla bandiera a scacchi del gp di Silverstone alle prime libere dell’Hungaroring, c’è tempo e spazio per ragionare un po’ su quanto accaduto fino ad oggi nel circus.
E’ il periodo ideale, perchè sotto l’ombrellone o nelle sere d’estate alla ricerca di fresco l’occhio agli editoriali online o alle repliche su Sky può scappare. E con loro, il pensiero inizia ad immaginare cosa potrebbe ancora accadere nell’ultima metà di strada da percorrere, fino alla fine dei giochi di Abu Dhabi.
Ho scelto tre profili da investigare. Tre identikit da tenere sotto controllo, per quanto fatto finora e per quanto ci si aspetta da loro nelle prossime gare.
DANIIL KVYAT
In passato, al momento del “le faremo sapere, grazie e arrivederci” servito dalla RedBull nei suoi confronti lo scorso anno, mi sono schierato dalla sua parte. Perchè ci sono modi e modi per trattare un professionista. Un ragazzo sì, magari ancora inesperto, ma che ha solo bisogno di fiducia. Preferirgli un altro ragazzino – ancora più giovane di lui, per giunta – è sembrata una scelta ancor più azzardata, ma che alla fine ha dato i suoi frutti.
Da quell’inizio di stagione da incubo, Daniil Kvyat non si è più ripreso. Oggi in casa Toro Rosso è indubbiamente la seconda guida: due volte a punti in dieci gare, per un ruolino decisamente diverso dal suo compagno di box.
Il crollo psicologico, dopo il ben servito della RedBull, lo sta lentamente divorando. Impulsivo in pista, per nulla lucido nei momenti chiave. Serve una svolta nella seconda parte di stagione, ed è anche urgente. Per il suo team, ma soprattutto per il ragazzo.
FERRARI
La Rossa è tornata ai suoi livelli, a distribuire certezze e garanzie e a lottare per il titolo piloti. Il testa a testa con Lewis Hamilton sta restituendo morale e adrenalina a Sebastian Vettel, in ombra ed in affanno soprattutto lo scorso anno quando le cose giravano decisamente male. Ora la musica, almeno nella prima metà di stagione, è decisamente cambiata.
Tutto questo dal lato tedesco del box, perchè Kimi Raikkonen non è al settimo cielo, per usare un eufemismo. Il finlandese ha sì tre podi all’attivo, ma è ancora a secco in chiave trionfi. E, per dirla tutta, la scuderia fa di tutto per farlo sentire l’altro, la seconda guida. Una disparità non proprio invisibile di trattamento che si riflette perfettamente in pista, visti i risultati confrontati tra i due. Un rapporto da limare ed addolcire, almeno in ottica seconda parte di campionato, quella decisiva.
STOFFEL VANDOORNE
Molto probabilmente, il giovanissimo pilota McLaren si aspettava una carriera da titolare leggermente diversa. Dopo il suo debutto, avvenuto lo scorso anno in Bahrain e concluso con un ottimo decimo posto, di parole sul suo conto ne sono state dette tante. Da promessa a prossimo best rookie della stagione, le speranze c’erano eccome. Un incidente di percorso chiamato Honda però ne sta minando il talento.
Il suo rapporto con la pista si fa sempre più macchinoso, visti i presupposti con i quali si trova al volante. Serviva decisamente un altra vettura per accompagnarlo nella crescita, per gettare le giuste basi in vista del suo futuro. E invece, oltre a innervosire ulteriormente il suo compagno asturiano, la McLaren sta vanificando una stagione fondamentale per la sua carriera. Rischiando di macchiare per sempre la sua voglia di mettersi alla prova in Formula 1.
Tre pezzi di storia di queste prime dieci gare, C’è chi le ha vissute da #F1aFavola, chi invece da incubo.