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    @FormulaHumor: Raikkonen, il carro dei vincitori, le prime e le seconde guide

    FormulaHumorBy FormulaHumor1 Agosto 2017
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    Croce e delizia di ogni appassionato Ferrari.
    Capace di fornire una disperazione per i suoi sostenitori grande solo quanto il senso di rivalsa quando brilla della luce del Campione.
    L’unico pilota in grado di far scendere e salire la gente così velocemente dal carro dei vincitori, che si è formato uno stuolo di indecisi pronti al cambio-idea ad ogni minimo sentore di grande prestazione. Stiamo parlando di Kimi Raikkonen!

    1

    Parlarne non è facile. Da una parte so che se dicessi cose cattive ci sarebbe la solita processione sotto casa mia. Dall’altra so che se ne parlassi troppo bene sarei solo un tifoso accecato dalla nordica bellezza di un biondo uomo di ghiaccio. E a lui, preferisco comunque la sua Signora.

    Forse il punto di partenza giusto sarebbe il mondiale del 2007, e non DICIASSETTE. Quello vinto da Kimi, appunto. E anche l’ultimo, piloti, vinto da Ferrari, per ora.
    Un mondiale strano. Costellato da episodi, come ogni campionato, ma molto pochi con Kimi protagonista.

    E tra parentesi, quanto è lontano il 2007?!
    Hamilton appena promosso in F1, Vettel che fa la sua apparizione solo nelle ultime 7 gare con un rendimento che a confronto Trulli è un fenomeno, e soprattutto con la presenza speciale dell’ingiustamente dimenticato Vitantonio Liuzzi.
    Ah. E con una McLaren funzionante. Sempre e solo a tratti, ma funzionante.

    Che mondiale.
    Basta prendere la classifica, e le statistiche (che tanto nessuno ricorda a memoria), non solo per vedere che 1 punto è ciò che ha permesso a Kimi di diventare campione (come 1 punto è stato quello che l’anno dopo ha impedito a Felipe di esserlo) ma soprattutto per notare come, a parte il trittico tra Spagna e Francia, Kimi sia stato estremamente costante, finendo sempre a podio, tranne nei due casi di ritiro.

    Il ricordo principale però, che forse si ha, è soprattutto quello legato alla lotta intestina tra Alonso e il novello pupillo, nonché suo compagno di squadra, Hamilton.
    Si potrebbe dire che la lotta civile tra i due, che è servita a spiegare anche l’arrivo di Bottas al posto di Nico Rosberg quest’anno in Mercedes, e non quello di Fernando, abbia aiutato non poco il finlandese in rosso a vincere il campionato.
    Si potrebbe dire, sarebbe vero, ma negherò fino alla morte di averlo detto, quando mi processerete in pubblica piazza.
    Kimi ha vinto quel mondiale grazie alla costanza, alla poca affidabilità McLaren, ai battibecchi tra Alonso e Hamilton, e all’inesperienza (o troppa foga) dell’inglesino. Per le ultime due cose si vedano: Ungheria, Belgio, e soprattutto Cina (così da farvi una grossa risata).

    Ma soprattutto, Kimi ha vinto quel mondiale perché si è meritato il posto di prima guida in Ferrari.

    Ohhhh ci siamo arrivati, al punto focale, allora!
    Le prime e le seconde guide.

    I campionati non funzionano più come nei primissimi anni 2000, con la Ferrari davanti e a distanza tutti gli altri. I mondiali sono più combattuti, e quindi devi fare una scelta. Devi puntare su un pilota, uno solo, costante, affidabile, veloce, abile nel setup, dargli una macchina molto buona, estremamente buona, competitiva ovunque, aggiornarla periodicamente, dato che gli altri non stanno a guardare, e sperare che non si rompa mai nulla. Così, vinci il mondiale piloti.
    Fosse facile, direte.
    Ma se pensate sia assurdo questo, o incredibilmente complicato, pensate a come si fa oggi a vincere un mondiale costruttori. Non esistono più le spystory. Non esistono macchine studiate da anni stile Brawn che battano tutte le altre perché nate già evolute. Ti tocca prendere un pilota come il primo, o leggermente meno bravo, così certe cose sono più facili da giustificare, dargli la stessa macchina del campione e dirgli “per favore, arriva sempre secondo. O almeno sempre dietro al tuo compagno, ecco.”
    Certe volte non è facile per un pilota accettare di essere sempre Barrichello, come successo a Massa, dopo l’addio di Schumy.
    Certe volte non è facile essere incredibilmente costante, e arrivare sempre secondo. Come succede a Kimi, ora, dietro Vettel.
    Questo è il punto.
    Lui funziona se è prima guida. Da seconda guida, mmmm…

    2

    Alt alt alt.
    Già vi vedo che limate i coltelli.
    Non uccidetemi, anche stavolta, per favore…o almeno osservate con calma alcune cose prima di farlo!

    2008: Giù dal carro

    Ci arriva da campione e tutti puntano su di lui. Inizia in maniera solida, ma poi si perde dietro Heidfeld. Viene relegato a secondo pilota (ANCHE SE NON ESISTONO SECONDE GUIDE IN FERRARI) e lo tengono buono solo per il mondiale costruttori.
    Quell’anno Ferrari non vince il mondiale piloti per molta sfortuna, molte situazioni particolari e perché se ti ritrovi a puntare sulla seconda guida dell’anno prima, forse stai facendo una cavolata.

    2009

    Potrebbe essere un anno molto positivo se non fosse che rompe ogni cosa che funziona sulla macchina del compagno e che in Malesia decidono di MONTARGLI LE GOMME WET QUANDO C’È ASCIUTTO. Tutti giù dal carro.
    POI, LA SVOLTA.
    Ungheria 2009. Massa, lanciato in accelerazione, riceve in faccia una molla persa dal connazionale Barrichello, che manco stessimo giocando a MarioKart (e ci scherzo solo perché non ha avuto conseguenze drammatiche).
    Cosa che con l’Halo non sarebbe successa, certo, ma!
    Da quella gara, Kimi rinasce, rifiorisce, “cervo a primavera”. GUARDA CASO, gli tolgono quello che per lui è diventato il primo pilota, la prima guida, e lui che fa?! TORNA PRIMA GUIDA!
    TUTTI SOPRA AL CARRO!
    Secondo, Terzo, Primo, Terzo di nuovo…e poi?! Nel momento migliore di Kimi, della sua ripresa…
    Annunciano Alonso. Fernando.
    Scelto come prima guida per l’anno successivo. Relegando Massa di nuovo a fare il Barrichello, e con Kimi che anziché tornare in McLaren, memore di stagioni in cui la sfiga era tale da dover accompagnare a spinta la macchina al traguardo negli ultimi giri, preferisce il RALLY. Giù, dai.

    Ci tocca vivere senza il finlandese biondo (non Bottas) fino al 2012.

    3

    E come al solito questo è un tipico silenzio assordante di Kimi. Unica nota positiva saranno poi 1) Vettel che lo imita alla cerimonia di premiazione di premi poco importanti, e 2) le bellissime NON-giustificazioni sulla sua assenza, date al suo ritorno.

    2012: Di nuovo sul carro!

    Ti fanno firmare con la Lotus, ti danno una macchina dalla livrea bruttina, che pare la Renault delle pessime occasioni e il cui telaio è solo una serie di sponsor rigurgitati sopra, ma soprattutto…TI AFFIANCANO GROSJEAN.

    4

    Ohhhh questa è vita. Ti mettono accanto un pilota che non verrebbe scelto come prima guida manco se corresse da solo.
    Risultato?! “Ahhhh come guida Raikkonen”
    Certo la sfortuna lo perseguita come la nuvoletta di Fantozzi a Ferragosto, ma RAGAZZI, fa delle prestazioni fenomenali oltre ogni aspettativa! Con la Lotus in lotta per il titolo fino ad Abu, e arrivando TERZO nel campionato piloti in classifica generale alla fine! Un fenomeno!

    2013: Si resta su!

    Anno da prima guida. Sfortunato come al solito, con una macchina non competitiva, ma 5° nel mondiale, e con 50 punti in + del compagno di squadra, e battendo pure Massa. (Soddisfazione personale)

    2014: No, no… tutti giu.

    Torna in Ferrari, ma c’è Alonso e viene (in)giustamente relegato a seconda guida. Finisce OVVIAMENTE un disastro. La sfortuna, sia chiaro, è sempre la solita, tra incidenti e rotture, ma qui finisce 12esimo con 106 punti IN MENO dell’asturiano. E la cosa è leggermente pesante.

    2015: Petta forse… no, no, giù.

    Cambiano Alonso e arriva Vettel. Dalle prime gare, per colpa della sfortuna (ancora?!), la Ferrari capisce su chi deve puntare. Risultato? Il solito, da secondo pilota, ovvero sotto le aspettative. Quarto, dietro Sebastian, sotto di 128 PUNTI. Il solito rendimento da pilota “castrato”. Ma quello che si inizia a notare è un andamento molto interessante. La relazione con la prestazione di Vettel.
    Kimi c’è, solo quando non c’è il suo compagno.

    2016: Un via-vai su sto carro, eh.

    Situazione leggermente diversa. Fino a 1/3 di campionato complice attaccamento della malasorte da entrambe le parti e prestazione TERRIBILE della macchina, sta a contatto col compagno di squadra. La Ferrari non sa che fare. Gli rinnova il contratto anche per il 2017, perché si trova al 3° posto della classifica piloti con Vettel. La situazione è tale per cui la Rossa non può puntare su nessuno dei due, ed è come se lo percepisse emotivamente, tanto da arrivare a solo 26 punti dal compagno. Ancora una volta, non essere seconda guida, lo fa “stare meglio” e le sue prestazioni sono in linea con la bontà del progetto datogli. E bontà è un eufemismo.

    2017

    Kimi è ancora alla Ferrari. La macchina fatta quest’anno è molto migliore delle passate stagioni, tanto che in ogni pista Mercedes e Ferrari dovrebbero solo giocarsi i primi 4 posti.
    Ma lui è relegato comunque a essere seconda guida e Vettel lo oscura. Questa stagione sta diventando estremamente altalenante per lui. E anche per i tifosi non è mica facile! Un continuo salire e scendere dal carro, ad ogni GP. Vuoi per la sfortuna solita, vuoi per il trattamento della scuderia ormai diventato caricaturale, se visto dall’esterno.
    Dalle strategie scelte come i sorteggi della Champions League, e totalmente randomiche, ai soliti problemi tecnici che lo hanno perseguitato tutta la carriera.
    Sono ormai diventate famose le battaglie navali con l’ingegnere che, per permettergli di riavere la potenza massima dal motore, gli chiede di premere dei pulsanti che nemmeno esistono.

    5

    È ormai noto come sia necessario per lui stare dietro anche se va più forte, o lasciar passare Sebastian se è davanti. Questo però, MAI con un ordine di scuderia, giacché in Ferrari “NON ESISTONO SECONDE GUIDE”, ma sempre con qualche “errorino” dai box, o per colpa di qualche calo di potenza.

    E in tutto questo, Sergio “Non nominatelo” Marchionne si comporta come ogni tifoso medio. Si sveglia con “qualcuno bisogna che si sieda e parli con lui”, e si addormenta con “una grande prestazione, come fai a non confermare questa squadra?!”.

    Non dimentichiamoci però che resta un’unica legge. Kimi funziona bene e rende da grande pilota quale è, SOLO se il suo compagno ha un pessimo weekend. Certo, il “problema” per lui, quest’anno, è che Vettel non sta avendo molti brutti weekend.
    Però è così. Tutte le grandi prestazioni di Kimi, a livello di grinta, non solo di risultato, spuntano quando Vettel inizia ad accusare. Come se si sentisse in dovere di risollevare la situazione, di doversi prendere carico di non buttare totalmente la gara.

    “Eh ma allora lo scorso GP come me lo spieghi?!”
    Vettel parte con un problema allo sterzo. A fine gara, parlando con “Joccklear” racconta che come gli hanno riappoggiato la macchina sulla griglia, TUM. Sterzo ruotato. Con conseguente “non toccare i cordoli che qua cadiamo a pezzi sennò”.
    Se Vettel avesse guadagnato secondi su di lui?!
    Siamo PIENI di gare in cui appena Seb passa Kimi o si allontana, le prestazioni del finnico MUOIONO. Tipico dei finnici, credo, o delle seconde guide…dato quello che è successo anche a Bottas, domenica, con Hamilton.
    Ancora una volta, Kimi si trova a dover “salvare la domenica”, e in quello, è il migliore sulla piazza.

    MA. Vi ho già detto come la regola richieda che per vincere un mondiale costruttori vi sia un grande driver, solitamente che sia poi quello che vince il mondiale piloti (tranne guarda caso Massa 2008), e un secondo pilota, altrettanto adeguato E COSTANTE, che faccia il gregario.
    Questa figura, il “gregario”, nella F1 è ultimamente MOLTO bistrattata, da me compreso. Viene etichettato come il Barrichello dell’era Schumy in Ferrari, o come il Felipe di una vita, e trattato come Kimi viene trattato ora.
    Non è così.
    Il gregario di un top team ha un compito tra i più terribili in F1. Essere in grado di equiparare il livello del compagno di squadra, e accettare di stare in ombra per un bene più grande, che non è il suo.
    Qui si tratta di COMPETIZIONE, e di chiedere ad un pilota di STARE DIETRO al collega. …e contemporaneamente di essere bravo quanto lui.

    6

    Come vi sentireste se vi dicessero “sappiamo che hai le potenzialità per vincere queste gare e vincere il mondiale, ma ci piacerebbe che tu facessi da tappo a quelli dietro, per permettere al tuo compagno di diventare CAMPIONE DEL MONDO senza fare troppa fatica.”?!

    Bottas non è mai stato un campione, e sa che accettare questo ruolo può essere la sua unica chance di esserlo con Mercedes un domani. Dimostrando anche di saper “salvare il salvabile” quando Hamilton va a picco. (E sull’inglese di quest’anno bisognerebbe fare un bel discorso).
    Kimi un campione lo è stato.
    E se lo vedete con gli occhi tristi e spenti, sul podio, quando arriva secondo, mettetevi nei suoi panni.
    Un Felipe Massa non vorrei esserlo nemmeno io.

    2017 F1 ferrari raikkonen ungheria
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