Che Daniel Ricciardo potesse competere con le più grandi stelle del Circus lo si era capito già dal 2014. Quando grazie all’addio di Mark Webber, Daniel fu promosso alla Red Bull dopo essersi fatto le ossa per due anni e mezzo in Toro Rosso.
Durante il suo primo anno in un big team, Ricciardo è riuscito a non sfigurare nonostante la più che ingombrante presenza al suo fianco di un compagno di squadra pluricampione del mondo e di una Red Bull non all’altezza di quanto mostrato negli anni precedenti. In più di un’occasione, infatti, l’australiano è riuscito a far meglio del compagno Sebastian Vettel; seppure per il tedesco in quella stagione non fu mai possibile raggiungere la vetta del podio, Ricciardo invece ci riuscì per ben tre volte.
Nel 2015 l’addio di Vettel ha permesso a Ricciardo di accaparrarsi la leadership del box Red Bull e da quel momento in poi ha sempre ben figurato, sia con vetture non performanti che con monoposto con il potenziale da podio.
Anche l’arrivo di un fenomeno mediatico (e non solo) come Max Verstappen non è riuscito a distogliere lo sguardo di Ricciardo dal suo obiettivo, nonché più grande punto di forza: la costanza, nei risultati e nella mente soprattutto.
Ma cos’ha di tanto speciale Daniel Ricciardo?
Forse è la sua serenità, quel sorriso sempre presente sul suo volto, forse è la sua sempre presente voglia di scherzare con tutti, di non prendersi mai davvero sul serio o forse il suo indiscutibile talento al volante di una monoposto. Difficile saperlo. Ma, molto probabilmente, il segreto di questo straordinario pilota sta proprio nella somma delle qualità sopracitate.
Daniel Ricciardo è forte col volante, è forte coi pedali, ma soprattutto è forte con la testa. Mentalmente è uno dei piloti più letali a visiera chiusa. Questa caratteristica, per lui fondamentale, è inoltre la chiave per i suoi risultati sempre sopra alle aspettative, vedi Baku. Quando si apre anche il minimo spiraglio di luce, Daniel si getta per non rimanere in ombra.
Ed è proprio qui che sta la differenza tra Ricciardo e, ad esempio, un altro pilota Red Bull, come Daniil Kvyat. Anche il russo quando guida va molto forte, ma di testa è molto più fragile e più incline agli errori.
Questa è la grande e bellissima ascesa di uno dei migliori piloti di Formula 1 degli ultimi anni e bisogna godersela. Prima con le stelle Ricciardo ci correva. Ora invece offre loro chardonnay da bere sul podio, dalle sue scarpe puzzolenti, per festeggiare i suoi successi, con un sorriso stampato in faccia che non riesce ad andare via. E chissà che Singapore non possa regalarci un altro chardonnay sbagliato; buonissimo Moet-Chandon aromatizzato con suola sudata, segno dell’ennesimo successo di Daniel Ricciardo sulla sua Red Bull RB13.
Scritto da: Rovida Mirko