Ferrari70 | Vincere la prima gara in F1 con la Ferrari: da Ascari a Hill, da Lauda a Villeneuve…
E’ il sogno di tutti i piloti di Formula 1: vincere un gran premio al volante della Ferrari. Sono state diverse le testimonianze di coloro che hanno avuto la fortuna di salire sul gradino più alto del podio con il rosso di Maranello, e sono tutte concordanti. Le emozioni e le sensazioni che questi signori della velocità hanno provato, difficilmente sono riuscite a riviverle in altri team o in contesti diversi.
Se le emozioni sono così grandi come dicono, e ci crediamo, non osiamo immaginare quanto sia stata grande la gioia di una ristretta élite di piloti: quella costituita da uomini che hanno vinto il loro primo gran premio della propria carriera con la Ferrari.
Un’impresa che, apparentemente, sembrerebbe riservata a pochissimi eletti, ma che curiosamente non è proprio così. Nel corso di questi settant’anni di storia ferrarista, e più in particolare da quando esiste il campionato mondiale di Formula 1 (dal 1950), sono stati ben 23 i piloti che attualmente possono fregiarsi di questo merito.
Ma chi sono stati? Quando ci sono riusciti? E soprattutto, che cosa ha significato la Ferrari per la loro vita sportiva?
Tutte domande alle quali cercheremo di dare risposte in questo viaggio nel tempo per celebrare i settant’anni della Ferrari, alla scoperta degli eroi del volante capaci di ottenere la loro prima grande gioia in F1 sedendo proprio all’interno della monoposto più ambita da tutti. Non mancheranno anche alcune curiosità sugli stessi piloti.
JOSE’ FROILAN GONZALEZ
Tutte le favole hanno un inizio, ed il personaggio che riveste un ruolo importantissimo nell’intera storia della Ferrari è un uomo argentino: Josè Froilan Gonzalez. E’ proprio a lui, al “cabezòn” (il “testone”, così soprannominato per le dimensioni della sua testa), che si deve la prima vittoria della Ferrari in Formula 1. Ciò accadde nel 1951, nel Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone. Con quel successo ha così inizio la lunga tradizione di successi del team modenese nel mondiale di Formula 1. Enzo Ferrari è in visibilio, anche se successivamente affermerà di “aver ucciso sua madre”, in riferimento al fatto di aver sconfitto in pista lAlfa Romeo, marchio per il quale il “Commendatore” aveva lavorato in passato prima di fondare la sua omonima casa automobilistica. Per omaggiare il pilota argentino (che proprio a Silverstone colse anche la 1° pole position della storia del “Cavallino rampante”) Ferrari regalerà a Gonzalez un prezioso orologio, che resterà sul polso del sudamericano fino al 2013, anno in cui morirà all’età di 90 anni. L’argentino ottenne inoltre un secondo ed ultimo successo in Formula 1, sempre al volante della Ferrari, ancora una volta a Silverstone, nel 1954.
ALBERTO ASCARI
Siamo ancora nel 1951, e la Ferrari, dopo il trionfo di Gonzalez, aumenta sempre più la propria competitività. Proprio nel corso di quell’anno, la casa modenese riesce ad imporsi in una seconda occasione. Questa volta però sale sul podio un altro pilota: Alberto Ascari. Il milanese, figlio d’arte di Antonio e soprannominato “Ciccio” per il suo fisico non proprio atletico, diventa così il primo (ed ancora oggi l’ultimo) italiano a vincere con la Ferrari in F1 nel Gran Premio di Germania. Quello ottenuto in terra tedesca è il primo dei tredici successi del meneghino, tutti ottenuti con la Ferrari. Un bottino che gli consente di aggiudicarsi due mondiali consecutivi nel 1952 e nel 1953. Pilota amatissimo dal pubblico italiano, morirà tragicamente a Monza nel 1955 durante un test con la vettura del suo amico Eugenio Castellotti.
PIERO TARUFFI
Altro eccellente pilota della pattuglia italiana fu senza dubbio Piero Taruffi. Amante dell’automobilismo e dello sport in generale, il romano si può tranquillamente considerare come uno dei piloti più colti di sempre. Terminata la carriera di pilota, dedicò il resto della sua vita al lavoro di progettista, sia in ambito automobilistico che motociclistico. Nonostante questo “curriculum” di enorme rispetto, la carriera di Taruffi in F1 passerà alla storia con una sola vittoria, ma di prestigio. Nel 1952 vinse infatti il Gran Premio di Svizzera con la Ferrari, affermandosi come uno degli italiani più talentuosi. Scomparso nel 1988, dal 2006 il circuito di Vallelunga, che lui stesso progettò nel 1950, è intitolato alla sua memoria.
MIKE HAWTHORN
Più che un pilota, all’apparenza Mike Hawthorn sembrava un lord inglese, grazie a quel suo farfallino a pois che indossava sempre dentro e fuori le piste. Ma anche in questo caso l’apparenza inganna, tanto che il nome del biondo britannico compare nell’albo d’oro dei campioni di Formula 1, alla riga “anno 1958”. Hawthorn vinse il suo primo gran premio in Francia, nel 1953, ovviamente al volante della Ferrari. Nel corso della sua carriera, l’inglese vinse altre due gare, nel 1954 e nel 1958, sempre con la casa modenese. Un bottino di tre vittorie in carriera, ed un curioso record condiviso con l’americano Phil Hill (di cui parleremo in seguito): entrambi si sono laureati campioni del mondo con solo 3 vittorie ottenute in carriera, ovvero il minor numero di successi di sempre. Ritiratosi proprio in seguito al titolo mondiale, Hawthorn morirà tragicamente in un incidente stradale in Inghilterra nel 1959. Le dinamiche di quell’incidente, ancora oggi, non sono state del tutto chiarite.
MAURICE TRINTIGNANT
Zio dell’attore Jean-Louis Trintignant, il francese passò alla storia per le sue caratteristiche di guida che si esaltavano sui circuiti cittadini. Non a caso, le sue uniche due vittorie in F1 avvennero proprio a Montecarlo, e la prima si verificò nel 1955 con la Ferrari. Personaggio curioso anche fuori dalle piste, al termine della propria carriera si dedicò alla politica, diventando sindaco di un paesino della Linguadoca-Rossiglione, ed alla viticoltura. Proprio in quest’ultimo campo, decise di ribattezzare il suo vino “Petoulet”, esattamente come il soprannome che gli fu affidato durante la sua carriera automobilistica insieme a “pilota gentiluomo”. Peccato che “petoulet” significhi in francese “escremento di topo”. Questo appellativo derivò da un fatto realmente accaduto nel trofeo “Coupe de la Liberation”, quando Trintignant si presentò con una Bugatti completamente rivisitata dopo esser stata inattiva per tutta la Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo per lui, negli anni in cui l’auto non venne usata, il motore della Bugatti divenne un rifugio per topi, che con i loro escrementi causarono il ritiro di Trintignant dalla competizione. Da qui il soprannome poco elegante.
LUIGI MUSSO
Romano come Taruffi, Luigi Musso fu uno dei tanti talenti della F1 stroncato prematuramente da un incidente fatale in pista. Proveniente da una famiglia benestante, Musso ottenne una sola vittoria in carriera, trionfando con la Ferrari nel Gran Premio d’Argentina 1956. La sua ascesa verso la conquista del titolo mondiale sembrava più che promettente nel 1958, ma perse la vita dopo una gravissima uscita di pista al gran premio di Francia di quell’anno, aprendo le porte del mondiale al suo compagno di squadra Hawthorn.
PETER COLLINS
Se mai un giorno si stilasse un elenco dei piloti più sportivi di sempre, il 1° posto andrebbe certamente a Peter Collins. Inglese dai modi raffinati e gentili, Collins vinse tre gran premi in Formula 1, e tutti con la monoposto di Maranello. Il suo primo successo arrivò in occasione del Gran Premio del Belgio 1956, in un anno in cui il britannico passò alla storia per il suo gesto altruista. A Monza conduce la gara, ma viene a conoscenza del ritiro del compagno Juan Manuel Fangio, in corsa per il titolo come lo stesso Collins. A quel punto l’inglese, al posto di giocarsela con il rivale Stirling Moss, cede la propria auto al compagno di squadra argentino, rinunciando al proprio mondiale e consentendo a Fangio di aggiudicarsi il titolo. In cuor suo, Collins sa che l’occasione di vincere un campionato potrebbe ripresentarsi in futuro, ma il destino è ancora una volta traditore. In Germania, durante l’edizione del 1958, esce violentemente di pista e perde la vita.
PHIL HILL
Archiviati gli anni ’50, nel decennio successivo è Phil Hill il primo pilota a vincere il primo gran premio della sua carriera in F1 facendolo al volante della Ferrari. L’americano (da non confondere con Graham Hill) ha ottenuto solo tre vittorie in carriera, e tutte con la sua amata Ferrari. Il primo successo di questa “trilogia” arrivò a Monza nel 1960, vincendo davanti al pubblico italiano. L’anno successivo, nel 1961, Hill vinse ancora in Belgio e nuovamente in Italia. Proprio in quest’ultimo appuntamento però, la festa per il traguardo del titolo mondiale venne rovinata dalla tragedia in pista, dove il compagno di squadra Wolfgang von Trips perse il controllo della sua Ferrari ed uscì di pista, causando la morte di 14 persone.
WOLFGANG VON TRIPS
“Un giovane di grande nobiltà d’animo”. Fu Enzo Ferrari a descrivere così Wolfgang von Trips, tedesco talentuoso appartenente ad una famiglia nobile. Il suo incidente a Monza nel 1961 è ancora oggi il più grave mai registrato in tutta la storia di questo sport, ma prima di questa disgrazia von Trips ebbe modo di dimostrare le sue capacità di guida proprio al volante della Ferrari, vincendo con essa entrambi i successi della sua carriera. Fu proprio in quel drammatico 1961 che il tedesco salì sul gradino più alto del podio prima in Olanda, e successivamente a Silverstone.
GIANCARLO BAGHETTI
Nato a Milano il giorno di Natale del 1934, anche Giancarlo Baghetti ha un posto riservato in questa prestigiosa categoria di vincitori. Così come von Trips, anche il milanese vinse il suo primo ed unico gran premio nel 1961, trionfando sul massacrante circuito di Reims, in Francia. Ritiratosi con discreti risultati nel 1967, tentò invano nello stesso anno, da spettatore, di salvare la vita a Lorenzo Bandini dalle fiamme a Montecarlo, scavalcando le transenne e richiamando l’attenzione dei commissari di pista, che non si erano accorti della presenza del pilota all’interno dell’abitacolo. Passò il resto della sua vita lontano dai riflettori, dedicandosi con passione all’editoria diventando condirettore della rivista “Auto Oggi” fino al 1995, anno della sua scomparsa.
JOHN SURTEES
Il nome più adatto per conciliare motociclismo ed automobilismo è sicuramente quello di John Surtees, unico uomo al mondo ad esser riuscito nell’impresa di laurearsi campione del mondo con le due e con le quattro ruote. L’inglese, dopo essersi sbarazzato della concorrenza nel motomondiale, vinse ben 6 gare in F1, quattro delle quali con la Ferrari. E fu proprio con il “Cavallino rampante” che ottenne la sua prima vittoria nella classe regina dell’automobilismo, salendo sul gradino più alto del podio nel Gran Premio di Germania 1963.
LORENZO BANDINI
Compagno di squadra ed amico di Surtees fu Lorenzo Bandini, pilota che fece innamorare migliaia di italiani per la sua personalità e stile di guida, e che li fece piangere nel 1967, anno in cui morì nel già accennato gran premio di Montecarlo. Una morte talmente dolorosa che persino il Pontefice di allora, Papa Paolo VI, espresse pubblicamente un messaggio di cordoglio. Nato in Libia, ma originario della provincia di Reggio Emilia, Bandini trascorse tutta la sua carriera in F1 solo ed esclusivamente con il rosso Ferrari, riuscendo anche a vincere un gran premio: quello in Austria del 1964. Il sogno di un titolo mondiale vinto da un italiano, ormai dopo vent’anni dai successi di Ascari, si spezzò nel rogo di Montecarlo dove, oltre a Baghetti, anche l’allora Principe Juan Carlos (futuro Re di Spagna e spettatore di quella corsa), scavalcò le recinzioni nel tentativo di salvarlo. Purtroppo invano.
LUDOVICO SCARFIOTTI
In gara, a causa di un errore anagrafico, era conosciuto con il nome di “Lodovico”, ma il suo vero nome era Ludovico Scarfiotti. Abilissimo pilota delle gare di durata, il torinese vinse una sola gara in tutta la sua carriera in F1, ma ancora oggi quella sua impresa rappresenta, per gli italiani, un punto di riferimento. Grazie al successo ottenuto a Monza nel 1966, Scarfiotti è stato infatti l’ultimo pilota italiano ad aver vinto il Gran Premio d’Italia, per giunta con la Ferrari. Riuscirà in futuro un pilota italiano ad interrompere questo digiuno a Monza?
JACKY ICKX
Il Belgio degli anni ’60 / ’70 poteva contare su due figure sportive di tutto valore: nel ciclismo Eddy Merckx, nell’automobilismo Jacky Ickx. I due, che restano ancora oggi grandi amici, esaltarono i tifosi connazionali nelle rispettive categorie grazie alle loro abilità. Ickx, pur non avendo mai vinto un titolo mondiale, è infatti considerato come uno dei piloti più talentuosi mai visti sui circuiti di tutto il mondo. Mostruoso nelle gare di durata, fu leggermente meno fortunato in F1, dove colse comunque otto vittorie, sei delle quali con la Ferrari. Fu proprio con il team di Maranello che Ickx vinse la sua prima gara nella massima serie automobilistica, riuscendoci in Francia nel 1968.
CLAY REGAZZONI
Gianclaudio Regazzoni, detto “Clay”. Nome italiano con passaporto svizzero, fu uno dei piloti più emblematici dell’intera storia della Ferrari. L’elvetico vinse ben cinque gran premi in carriera, di cui 4 con la casa modenese, facendo da compagno di squadra ad una stella emergente come Niki Lauda. Il rapporto stupendo con il pubblico italiano iniziò nel 1970, quando colse la prima vittoria in F1 proprio a Monza. I giornali italiani, che spesso riportavano il nome errato di “Ragazzoni”, non fecero altro che accrescere la simpatia per questo pilota, che nel 1976 decise di interrompere la sua permanenza a Maranello dopo una frase di Enzo Ferrari, che criticava così le sue prestazioni di quell’anno:
“Pilota, danseur, calciatore, tennista, e a tempo perso, pilota”.
Una frase, pronunciata anche pubblicamente, che rovinò il matrimonio con la Ferrari. La sua carriera s’interruppe bruscamente nel 1980, quando un incidente a Long Beach lo costrinse su una sedia a rotelle. Recentemente reinterpretato dall’attore Pierfrancesco Favino nel film “Rush”, Regazzoni fu anche commentatore televisivo per la RAI negli anni ’90, oltre che promotore delle discipline sportive riservate ai disabili. Morì in una fredda serata di dicembre del 2006, perdendo la vita in un incidente sull’A-15 Parma-La Spezia.
MARIO ANDRETTI
Nato in Istria e successivamente divenuto cittadino americano, Mario Andretti è uno dei piloti-simbolo dell’automobilismo internazionale. Il suo nome è una vera e propria istituzione negli Stati Uniti e nel mondo, compresa la Formula 1. In questa categoria Andretti vinse 12 gare, laureandosi campione del mondo nel 1978. Prima ancora di questo traguardo, “Piedone” vinse il suo primo gran premio proprio con la Ferrari, riuscendoci in Sudafrica nel 1971 in occasione del debutto con la tuta rossa. Il rapporto vincente con la Ferrari si chiude però subito, e il GP di Kyalami di quell’anno resterà la sua unica vittoria a Maranello.
NIKI LAUDA
Prima ancora dell’arrivo dell’era Schumacher, uno dei piloti più vincenti al volante della Ferrari fu senza dubbio l’austriaco Niki Lauda. L’attuale presidente onorario della Mercedes, che spesso non riserva qualche frecciatina proprio alla sua ex scuderia, vinse 15 dei 25 successi in carriera al volante della Ferrari, squadra che lo ha reso noto al grande pubblico. Il suo primo successo risale al Gran Premio di Spagna 1974, aprendo così la sua leggenda a Maranello. Lauda, nonostante il gravissimo incidente a Nurburgring nel 1976, riuscì a laurearsi due volte campione del mondo con il “Cavallino rampante” grazie alla sua guida fredda e razionale, che concedeva poco allo spettacolo. Il suo rapporto conflittuale con Enzo Ferrari portò l’austriaco a cambiare casacca nel 1977, proseguendo la sua straordinaria carriera prima in Brabham e poi in McLaren.
GILLES VILLENEUVE
Quando nel 1977 Lauda lasciò la Ferrari a campionato ancora in corso, il “Drake” non ebbe dubbi: il sostituto doveva essere un giovane e semi-sconosciuto canadese di nome Gilles Villeneuve. Pilota di motoslitte nel Quebec con una scarsissima esperienza in F1, il suo arrivo in Ferrari fu inizialmente traumatico e carico di perplessità. Gli incidenti tanto spettacolari quanto pericolosi gli valsero il non felice soprannome di “Aviatore”. Ma proprio quando Ferrari lo minacciò di licenziarlo in caso di insuccesso alla vigilia del Gran Premio del Canada 1978, Villeneuve colse il primo dei suoi 6 successi in F1, tutti con la sua amatissima Ferrari. Il mito e la “febbre” Villeneuve, anche ad anni di distanza dalla sua morte avvenuta nel 1982, resta ancora oggi vivo nella memoria di chi si è appassionato e divertito vedendo le sue gare e le sue imprese mozzafiato. Le sue gare spettacolari e la sua guida sempre al limite, anche in condizioni precarie della monoposto, non hanno fatto altro che alimentare il mito di Gilles nel cuore degli sportivi italiani e di tutto il mondo.
PATRICK TAMBAY
Il 1982 fu uno degli anni più dolorosi dell’intera storia della Ferrari: in Belgio muore Gilles Villeneuve, mentre in Germania Didier Pironi subisce un gravissimo incidente, che lo costringe a smettere con la F1. Proprio in sostituzione del compianto canadese, la Ferrari chiama un pilota francese come Patrick Tambay. Fino a quel momento il curriculum del parigino in F1 non è proprio esaltante, tanto che sembra chiaro a tutti che la permanenza di Tambay in Ferrari sia solo una questione temporanea. E invece, proprio in Germania, e a poche ora dall’incidente quasi fatale di Pironi, il francese vince il suo primo gran premio in Formula 1, approfittando anche dell’incidente tra la Brabham di Piquet ed Eliseo Salazar (con i due piloti che furono anche protagonisti di una clamorosa scazzottata in diretta tv). I risultati accumulati nel 1982 gli valsero la conferma nel 1983, che Tambay ripagò con una seconda ed ultima vittoria ad Imola, ed anche qui con la Brabham di Patrese che finì fuori pista a pochi giri dalla firma regalando la vittoria al transalpino. In quella circostanza, Tambay dedicò la vittoria a Gilles Villeneuve.
JEAN ALESI
Amatissimo dagli sportivi e dal pubblico femminile italiano fu Jean Alesi. Di passaporto francese ma di origini siciliane, Alesi vinse un solo gran premio in tutta la sua carriera, caratterizzata troppo spesso da ritiri sfortunati che hanno ostacolato i suoi successi. L’appuntamento con la storia di Alesi avvenne a Montreal nel 1995, anno in cui il francese di Avignone trionfò alla grande risollevando il morale dei tifosi di Maranello, che per troppo tempo avevano assistito ad una Ferrari in totale crisi di risultati e vittorie. Anche se la strada di Alesi proseguì con altri team, il suo carisma lo ha reso uno dei piloti più apprezzati, stimati ed amati dal pubblico ferrarista.
EDDIE IRVINE
Nord-irlandese di nazionalità e storico compagno di squadra di Michael Schumacher prima dell’avvento di Barrichello, Eddie Irvine ha seriamente “rischiato” di vincere il titolo mondiale nel 1999, anno in cui si aggiudicò la prima gara della sua carriera proprio in occasione dell’appuntamento inaugurale in Australia. Favorito anche dall’infortunio dello stesso Schumacher, Irvine divenne improvvisamente l’uomo di punta della Ferrari in quel pazzo 1999, aggiudicandosi altri 3 GP e presentandosi all’appuntamento finale in Giappone con le carte in regola per vincere il titolo. Quella che sarebbe stata una storica quanto clamorosa impresa sportiva, non si avverò solo per una serie di eventi sfortunati avvenuti proprio in quel week-end, che consentirono invece a Mika Hakkinen di mettere le mani sul secondo mondiale consecutivo.
RUBENS BARRICHELLO
Insieme a Michael Schumacher dal 2000 al 2005, Rubens Barrichello ha formato la coppia di piloti più vincente mai vista in tutta la storia della F1. Il brasiliano, chiamato per sostituire Irvine proprio alla vigilia del 2000, vinse quell’anno il suo primo GP in carriera in Germania quasi da eroe, facendo tornare i colori del Brasile sul gradino più alto del podio sette anni dopo Ayrton Senna.
Partito dalle retrovie, Barrichello fu protagonista di una rimonta sensazionale che lo portò dal 17° al 1° posto a suon di sorpassi, nonostante le continue variazioni climatiche. Quello di Hockenheim fu un trionfo, condito da lacrime di gioia sul podio, che dimostrò tutta l’abilità del brasiliano. Un talento che emerse in poche altre occasioni, e che in cinque anni di convivenza con Schumacher portò al sudamericano di origini italiane 9 vittorie in Ferrari sulle 11 complessive ottenute in carriera.
FELIPE MASSA
Il 23° ed ultimo atto di queste storie ferrariste (almeno per il momento) è riservato a Felipe Massa. L’attuale pilota della Williams è stato anche l’ultimo pilota ad aver vinto il primo gran premio della carriera con la Ferrari, riuscendoci nel 2006 in Turchia. Il brasiliano ha legato i momenti più belli e più brutti della sua esperienza in F1 proprio con la casa di Maranello, ottenendo tutte le sue 11 vittorie con la rossa e sfiorando clamorosamente il titolo mondiale nel 2008, perdendo il campionato negli ultimi metri prima del traguardo, beffato dal famoso sorpasso di Hamilton su Glock.
ALTRE VITTORIE STORICHE
In questo breve ed ultimo capitolo si ricordano altri momenti speciali della storia ferrarista. I piloti in questione non hanno vinto il primo gran premio della loro carriera con la Ferrari, ma il loro nome è conservato in questi 70 anni di Ferrari per altre ragioni storiche.
Alain Prost è stato il pilota con la quale il team di Maranello arrivò a quota 100 vittorie in Formula 1 nel Gran Premio di Francia 1990.
Kimi Raikkonen, campione del mondo con la Ferrari nel 2007 ed attuale pilota della casa modenese, colse invece la 200° vittoria del team nel Gran Premio di Cina 2007.
Michael Schumacher, di gran lunga il pilota più vincente della storia della F1, ha ottenuto ben 72 vittorie con la scuderia di Maranello, stabilendo il record di maggior numero di vittorie ottenute con lo stesso team.