Ad Austin Lewis Hamilton domina la gara e ipoteca il quarto titolo iridato. Sebastian Vettel, secondo al traguardo, costringe il suo avversario a rimandare i festeggiamenti. Sul gradino più basso del podio l’altra Ferrari di Kimi Raikkonen, dopo la una penalità inflitta a Max Verstappen. Gian Carlo Minardi: “Verstappen vittima dei circuiti moderni e di un regolamento al quanto discutibile”.
Come prevedibile, il Gran Premio degli Stati Uniti ha sancito la vittoria del titolo costruttori da parte della Mercedes: mentre, solo la matematica tiene ancora aperto il mondiale piloti.
Lewis Hamilton ha dominato il week end a stelle e strisce, portando a 66 punti il distacco da Sebastian Vettel, secondo sotto la bandiera a scacchi. In Messico al pilota inglese basterà un quinto posto per chiudere i conti definitivamente.
Ad Austin la Mercedes è tornata ad essere la monoposto più competitiva del circus. Lo si è visto in qualifica, ma soprattutto in gara: con Hamilton che non ha certo faticato a superare Vettel dopo pochi giri, e a mantenere la prima posizione fino al traguardo. Più in difficoltà l’altro alfiere delle frecce d’argento, Valtteri Bottas, che sembra non riuscire a trovare il feeling con l’evoluzione della sua W08.
La Ferrari, dopo i problemi di affidabilità mostrati in Malesia e in Giappone, è corsa ai ripari, sacrificando parte dello sviluppo della monoposto, a scapito delle prestazioni, concedendo alla Mercedes un vantaggio importante per il finale di stagione.
Finale di gara con suspance per il gradino più basso del podio. Max Verstappen, autore di una grande rimonta dalla 16° posizione della griglia di partenza, è riuscito a transitare in terza posizione sotto la bandiera a scacchi, dopo un sorpasso a poche curve dalla fine su Kimi Raikkonen. Sul podio l’olandese però non ci è mai salito, per una penalità inflittagli dalla Commissione di Gara, che ha giudicato irregolare proprio il sorpasso sul pilota della Ferrari. In quell’occasione la Red Bull di Verstappen infatti è uscita con tutte e quattro le ruote fuori dalla pista.
La sanzione ha mandato su tutte le furie il giovane pilota della Red Bull, che senza mezzi termini ha definito “idioti” i membri della Commissione, e anche il padre Jos.
E ha spaccato in due gli appassionati. Chi ha condannato Verstappen, accusandolo nuovamente di una eccessiva irruenza giovanile, e di una scarsa attenzione ai regolamenti. E chi invece lo ha difeso, sostenendo che sia uno dei pochi piloti a concedere quello spettacolo che manca alla Formula 1.
Sulla questione è intervenuto anche Gian Carlo Minardi che dalle pagine del suo blog ha analizzato nel dettaglio la situazione. Secondo l’imprenditore faentino Verstappen “è stato vittima dei circuiti moderni, con ampie carreggiate e vie di fuga asfaltate. Nei tracciati storici questo non succede poiché si rischia di restare insabbiati”.
Minardi ha puntato il dito anche contro un regolamento che definisce “discutibile” soprattutto per quanto riguarda la composizione della Commissione giudicante, che cambia ad ogni gara: “Da troppo tempo sostengo che sia sbagliato avere ad ogni gran premio un gruppo di lavoro diverso poiché difficilmente si riesce ad avere lo stesso metro di giudizio nel valutare gli episodi. Si rischia di avere un giudizio soggettivo, anziché oggettivo. Come c’è un unico direttore di gara, nella figura di Charlie Whiting, sarebbe corretto che il suo gruppo di lavoro fosse sempre il medesimo dall’inizio alla fine del mondiale. Non mi sembra una cosa così impossibile e difficile da applicare”.
A norma di regolamento, la penalità di Verstappen è sacrosanta. La pista è delimitata dalle righe bianche. I piloti, come si sentono ripetere allo sfinimento in ogni briefing pre-gara, possono mettere due ruote oltre le righe, ma non tutte e quattro. E l’olandese della Red Bull è andato ben al di là della riga bianca, anche se per un tempo brevissimo, traendone un vantaggio: in questo modo infatti è riuscito a restare affiancato a Raikkonen, per scavalcarlo poi in uscita di curva grazie alla traiettoria più interna. E come ha fatto notare anche Hamilton, se al posto del cemento ci fosse stata l’erba, Max non avrebbe potuto compiere quella manovra.
Condivisibile il Minardi-pensiero per quanto riguarda la composizione della Commissione di Gara. Il fatto che ci siano Commissari diversi ad ogni Gran Premio infatti genera il rischio che uno stesso episodio sia sottoposto ad un giudizio soggettivo, che risenta della visione dei singoli componenti, e sia quindi valutato in maniera opposta in due gare diverse.
Perché come in tutti i casi in cui esiste una legge, esiste anche un interpretazione di chi la applica. E se è giusto che un regolamento non venga applicato in modo rigido e asettico, è altrettanto vero che l’interpretazione debba essere quanto più uniforme possibile.
Al di là di regolamenti e giudici, è necessario che i piloti siano liberi di esprimere in pista il proprio talento e il proprio agonismo, azzardando anche manovre al limite, senza sentirsi oppressi e minacciati da una “burocrazia” che rischia di imbrigliare una Formula 1 già in crisi di fantasia, e di pubblico