Matematicamente le sorti del Campionato mondiale piloti sono ancora tutte da definire, ma le condizioni che aleggiano attorno al duello tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton fanno sì che sia abbastanza improbabile assistere ad un finale a lieto fine per il tedesco della Ferrari.
Circostanze catastrofiche per il ferrarista, soprattutto considerando che in Italia, in occasione del Gran Premio di Monza, Vettel aveva messo piede con la leadership del Campionato e i pronostici a favore.
Diversi episodi però hanno ribaltato totalmente la situazione portando Vettel dal +14 ottenuto a seguito della doppietta Ferrari in Ungheria al -59 del post Suzuka. La chiave dei successi Mercedes sta tutta negli ultimi cinque GP, dove la Casa di Stoccarda è sempre riuscita a guadagnare punti sui rivali, e dove Lewis Hamilton, dopo aver conquistato la leadership della classifica a Monza, ha ogni volta incrementato il suo vantaggio su Sebastian Vettel, inesorabilmente, senza mai commettere errori.
Andiamo a ripercorrere gli ultimi cinque cruciali Gran Premi per capire cosa sia andato storto nel team di Maranello.
BELGIO: DIMOSTRAZIONE DI FORZA
I pronostici in vista di Spa vedevano le Frecce d’Argento nettamente in vantaggio rispetto alle Rosse. Il verdetto della pista ha però smentito le considerazioni fatte in precedenza sulla carta. Sul tracciato belga infatti, Sebastian Vettel ha dimostrato di potersela giocare alla pari con Hamilton grazie a una SF70-H in formissima. Ciò non è bastato al tedesco per regalargli la vittoria, ma ha consentito alla Scuderia di ottenere un prezioso secondo posto alle spalle del britannico della Mercedes. C’è un po’ di rimpianto perché se Vettel avesse conquistato la Pole avrebbe potuto ottenere la vittoria.
ITALIA: IMPOTENZA ROSSA
Con pronostici ancora più grigi rispetto a quelli del Belgio, la Ferrari è arrivata a Monza e ha fatto ciò che poteva; un terzo posto per Vettel e un quinto per Raikkonen. Le critiche giunte a Maranello dopo tale risultato non hanno reso giustizia alla prova sostenuta dalla Rossa a causa delle forti pressioni scaturite dalle grandi ambizioni del GP di casa. In Italia la Ferrari è riuscita a limitare i danni egregiamente sul tracciato che forse più di tutti avrebbe dovuto mettere in crisi la SF70-H, tuttavia gli uomini del Cavallino sono stati sommersi da critiche e giudizi negativi, anche dall’interno della scuderia stessa. Sergio Marchionne infatti si definì “imbarazzato” dal gap mostrato nei confronti dei Tedeschi, non considerando però che il mondiale si sarebbe deciso nei seguenti appuntamenti e che Monza sarebbe stata sicuramente soltanto un’eccezione sul piano delle prestazioni viste in pista. Non alimentare la pressione sugli uomini in rosso, col senno di poi, forse sarebbe stata la scelta migliore.
SINGAPORE: IL GRANDE RIMPIANTO
Pole position, Mercedes relegate in terza fila e non in condizioni di poter impensierire in gara. La situazione a poche ore dallo start del GP di Singapore non poteva essere migliore per Vettel e la Ferrari, che vedevano in Marina Bay il trampolino perfetto per rilanciarsi nella lotta al titolo. Tuttavia è bastato poco tempo per ribaltare ancora una volta le dolci speranze della Rossa. L’arrivo della pioggia prima e il famigerato incidente poi, hanno letteralmente distrutto la gara delle due Ferrari, lanciando la Mercedes di Hamilton indisturbata verso un’agevole vittoria. Tra le cause principali dell’incidente, e della conseguente disfatta Ferrari, c’è stato sicuramente l’imperativo “vincere” stampato sui volti di ogni uomo in rosso, Sebastian compreso. Un’ulteriore dimostrazione di quanto la Ferrari vada in crisi quando è costretta a vincere.
MALESIA: L’ULTIMA SPERANZA
Dopo la catastrofe di Singapore la Ferrari ancora una volta si è vista in dovere di vincere, e nelle sessioni di prove libere a Sepang ha dato a tutti gli avversari l’impressione di essere decisa più che mai a ribaltare il trend negativo che iniziava a caratterizzare la propria stagione. Qui, invece, sono incominciati i problemi di affidabilità; con Vettel prima e Raikkonen dopo. Il tedesco, costretto a partire dal fondo dopo l’impossibilità di praticare le qualifiche del sabato, è stato autore di una bellissima rimonta che però non è bastata a fargli guadagnare punti sul rivale, mentre il finlandese è stato costretto al ritiro addirittura prima dello spegnimento dei semafori. Menzione a parte per l’incidente a fine gara tra Stroll e Vettel.
GIAPPONE: IL COLPO DI GRAZIA
A Suzuka l’ennesimo rimpianto. Il mal funzionamento di una candela sul propulsore Ferrari della monoposto di Sebastian Vettel ha spento le speranze per la Rossa. Il tedesco, dopo un ottimo start al via nonostante l’evidente calo di potenza, ancora una volta avrebbe potuto fare bene, probabilmente avrebbe potuto vincere, ma per l’ennesima volta alla fine non è stato così. Kimi Raikkonen invece è stato protagonista di un weekend incolore a causa dello sciocco incidente nelle FP3 che gli ha di fatto compromesso la gara.
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Pino Allievi nel corso di questa stagione disse: “la Ferrari è forte ma ha paura di vincere”; e forse con le sue dichiarazioni non è andato troppo lontano dalla realtà. C’è infatti una netta differenza tra l’avere paura e il lasciare che la paura ti abbia in pugno e l’impressione è che a Maranello l’incredibile pressione scaturita dalle altissime aspettative che colorano il rosso del marchio Ferrari abbia messo in moto un pericolosissimo circolo vizioso che allontana le speranze di vittoria ogniqualvolta si avvicinano.
Scritto da: Rovida Mirko