Dopo aver giocato il primo “match point” negli Stati Uniti, la corsa al titolo mondiale di Lewis Hamilton potrebbe chiudersi definitivamente in Messico, dove la Formula 1 farà tappa già in questo fine settimana.
Sul circuito di Città del Messico intitolato alla memoria dei fratelli Pedro e Ricardo Rodriguez, la Formula 1 ha scritto alcune delle pagine più belle della sua storia. Sebbene quello di domenica sarà la 18° edizione del gran premio centro-americano, in terra messicana sono comunque successi tanti fatti e curiosità, alcuni dei quali sono stati determinanti per l’assegnazione del titolo mondiale piloti.
Rivivendo questi ed altri momenti storici, ripercorriamo insieme le edizioni più importanti del gran premio messicano, aspettando l’eventuale incoronazione di Lewis Hamilton dopo aver già assistito alla vittoria iridata della Mercedes negli USA.
LE CONSACRAZIONI MONDIALI
1964: il motociclista Surtees diventa campione in Formula 1
La prima edizione del Gran Premio del Messico si disputò nel 1963, ma il primo vero e grande appuntamento si presentò al grande pubblico solo l’anno successivo. Nel 1964 infatti, la tappa messicana è anche l’ultima prevista nel calendario di quel campionato. Ci sono ben tre personaggi a contendersi il titolo mondiale piloti e costruttori: Graham Hill su BRM, Jim Clark su Lotus e John Surtees su Ferrari.
Alla partenza Surtees si dimostra il meno lucido, mentre Clark vola in testa alla gara davanti ad Hill. Il vero protagonista di quel gran premio sarà però un altro ferrarista: Lorenzo Bandini. Il milanese, verso metà gara, è protagonista di un contatto con Graham Hill. A rimetterci è l’inglese padre di Damon, che scivola nelle retrovie. A quel punto, godendo già di un certo vantaggio, Clark ha la strada spianata per poter vincere il titolo, ma proprio al terz’ultimo giro, il motore della sua Lotus lo tradisce, facendogli perdere posizioni.
A quel punto Hill, che nel frattempo si trova in 11° posizione, è campione del mondo. Ma non è finita: Bandini è 2°, mentre Surtees, autore di una grande rimonta, è 3°. L’italiano della Ferrari cede la sua posizione al compagno di squadra, consentendogli, con il 2° posto, di diventare campione del mondo.
Grazie a questo atto di altruismo di Bandini, John Surtees si laurea campione del mondo 1964. L’inglese rappresenta il primo ed ancora oggi unico caso della storia del motorsport: è stato infatti l’unico pilota a diventare campione del mondo sia nel MotoMondiale che in Formula 1.
Inoltre, con il doppio podio dei suoi piloti, anche la Ferrari si laurea campione del mondo costruttori, replicando il titolo vinto per la prima volta tre anni prima.
1967: Hulme batte il suo datore di lavoro
Nel 1967 il team Brabham partecipa al campionato di Formula 1 con due piloti: il suo fondatore, e quindi il padrone del team, Jack Brabham, ed il neozelandese Denny Hulme. Apparentemente, visto anche l’enorme potenziale espresso dalla monoposto australiana, nessuno si immaginerebbe un vincitore diverso da Jack Brabham.
E invece, in quel pazzo 1967, chi riesce ad imporsi è proprio Hulme. Il neozelandese, per nulla disposto a fare il secondo pilota, riesce prima a portarsi in testa alla classifica proprio davanti a Brabham, e poi non obbedisce agli ordini di scuderia per favorire la vittoria mondiale del suo compagno-padrone di team. Si giunge così in Messico, per l’ultimo gran premio della stagione. A vincere la corsa è Jim Clark, mentre Brabham finisce secondo davanti al suo compagno di squadra. La matematica però non mente, e presenta il suo conto amaro: Brabham si classifica 2° nel mondiale, mentre Hulme è campione del mondo 1967.
Il risultato manda su tutte le furie Jack Brabham, che decide di appiedare il suo compagno di squadra nel 1968.
Dal canto suo, Hulme diventa per la prima ed unica volta campione del mondo di Formula 1, portando i colori della Nuova Zelanda sul tetto della Formula 1 per la prima ed unica volta nella storia di questo sport.
Pilota veloce e di grande esperienza, Hulme proseguirà la sua attività di pilota in diverse categorie fino al 1992. Proprio in quell’anno però, durante 1000 km di Bathurst, il neozelandese venne tragicamente stroncato da un infarto durante la gara. Divenne così il primo pilota a morire di cause naturali durante una competizione.
1968: Hill si riprende il mondiale
Il 1968 segna l’ultimo esempio in cui il Gran Premio del Messico fu decisivo per l’assegnazione del titolo mondiale. In quell’anno infatti, dopo aver perso nel 1964, fu Graham Hill a vincere la corsa e laurearsi campione del mondo per la seconda ed ultima volta nella sua carriera. Inoltre, grazie a quel risultato, regalò anche il titolo costruttori al suo team per la terza volta nella sua storia: la Lotus, nel giorno in cui Jo Siffert e Jack Oliver conquistarono, rispettivamente, la prima pole ed il primo podio delle loro carriere.
Pilota di grande esperienza ed attivo per molto tempo in Formula 1 in un periodo in cui era difficilissimo durare così a lungo (ben 18 stagioni e 176 gran premi), l’inglese dai modi gentili e raffinati è stato l’unico pilota al mondo ad aver vinto la Triple Crown nella sua carriera (campionato di Formula 1, 24 Ore di Le Mans e 500 Miglia di Indianapolis). Divenuto anche costruttore, fondando la Embassy Hill, morì tragicamente nel 1975 in seguito ad un incidente aereo.
Prima della vittoria di Nico Rosberg nel 2016, per vent’anni Graham e Damon Hill furono l’unico esempio di padre e figlio entrambi campioni del mondo in F1.
ALTRE CURIOSITA’ MESSICANE
Nel caso in cui Hamilton dovesse laurearsi campione del mondo domenica, il Messico potrà abbracciare nuovamente in casa propria il nuovo campione di Formula 1. Se così non dovesse accadere, il circuito della capitale può comunque vantare altre piccole curiosità che lo rendono un tracciato storico e sempre particolare nel calendario mondiale.
1970: In questa edizione si registra la prima pole position in carriera di Clay Regazzoni. Il giorno dopo le qualifiche, Jack Brabham correrà qui la sua ultima gara in Formula 1.
1986: L’austriaco Gerhard Berger conquista la sua prima vittoria in Formula 1, regalando il medesimo risultato anche al proprio team destinato a scrivere la storia: la Benetton.
1989: Al volante della Tyrrell, Michele Alboreto conquista il 23° ed ultimo podio della sua carriera. Nello stesso giorno, la Lotus taglia il traguardo delle 400 presenze in Formula 1.
1990: Ayrton Senna festeggia il suo 100° gran premio in Formula 1, ma in gara sarà costretto al ritiro. Vince così Alain Prost davanti al compagno di squadra Nigel Mansell (autore di un sorpasso strepitoso ai danni di Berger alla vecchia e velocissima curva “Peraltada”), regalando una doppietta alla Ferrari che mancava dal Gran Premio d’Italia 1988.
1991: Bisognerà attendere fino a quell’anno per poter assistere alla vittoria di un pilota italiano in Messico. Vince infatti Riccardo Patrese su Williams, mentre i motori Porsche disputano il loro ultimo GP in Formula 1.
1992: L’ultimo Gran Premio del Messico degno di curiosità è quello del 1992. Venticinque anni fa, Michael Schumacher conquistava il primo podio della sua carriera grazie al 3° posto. Fu anche l’ultima edizione della tappa messicana fino al 2015. Prima di questo rientro ci furono svariati tentativi di poter far rientrare il Messico nel calendario di Formula 1, ma i diversi problemi di natura economica e di hospitality rinviarono l’appuntamento fino al 2015. Da quell’anno ad oggi, con una vittoria a testa per Rosberg ed Hamilton, la Mercedes ha sempre vinto.