Giacomo Riva, giunto terzo lo scorso weekend sullo storico circuito, ci racconta questa spettacolare serie e la sua prima stagione
“Giacomo è entusiasta, è la gara di casa. E’ un po’ come se fosse a Gardaland, si diverte molto”. Così Marco Zappa, uomo di motori, già ingegnere in F1 e manager del pilota ventenne, commenta il weekend brianzolo di questo ragazzo sveglio, dalla guida pulita e appassionato di motori anche grazie ad un papà, presente insieme al figlio a Monza, che gli ha trasmesso quest’interesse oltre ad un sorriso aperto e ad una simpatia immediata. Se gli chiedi di Tazio Nuvolari, Ignazio Giunti (pilota Ferrari nei Settanta), o di altri protagonisti a quattro ruote del passato Giacomo risponde preparato. A testimonianza di una passione che va oltre il talento al volante, così come la voglia di migliorare ed ampliare le proprie conoscenze grazie al corso in Automotive Engineering dell’ISSAM (Istituto speciale della scienza dell’automobile Modena) che frequenterà nei prossimi mesi. “Si mi piace andare forte, guidare, ma voglio anche capire bene su cosa mi siedo” – per la verità l’espressione è più colorita e la potete immaginare – sono piloti, bellezza.
Quello di Monza è stata l’ultimo round di una stagione combattuta che ha visto Lorenzo Marcucci vincere il campionato tra i piloti “B” e Claudio Giudice tra quelli “A”. La gara 2 di una domenica mattina bagnata e nebbiosa ha visto Giacomo Riva arrivare terzo dopo i sorpassi finali su Leonardo Solla e Roberto Benedetti.
Raccontaci del podio di Monza, come è stata la tua gara?
E’ stata una gara fantastica! Ero un po’ preoccupato nonostante per le qualifiche del venerdì la macchina fosse perfetta, e di questo ringrazio il mio Team Cram Motorsport. Purtroppo ho trovato un insolito traffico e non sono riuscito a mettere insieme un giro buono qualificandomi così quinto, ma con un ‘ideal time’ (quello che si ottiene mettendo insieme i migliori intertempi di tutta la sessione) che mi avrebbe permesso di ottenere la pole position. Quando ho visto il meteo di domenica mattina ero dispiaciuto. La sicurezza del venerdì è svanita visto che non avevo mai corso sull’acqua con questa vettura, neanche nei test. Alla partenza ho cercato di essere il più cauteloso possibile e credo di aver perso un paio di posizioni. Dopo qualche giro ho cominciato a prendere il ritmo e ho rimontato dalla sesta posizione fino alla terza. Gran bella soddisfazione per essere la prima volta in auto sul bagnato e con una pista non facile da interpretare in queste condizioni. Quando poi sono salito sul podio stentavo a crederci, io che per 22 dei miei 21 anni sono sempre stato lì col naso attaccato alle reti a vedere ore ed ore di gara e piloti su piloti andare sul podio… Beh nel mio piccolo per una volta uno di quei piloti ero io! E quel podio non è come gli altri, ti guardi intorno e lì in fondo vedi la Sopraelevata lanciarsi in mezzo agli alberi del parco. Ti si chiude un po’ lo stomaco perché realizzi dove ti trovi e chi ha messo le ruote lì. Nuvolari, Varzi, Campari, Farina, Ascari, Moss, Hawthorn, Graham Hill, Giunti, Ickx, Stewart, Villeneuve e altri mille. E’ stato un piccolo sogno realizzato e mi mancano davvero le parole per descriverlo.
Quest’anno hai vinto a Misano. Dopo gli anni sui kart questa è stata la tua stagione di debutto con la Mitjet Series. Sembra un buon inizio, com’è andato il tuo campionato?
Gli anni in kart insieme al team Miliziano agli inizi e al team ARK poi, mi sono tornati molto utili quest’anno, soprattutto gli ultimi tre nella categoria KZ. Diciamo che sai già cosa vuol dire stare col coltello tra i denti ogni metro di gara. Nonostante tutto non mi aspettavo di chiudere il primo anno di corse in auto con un bel quinto posto in campionato (che deve essere ancora ufficialmente confermato, ndr). Era un po’ tutto nuovo ad inizio stagione, ma siamo stati nei top 5 praticamente da subito e la vittoria già al secondo round di Misano è stata una bella iniezione di fiducia. Ho commesso errori di inesperienza inevitabili, ma ho cercato di imparare il più in fretta possibile per farne sempre meno. Un po’ di sfortuna non è mancata, come i contatti nei quali sono stato coinvolto e che mi hanno costretto al ritiro al Mugello e a Vallelunga, o alla dubbia penalizzazione del round di giugno a Monza che mi ha fatto perdere 10 punti in campionato (ma si sa che piloti e direzione gara non vanno mai a braccetto). Comunque sia ho ottenuto una vittoria, un podio e un bel numero di piazzamenti fra i top 5, ne sono più che contento ed è stata un’ottima nave scuola per i miei primi passi in auto, come mi ha suggerito il mio manager Marco Zappa che, dopo esserci incontrati al GP di F1 proprio a Monza (mentre lui lavorava come ingegnere Pirelli), da quel momento segue ogni passo della mia carriera dandomi preziosi consigli. Ora sta già lavorando al mio futuro, mi fido di lui.
Che differenze di guida ci sono tra kart e questa categoria a ruote coperte?
Queste auto sono a trazione posteriore e senza differenziale quindi sono più o meno in linea col comportamento di un kart. Tuttavia è comunque tutto molto diverso. Non freni in 10 metri ma in 100, cambiano le distanze e la velocità. Fisicamente un kart KZ (a marce) è molto più impegnativo da guidare (ma tanto tanto!) anche se in macchina devi cominciare a fare i conti col caldo infernale che non ti abbandona mai. Nel kart è tutto più frenetico, veloce e nervoso, questo non vuol dire che in macchina hai 10 minuti per pensare alla prossima mossa, anche qui hai una frazione di secondo per decidere cosa fare. Per rendere l’idea posso dire che, ad esempio in una staccata, nel kart devi prendere 20 decisioni diverse in 10 metri, in macchina ne prendi una e vedi di prenderla giusta perché te la porti dietro per i successivi 150 metri, giusta o sbagliata che sia. Per quanto riguarda il rischio, ci sono piste dove già con le Mitjet si viaggia a 220 km/h e il muro non è troppo lontano. Tuttavia devo dire che questo aspetto in kart è sottovalutato e non è giusto perché forse correvo più rischi che in macchina. Un KZ arriva a 140 Km/h e gli spazi di fuga e sulle piste sono quasi sempre ridotti al minimo, senza contare che nel caso di ribaltamento la prima cosa che tocca terra è il tuo casco.
La Mitjet è un tramite con le categorie maggiori. Quali obiettivi hai per la prossima stagione?
Devo dare una risposta molto breve. Dipende dal budget che metterò insieme nei prossimi mesi. È il lato un po’ triste di questo sport, gira tutto intorno ai soldi e posso assicurare che si tratta sempre di cifre da capogiro. Personalmente mi piacerebbe continuare la mia strada nel mondo delle ruote coperte, dato il mio sogno di correre in GT nel mondo Endurance, e sarebbe molto bello avere l’occasione di fare una stagione in un campionato molto importante. A breve sarò ancora in macchina per un test in vista della prossima stagione. Per scaramanzia non posso dirvi di più, ma seguitemi sui miei social (Instagram: Giacomo Riva) e potrete vivere ogni istante della mia carriera.
Cosa pensa un giovane pilota della F1 attuale. Rimane sempre il sogno di una vita?
Il mio sogno ricorrente è ed è sempre stato correre la 24 ore di Le Mans. Sin da bambino assieme a mio papà ho guardato tante gare in tante categorie diverse, ma quelle che mi hanno sempre colpito di più sono quelle Endurance (WEC, IMSA, Blancpain). Da pilota (in questo caso spettatore) penso che correre in GT a certi livelli sia anche più tosto che correre in F1 per certi aspetti. Mi immagino sempre di arrivare alla piega veloce del tracciato di Le Mans che porta alla curva Indianapolis, stai duellando con un’altra GT, magari hai la luce del tramonto negli occhi, la pista è umida e vedi negli specchietti un LMP che ti abbaglia con i fari per doppiarti. Non penso sia una situazione facile da gestire! Ovviamente seguo molto anche la F1, capo ultras della curva Kimi Räikkönen. Il livello dei piloti è pazzesco anche se non ho mai condiviso alcuni regolamenti del campionato. La F1 dovrebbe essere il massimo della sperimentazione, negli anni ‘70 la Ferrari si presentava con un motore V12, la Lotus con il V8 Cosworth e la Tyrrel con 6 ruote. Adesso si è un po’ appiattito tutto ed io vorrei anche tornare a sentire una F1 che mi sfonda i timpani e non il ‘Toyota Prius Cup’. Per non parlare della questione ‘halo’, che dicono di sviluppare in nome della sicurezza quando poi tengono gli stessi regolamenti per il parc fermè. Detto questo…forza Ferrari! Io non smetto mai di lottare e crederci!
Corri già con una vettura dalla livrea rossa. A proposito, vista la tua passione, fai un pronostico 2018 per la Ferrari?
Kimi Räikkönen vince il mondiale con 7 gare di anticipo.
Parole e pensieri di un giovane pilota che, proprio come in un parco divertimenti, non scenderebbe mai dalla giostra. Se non per salire su un podio.